[13/04/2006] Comunicati

Dal voto della Toscana un andamento uniforme, le battaglie locali pesano poco

LIVORNO. Erano elezioni politiche. E i toscani sembrano averlo capito perfettamente, slegando in maniera pressoché uniforme il proprio voto da battaglie di carattere locale. E’ una lettura che emerge dalla valutazione dei dati, raccolti in maniera puntuale, nelle aree dove più aspro negli ultimi mesi sulle questioni di carattere ambientale, intendendo con questa definizione le vicende legate alla localizzazione di nuovi impianti, ma anche all’introduzione di nuove e più salate tariffe dell’acqua.

Un primo criterio per compiere questa analisi, e per evitare di ingannarci, è il termine di raffronto. L’unico possibile è il dato della quota proporzionale della Camera 2001 con quello della Camera di oggi. Il che ci impedisce, onestamente, di valutare se ci sia stato, o no, un calo dei Ds, il maggior partito toscano, dal momento che era presente la lista dell’Ulivo e che il suo risultato va messo a confronto con la somma di Ds e Margherita di cinque anni fa. Confrontare la Camera del 2001 con il Senato del 2006, come qualcuno fa forse con eccessiva disinvoltura, sarebbe un errore da non commettere, se davvero si vogliono analizzare i verdetti delle urne con una certa attendibilità. Discorso simile per i Verdi: impossibile valutarne la performance, dal momento che nel 2001 erano presenti non da soli, ma insieme allo Sdi nel «Girasole».

Detto questo, l’impressione che si fa largo spulciando i numeri è che le battaglie di carattere locale abbiano influito poco o nulla sul voto. Vi sono alcuni dati, infatti, che si ritrovano in tutta la Toscana, rispetto al 2001: il calo di Forza Italia e della lista dell’Ulivo (ma chi sia a cedere voti, e in quale misura, fra Ds e Margherita, è impossibile stabilirlo), l’avanzata di Rifondazione e del Pdci, quella ancora più consistente dell’Udc che irrompe anche sulla scena politica toscana. Per An, invece, c’è un risultato a macchia di leopardo: in alcune zone avanza, in altre arretra, ma sostanzialmente è quella che si definisce una tenuta.

Esempi? Nel grossetano, dove forte si è fatta la polemica sul cogeneratore, l’Ulivo perde ma in misura più contenuta a Follonica (-1,8) che a Scarlino (-4,8). Forza Italia va giù rispettivamente del 4,2 e del 3,3, mentre Rifondazione guadagna mediamente il 2% e il Pdci l’1.

In Valdisieve i fuochi d’artificio sul termovalorizzatore producono un risultato identico: -1.4 a Pontassieve e –1,1 alla Rufina per l’Ulivo, con Forza Italia che cede rispettivamente il 4 ed il 5,1%. Rifondazione avanza dell’1,5, così come An che cresce di un punto.

La battaglia contro il gassificatore a Livorno non porta numeri sconvolgenti rispetto al resto della Toscana: l’Ulivo viene penalizzato di 2,7 punti, Forza Italia di 3,9. Rifondazione fa segnare un +3% e An perde un punto, il decremento maggiore finora registrato.

Qualcuno ricorda il putiferio scatenatosi in Versilia e nel massese per lo sbarco di Gaia come gestore unico dell’acqua con conseguente aumento delle tariffe? Ebbene, anche qui l’andamento è uniforme. A Massa l’Ulivo perde il 4,8 e Forza Italia il 3,4%. Rifondazione cresce del 2,5 e An tiene i suoi voti. A Carrara invece il crollo è dei forzisti che cedono il 6,7%. Il calo dell’Ulivo è di 3 punti, la crescita di Rifondazione, Pdci e An è di un punto per ciascuno. Viareggio, infine, penalizza poco l’Ulivo (- 1,3) e molto di più Forza Italia (-6,1), mostrandosi generosa con il Pdci (+1,9) e con Rifondazione (+1,8). Inferiore all’1% la crescita di An.

Rimane Agliana, al centro delle grandi manovre sul termovalorizzatore della piana. Qui addirittura l’Ulivo cresce dello 0,7 per cento, Forza Italia va giù del 6,5, mentre Rifondazione ha un aumento praticamente inesistente (+0,1). Pdci a +1,6 e An in crescita dell´1,5.

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