[24/06/2008] Aria

Stati Uniti, in ogni caso cambia il clima

ROMA. Barack Obama contro John McCain. La lunga fase delle primarie è ormai finita e la corsa alle presidenziali degli Stati Uniti d’America entra nel vivo: la lotta tra il candidato democratico e il candidato repubblicano. Sebbene i sondaggi diano il primo in ascesa e nettamente favorito, l’esito della battaglia elettorale non è affatto scontato. Su tre punti, tuttavia, c’è una relativa certezza.

1. Il riconoscimento della centralità ecologica. Entrambi i candidati pongono la questione ambientale – in particolare la questione energetica e la questione climatica – in cima alla loro agenda politica o, quanto meno, al menu che offrono agli elettori. Barack Obama sostiene che quella ambientale è una questione che ha una priorità assoluta e assicura e che in caso di vittoria sarà Al Gore, diventato una sorta di icona dell’ambientalismo non solo negli Usa, a gestirla per conto della sua amministrazione. In maniera speculare, John McCain sostiene che la questione climatica sarà nell’elenco delle prime tre per importanza che affronterà la sua amministrazione.

2. Il radicale cambiamento di linea. Entrambi i candidati criticano la politica del presidente uscente George W. Bush sul problema clima e annunciano di volerla cambiare in profondità, se non ribaltarla. In altri termini è certo che chiunque vincerà, dopo le elezioni presidenziali di novembre, gli Stati Uniti avranno una nuova politica per la lotta ai cambiamenti climatici. E questa politica sarà, in ogni caso, più vicina a quella del resto del mondo. Anzi, c’è la concreta possibilità che gli Usa cessino di essere il vagone piombato e diventino uno dei locomotori del treno planetario in corsa contro l’inasprimento dell’effetto serra causato dall’uomo.

3. Un nuovo programma energetico. È sul terzo punto – il nuovo programma energetico che dovrà consentire sia di contrastare i cambiamenti del clima sia di superare la crisi del petrolio – che i due candidati alla Presidenza si dividono.

Barack Obama è il più innovativo. Ha definito gli (ambiziosi) obiettivi: taglio dell’80% delle emissioni Usa di anidride carbonica entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990. E definito i modi principali per raggiungerli: attraverso un cambiamento del paradigma energetico che dovrà essere fondato sulle energie rinnovabili, per il cui sviluppo gli Stati Uniti investiranno 150 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni. Se Obama vince e tiene fede anche solo a questi due punti programmatici, l’intera politica planetaria sul clima e sull’energia subirà un salutare scossone.

John McCain propone un obiettivo climatico un po’ meno ambizioso del rivale: la riduzione delle emissioni di gas serra nei servizi, nei trasporti e nelle imprese del 60% entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990. Tuttavia l’obiettivo è comunque tale da richiedere una profonda revisione della politica energetica americana. Anche se sia McCain sia Obama prendono in esame il cosiddetto “carbone pulito”, è sui contenuti di questo radicale cambiamento politico che si registrano le maggiori differenze tra i due candidati alla presidenza. McCain, infatti, pensa di affrontare il problema soprattutto attraverso il rilancio massiccio del nucleare di terza generazione, senza attendere il quarto.

Riassumendo. A partire dal prossimo anno gli Stati Uniti modificheranno come un guanto la loro politica sul clima, anche attraverso l’adozione di un nuovo paradigma energetico. Se, in particolare, il presidente sarà Barack Obama, avremo un rilancio del solare, dell’eolico, delle altre fonti rinnovabili e del risparmio energetico. Se vincerà McCain, avremo un rilancio del nucleare. In entrambi i casi vi saranno importanti ripercussioni sulle politiche del clima e dell’energia nel mondo intero e, anche, nel nostro paese.

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