[27/06/2008] Rifiuti

Gestione dei rifiuti in Toscana: verso il 2012 a vele... piegate

MONTESPERTOLI (Firenze). “Porta a porta integrale con tariffazione puntuale: esperienze a confronto”: questo il titolo del convegno tenutosi ieri a Montespertoli e organizzato dal comune in collaborazione con Publiambiente. Nel corso dell´incontro amministratori e gestori del ciclo dei rifiuti hanno confrontato le loro esperienze. Si è discusso delle realtà toscane (e di esperienze condotte nel trevigiano) dove è stato introdotto il sistema porta a porta: Capannori (Lu), Vaiano (Po), Montespertoli appunto e, per quanto riguarda aree più popolate, l’esperienza di Viareggio dove su 63.000 residenti 35.000 usufruiscono del servizio. L’ottica è naturalmente cominciare a introdurre dati basati su esperienze reali in un dibattito regionale e nazionale che fra tutti è tra quelli connaturati da un maggiore tasso di ideologia, e di posizioni aprioristiche. L’auspicio è trovare un compromesso tra la cultura del “No”, e quella cultura del “decido io, e se ci sono dubbi chiamo l’esercito” che sembra essere propria dell’attuale governo in materia di rifiuti, perlomeno in riferimento alle recenti esternazioni del presidente Berlusconi.

Non ci soffermiamo sulle priorità che praticamente tutti i gestori presenti hanno individuato: nella caldissima sala del convegno sono risuonate come litanie due raccomandazioni. La prima è la costante esortazione alla politica a «prendere le decisioni», che in realtà è da tradursi (come sa chiunque abbia un minimo di dimestichezza con la materia) come uno stimolo a realizzare l´impiantistica necessaria anche alle raccolte differenziate. E già sappiamo che la posizione delle autorità regionali in materia prevede «la realizzazione degli impianti previsti dall’attuale pianificazione regionale», come ha ribadito ieri l’assessore regionale all’ambiente Annarita Bramerini.

La seconda riguarda l’organizzazione del ciclo in modo più razionale in tutte le fasi della filiera: riduzione della produzione dei rifiuti, sviluppo del sistema di trattamento, incremento del recupero/reimpiego del materiale lavorato. E anche qui niente di nuovo, se escludiamo qualche interessante considerazione della stessa assessore Bramerini: «è la riduzione della quantità di rifiuti il problema dei problemi», ma siccome i rifiuti sono «il risultato dei processi produttivi e degli stili di consumo», allora «occorre o ripensare il modello di sviluppo, oppure (ipotesi soft, la definirei) introdurre correttivi di vecchio stampo (il vecchio modello della restituzione dei vuoti, per esempio) e di nuovo tipo». E a questo riguardo l’assessore propone «un accordo-quadro con i produttori per la distribuzione nel territorio regionale di materiali sfusi», cioè non imballati o sottoposti a packaging, come già avviene in alcune realtà del nord Italia.

Ancora più interessante ci è apparso uno dei dati presentati dall’assessore all’ambiente della provincia di Pistoia, Giovanni Romiti: è noto che nella provincia è il settore floro-vivaistico a costituire colonna portante delle attività produttive (il 75% del Pil provinciale). Si presupporrebbe quindi, che perlomeno in quelle zone il problema del riutilizzo del compost di qualità prodotto da rifiuti non fosse così dirimente. E poi si viene a sapere quante sono le aziende che aziende che lo utilizzano, e ci si rimane di stucco: il compost di qualità da rifiuti, attualmente, non lo utilizza nemmeno un’azienda, in provincia di Pistoia: importano invece torba dall’estero. Come ha dichiarato Romiti, «il sistema che deve gestire a valle la filiera dei rifiuti è un pezzo di storia che è da riscrivere da capo». Già! Ma di impianti di compostaggio, anche a Pistoia, non se ne vedono.

E con questo esempio, che riteniamo piuttosto indicativo del quadro globale, ci avviamo al 2012 quando come sappiamo, in attuazione del Dlgs 152/2006 e dei successivi decreti attuativi, dall’attuale 33,4% regionale la raccolta differenziata dovrà essere salita al 65%. (rm)

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