[27/06/2008] Comunicati

La fiaba ecologica di Nemo finita nell´acquario del consumismo

LIVORNO. Qualche tempo fa riportavamo su greenreport le nostre impressioni sul libro "The Idea of Nature in Disney Animation" scritto da David Whitley, nel quale si legge che i cartoni animati di Walt Disney come Bambi, il Libro della jungla e Pocahontas, avrebbero svolto un ruolo importante nell´educazione ambientale dell´opinione pubblica, aprendo addirittura la strada al ´68.

La tesi di Whitley, che definivamo preoccupante, è che i personaggi animati di Biancaneve e del pesce pagliaccio Nemo abbiano costruito invece «la consapevolezza critica del contesto delle problematiche ambientali». Ma proprio il secondo tempo del film alla ricerca di Nemo, uscito dalla finzione ed approdato alla realtà, ha un finale non proprio disneyano. Il padre del pesce pagliaccio Marlin invece di liberare little Nemo dall´acquario del dentista australiano ci sarebbe invece finito dentro anche lui, e questo proprio per colpa della notorietà ricevuta dal cartoon che, invece di stimolare la protezione di pesci pagliaccio in natura, li ha trasformati in "giocattoli" per i futuri ecologisti disneyani di Whitley, che hanno trasformato la lacrimevole storia di libertà ed amore paterno in una moltiplicazioni di piccole galere liquide.

A svelarci l´arcano di questo nuovo consumismo amorevolmente "animalista", che divora la biodiversità riproducendo quadri viventi che ci rammentano sogni di libertà, è oggi su Repubblica Billy Sinclair, docente alla University of Cumbria, che studia proprio i pesci pagliaccio delle barriere coralline australiane e che, dall´uscita dei Finding Nemo nel 2003, ha rilevato in alcune aree un calo di pesci pagliaccio del 75%. Secondo il ricercatore ormai Little Nemo per essere salvato dall´estinzione dovrebbe essere classificato nella lista rossa degli animali a rischio e non essere più pescato dai rifornitori di pesci esotici.

Il gadget disneyano che invase i giochi dei nostri estasiati bambini 5 anni fa si è trasformato in un coloratissimo giocattolo vivente, e chissà quanti dentisti di Sidney hanno davvero oggi tanti piccoli pesci pagliaccio ormai orfani di padre. L´amore disneyano per la natura "carina" e "simpatica" si è trasformato in amorevoli cure che precludono la libertà che era al centro del cartoon ed erodono biodiversità e bellezza che è prima di tutto equilibrio, ben incarnato in un pesce inoffensivo ed indifeso che vive immune in simbiosi con le anemoni urticanti.

Un equilibrio di cui non c´è quasi traccia nella fiaba consolatoria di Nemo, dove i predatori cattivi sono sullo sfondo o diventano buoni ed umanizzati aiutanti. Il piccolo pesce pagliaccio padre ha traversato gli oceani e cavalcato le autostrade delle grandi correnti, superato muraglie di meduse, solo per portare i suoi innumerevoli figli in una miriade di acquari dai quali nemmeno un esercito di padri-pesci potrebbe liberarli.

La fiaba ecologica si è ribaltata in una triste novella di prigioni e scomparsa. Solo il più terribile di predatori, l´uomo, è capace di fare questo, di ribaltare con finta innocenza i buoni sentimenti dei suoi cuccioli, trasformando l´umanizzazione del vivente in cose e la fragilità in mercato. Possiamo forse consolarci con la speranza che i nostri pronipoti, vedendo fra cento anni gli ologrammi degli "ecologici" cartoons della Disney, scopriranno che dei pesci colorati vivevano in cose scomparse chiamate barriere coralline e sfidavano gli uomini riconquistando una libertà negata. Poi correranno a comprare per pochi crediti il pesce androide parlante, da mettere nel loro acquario sterile con posidonia sintetica ed anemoni killer.

Proprio una bella fiaba ecologica...

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