[26/06/2008] Consumo

Maggioranza e opposizione si compattano...sulla dieta mediterranea

LIVORNO. Qualche elemento comune con qualche possibilità, quindi, di collaborare tra di loro l’hanno trovato stamani maggioranza e opposizione votando all´unanimità, in Senato, la mozione per il riconoscimento della dieta mediterranea come “patrimonio culturale immateriale dell´umanità” e quindi per avviare le necessarie procedure di ratifica ed esecuzione previste per questo riconoscimento dell’Unesco.

La mozione è stata presentata dall’ex-ministro delle Politiche agricole, Paolo De Castro (Pd, nella foto), secondo cui «l´alimentazione rappresenta sempre più un terreno di incontro, di dialogo, di scambio e di sviluppo decisivo per l´importanza culturale ed economica che riveste in ogni singola Regione del mondo». Ed è proprio qui che «si inserisce la dieta mediterranea, quale parte integrante dell´identità storica e culturale del Mediterraneo e quale opportunità di crescita economica per i Paesi dell´area». Ma non solo per il valore simbolico e culturale la dieta mediterranea è da tenere in grande rispetto, anche per il fatto che, ha dichiarato De Castro «la tradizione e l´innovazione sono due elementi che coesistono efficacemente nella dieta mediterranea e che saranno un prezioso alleato anche in previsione della prossima zona euromediterranea di libero scambio del 2010».

«La difesa delle produzioni mediterranee è, dunque - ha detto De Castro - un elemento strategico e prioritario per la politica agroalimentare del nostro Paese». In effetti se si considera che le principali produzioni agricole che caratterizzano la dieta mediterranea rappresentano circa il 40% del valore della produzione agricola europea, ovvero un importo vicino a 120 miliardi di euro, si capisce anche perché è prezioso tutelarle. Concordano su questo anche i rappresentanti della maggioranza di governo.

«L´iniziativa di candidare la dieta mediterranea all´iscrizione nella lista Unesco dei beni patrimonio culturale ed immateriale dell´umanità» è definita «una portata senza precedenti» dal senatore Nino Randazzo, segretario della Commissione agricoltura. Trovandovi anche motivazioni da spendersi nel suo ruolo di rappresentante degli italiani all´estero: «è doveroso ricordare - ha detto Randazzo - che i primi più importanti e numerosi portatori e promotori della dieta mediterranea nel mondo sono stati e continuano ad essere, in numero crescente, gli emigranti italiani». Ed anche lui d’accordo sulle notevoli ricadute economiche: «questo inscindibile binomio dieta mediterranea-emigrazione italiana - ha sottolineato Randazzo - oltre ad un innegabile costante aggancio sentimentale e culturale degli espatriati alla loro terra d´origine, oltre alla maggiore valorizzazione di tradizioni italiane dell´alimentazione che resistono all´usura del tempo, oltre alle opportunità di elevazione materiale e sociale offerte alle decine di migliaia di nostri operatori nel settore della ristorazione su tutto il pianeta, oltre ai comprovati benefici di questa millenaria, tipica alimentazione mediterranea per la salute umana, specie nella prevenzione di affezioni cardiovascolari, genera anche una ricaduta economica non indifferente sul Paese».

Il senatore Raffaele Calabrò ha voluto sottolineare, inoltre, il ruolo educativo che la dieta mediterranea può avere: «la dieta mediterranea - ha detto il senatore del Popolo della Libertà - è tra gli strumenti educativi principali per un approccio che coinvolgendo tutta la famiglia, può costituire uno stile alimentare di un´intera società con importanti benefici anche sul piano sanitario». Insomma, verrebbe da dire che, di fronte ad un piatto di spaghetti, si ricompatta anche la politica.

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