[01/07/2008] Acqua

La corruzione fa male all´acqua

LIVORNO. Nei giorni scorsi Transparency international (Ti) ha presentato il rapporto "Global corruption report 2008: Corruption in the water sector", un documento scioccante che illustra la corruzione nel settore idrico che è una delle cause profonde della crisi globale dell´acqua che minaccia la vita di miliardi di persone e favorisce il degrado ambientale.

Nel presentare il rapporto, Huguette Labelle, presidente di Ti, ha detto che «L´acqua è una risorsa unica che non dispone di nessuna alternativa. Essa è indispensabile per la nostra salute, la nostra sicurezza alimentare, il nostro futuro energetico e il nostro ecosistema. Sfortunatamente, la corruzione nuoce alla gestione dell´acqua e al suo utilizzo in tutti questi settori».

Il rapporto analizza l´impatto della corruzione economica-politica nel settore idrico e mette in luce numerosi problemi, che vanno dalla corruzione spicciola nella distribuzione dell´acqua allo stornamento di fondi, dalle truffe sui progetti irrigui ed idroelettrici all´inquinamento di origine industriale e all´alterazione della distribuzione equa della risorsa idrica attraverso la gestione clientelare.

Per la Labelle, «L´impatto della corruzione sull´acqua costituisce una questione centrale di governance e, purtroppo, è raramente affrontata dalle numerose iniziative politiche internazionali che mirano a garantire lo sviluppo sostenibile, la protezione dell´ambiente, così come la sicurezza alimentare ed energetica. Questo deve cambiare».

Una crisi reale e urgentissima, sostanziata da numeri enormi: oltre un miliardo di persone non ha garantito un accesso costante all´acqua, 2 miliardi di esseri umani non hanno un gabinetto degno di questo nome.

«Il cambiamento climatico – dice la presidente di Ti – esige che il mondo elabori il quadro di governance unico più vasto e complesso che sia mai stato prodotto. Se non si discute di rischi della corruzione, in particolare quelli riguardanti l´acqua, tale quadro rischia di essere fragile».

Il rapporto porta le prove: le terre irrigue producono il 40% del cibo del pianeta e proprio qui la corruzione è crescente: «in numerosi Paesi si annunciano importanti investimenti nei sistemi irrigui per lottare contro la penuria alimentare. Purtroppo, la diminuzione dell´acqua comporta una rarefazione alimentare e se non si affronta la questione della corruzione nell´irrigazione, questi sforzi non serviranno a niente».

Nelle Filippine il goveno ha investito oltre un miliardo di dollari per il miglioramento agricolo e l´irrigazione, ma secondo il apporto la corruzione impedisce la realizzazione ed il funzionamento dei canali di irrigazione e delle dighe. In India, che il rapporto definisce «il Paese al centro della crisi», si stima un aumento del 25% degi costi degli appalti idrici dovuti alla corruzione, soldi che vanno ad alimentare un sistema politico corrotto che garantisce la diminuzione dei controlli, ma aumenta i costi e produce sistemi irrigui inefficaci con un ulteriore impoverimento dei piccoli agricoltori.

La corruzione accresce i costi e riduce le risorse e può far aumentare il costo della rete idrica anche dl 30%, Ti calcola in 48 miliardi di dollari questo costo aggiuntivo se si vogliono davvero raggiungere gli Obiettivi del millennio dell´Onu in materia di acqua e servizi igienici.

Il risultato è che i poveri di Jakarta, Lima, Nairobi o Manila spendono di più per la loro acqua degli abitanti di New York, Londra o Roma.

Ma i Paesi ricchi non sono certo immuni dalla corruzione, Ti fa l´esempio degli appalti per l´acqua «in città come Grenoble, Milano, New Orléans e Atlanta», ma anche casi sospetti in Svezia, mentre a Chicago i finanziamenti destinati all´acqua sono stati usati per la campagna elettorale.

Una rete di corruzione mondiale che favorisce la distruzione delle risorse ed il commercio illegali di acqua, provocando conflitti politici ed accelerando il degrado di ecosistemi vitali: «Per esempio – si legge nel rapporto - in Cina, la corruzione ha indebolito la messa in opera di regolamenti per proteggere l´ambiente, innescando l´inquinamento delle falde freatiche nel 90% delle città e rendendo più del 75% dei fiumi urbani non adatti al consumo o alla pesca».

In campo idroelettrico, la corruzione gonfia il costo delle dighe e dei progetti e i programmi di spostamento delle popolazioni interessate dalle dighe diventa più difficile a causa della sparizione di fondi compensativi destinati agli sfollati. Un problema gravido di implicazioni politiche, sociali ed economiche, visto che l´idroelettrico rappresenta un sesto della produzione energetica mondiale e che nel settore nei prossimi 20 anni sono previsti investimenti per circa 60 miliardi di dollari ogni anno.

Una situazione molto preoccupante, ma che secondo Transparncy international può essere affrontata, ecco la sua ricetta: trasparenza dei bilanci, partecipazione dell´opinione pubblica all´elaborazione delle politiche, cartografie pubbliche delle zone di acque inquinate, audit pubblico dei progetti, contratti redatti in un linguaggio chiaro, verifica delle performances: la trasparenza e la partecipazione rafforzano l´integrità nella governance dell´acqua ma questi due principi devono essere applicati in tutto il mondo. Secondo Ti «i governi ed il settore pubblico continuano a giocare un ruolo essenziale nella governance dell´acqua. Devono mettere in campo dei meccanismi di controllo efficaci, che riguardino l´ambiente, l´acqua, i sistemi di igiene, l´agricoltura o l´energia. Le riforme istituzionali e il rafforzamento delle capacità sono indispensabili per elevare la qualtà dei meccanismi di controllo nel settore idrico a livello delle norme già applicate in altri settori». Per Transparency occorre anche che tutti i contratti includano norme anticorruzione e che governi e fornitori stipulino accordi per acquisti pubblici equi, mentre finanziatori e donatori devono rafforzare le disposizioni anti-corruzione come elemento essenziale per concedere fondi.

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