[26/06/2008] Aria

Montanari a Livorno per il convegno "Qualità dell’aria e dintorni"

LIVORNO. Il direttore del laboratorio Nanodiagnostics di Modena, Stefano Montanari (Nella foto), parteciperà domani al convegno promosso dalla Provincia di Livorno sul tema Qualità dell’aria e dintorni (dalle ore 9,30 al Centro culturale diocesano in via delle Galere. Ufficialmente invitato a parlare dell’impatto sulla salute delle micro e nanopolveri, avrà probabilmente modo di rispondere anche ad alcune domande sull’esito della sperimentazione che la Provincia sta portando avanti da qualche mese, dopo aver installato su un vecchio furgone un apposito filtro brevettato da Vincenzo Benincasa (anche lui presente al work shop) che sarebbe in grado di catturare le famigerate nanopolveri.

Professor Montanari, la scienza sta progredendo e se fino a un paio di anni fa non era neppure possibile misurare le nano polveri (cosa che poi è avvenuta all’inceneritore di Bolzano), adesso si riesce anche a catturarle. Che ne pensa?
«Faccio una premessa. Questi signori, devo dire gentili e preparati, sono venuti da me con un barattolo contenente materiale che giusto per dare un’idea ricordava da vicino il caffè solubile. La successiva analisi ha effettivamente dimostrato che all’interno di particelle carboniose piuttosto grossolane, tipiche dei motori a scoppio, vi si trovavano anche molte nanopolveri».

Quindi il prototipo funziona?
«Sicuramente quelle nanopolveri che erano nel barattolo non sono state disperse in atmosfera. Ma quello che neppure i tecnici che hanno brevettato il filtro sono stati in grado di dirmi è quale frazione rappresentano quei campioni raccolti rispetto al totale delle nanopolveri prodotte dal camion. Questa notizia è fondamentale per capire se un tale sistema funziona o meno: è necessario un approfondimento per capire quanta parte di nano polveri vengono trattenute e quindi stabilire la convenienza di commercializzare una tale apparecchio».

Ammesso che questo filtro funzioni e sia conveniente anche dal punto di vista economico, una volta raccolte cosa ne facciamo di queste particelle carboniose contenenti anche micro polveri?
«Bella domanda. E’ evidente che per approvare scientificamente un tale filtro è necessario rispondere anche a questo problema, perché se la destinazione dovesse poi essere un inceneritore allora tutto sarebbe inutile, viceversa se fosse possibile compattare in qualche modo il materiale, creando una sorta di mattoncini, allora il discorso sarebbe diverso (anche se poi ci sarebbe comunque da tenere conto del dove e come metterle ndr)».

Di cosa tratterà nel suo intervento?
«Parlerò di come è nata la nostra ricerca, di come si formano le polveri e qual è l’impatto di queste particelle di grandezza inferiore a un micron sulla nostra salute, perché più sono piccole e più sono pericolose. Tempo permettendo, visto che avrò solo 45 minuti a disposizione, vorrei poi soffermarmi su due questioni particolari, sui Fap delle auto diesel e sugli inceneritori».

Anche se in realtà in una provincia come quelle di Livorno, con due centrali Enel, una raffineria un’acciaieria e altre grosse industrie chimiche, l’impatto rappresentato dall’unico inceneritore presente sarà piuttosto limitato.
«Lo temo anch’io. Fra l’altro le nanoparticelle che si formano dalla lavorazione dei metalli, sono ancora più pericolose delle altre, perché giusto per rendere l’idea sono fatte come le palle di vetro degli alberi di Natale: sono piuttosto grosse ma il loro interno è cavo e basta pochissimo per rompere l’involucro e disperderle in frammenti piccolissimi. Quindi anche se apparentemente le nano polveri prodotte da un’acciaieria o in generale da fabbriche che lavorano i metalli, saranno numericamente meno, ma una volta in atmosfera si frammentano penetrando più facilmente negli organismi».

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