[01/07/2008] Consumo

La mediocrità ecologica di un paese

ROMA. La sostenibilità ambientale non è un concetto ben definito. Non è che, paese per paese, regione per regione, non sia misurabile. È che non esiste una sola e unica misura della sostenibilità. Anzi, i modi di misurare la sostenibilità ambientale di un singolo paese possono essere così diversi da divergere addirittura. Prendete la Svezia, per esempio.

Se ne valutate la sostenibilità mediante «l’impronta ecologica» – un indice che misura il rapporto tra le risorse consumate dall’uomo e quelle rigenerate dalla natura – il paese scandinavo risulta uno dei più sostenibili al mondo. Ma se ne misurate l’ «emergy» – un indicatore che tiene conto del bilancio energetico del sistema – allora vedrete scivolare la Svezia dalla parte opposta della classifica della sostenibilità per paese.

La contraddizione è solo apparente. I singoli paesi possono risultare sostenibili in alcuni settori e non sostenibili in altri.

E l’Italia come si comporta in questa labirinto della sostenibilità? Beh, se diamo uno sguardo a un recente articolo pubblicato sulla rivista Ecological Economics da alcuni ecologi sudamericani che hanno misurato tre diversi indici di sostenibilità, come l’impronta ecologica, l’emergy e l’Environmental sustainability index (Esi) – un indicatore di estrema complessità che misura sia la capacità di mantenere un sistema ecologico stabile nel corso dei decenni sia la capacità di reagire a nuove condizioni ambientali – in 12 diversi paesi scelti in modo da rappresentare il mondo intero, ci accorgiamo che il nostro paese risulta costantemente agli ultimi posti.

Solo Stati Uniti e Danimarca hanno – tra i 12 paesi presi in esame – un’impronta ecologica peggiore dell’Italia. Solo Messico e Thailandia hanno un indice Esi peggiore. E solo la Danimarca ha una «emergy performance» peggiore della nostra.

In altri termini il sistema Italia risulta insostenibile in quasi tutti i settori presi in esame, mentre tutti gli altri paesi alternano punte di sostenibilità a punte di insostenibilità. Siamo ecologicamente mediocri in (quasi) tutto.

E l’impressione è che quella ecologica valutata dai quattro ricercatori indipendenti sudamericani sia a sua volta un indicatore – certo non secondario – di una crescente e più generale mediocrità.

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