[01/07/2008] Urbanistica

I comitati, la Regione e gli ecologisti del Pd

LIVORNO. La rete dei comitati è andata a convegno sabato scorso e ha presentato una lista di oltre 109 casi problematici o “scempi”. Chiedono – offrono una sede di confronto e della Regione si vede solo il garante regionale della comunicazione a titolo personale, anche se il giorno dopo la stessa Regione annuncia il contrattacco sul web, dove darà dimostrazione puntuale che i “109 scempi” non sono tali; il rischio è che altri “scempi” vengano segnalati, altre polemiche sorgeranno.

Come per tutti i dialoghi tra sordi è arduo pensare quale beneficio si possa trarre da questa situazione. Ma alcune osservazioni sembrano possibili e utili.

Chi ha allestito il convegno e chi vi ha partecipato non è sembrato un sovversivo, o uno strenuo conservatore di qualsivoglia cambiamento: uomini di cultura e professori universitari, rappresentanti di Italia Nostra, stimati esperti nazionali di urbanistica, cittadini che vivono situazioni di disagio localizzato, certo, ma disagio.

Asor Rosa ha detto che l’unica ispirazione sono la resistenza e la costituzione, mentre il resto è bassa speculazione politico – mediatica.

Ci sono evidenti critiche ed insoddisfazioni per la politica di governo del territorio della Toscana che molti vorrebbero più rigorosa o restrittiva.

C’è il diffuso timore che la Toscana possa essere omologata ad altre regioni in condizione molto peggiore della stessa, si potrebbe dire c’è amore e senso di appartenenza.

Insomma i comitati, se sono tanti, ammettendo anche gli influssi della sindrome di Nimby, appaiono comunque un canale entro il quale scorrono malesseri sociali e culturali, anche contestazioni “di pancia”, ma rappresentano pur sempre una vitalità sociale e culturale che l’epoca televisiva, non solo berlusconiana, non ha ucciso e con cui potrebbe anche essere utile discutere per costruire futuri migliori.

Per converso, la Regione Toscana ci dice che è stata incrementata la superficie boscata (ma in gran parte sono macchie frutto dell’abbandono dell’agricoltura), che l’urbanizzazione dal 2001 è cresciuta a ritmi inferiori rispetto al decennio precedente, quindi che qualche aspetto positivo ci deve essere.

Eppure, c’è una domanda di maggiore rigore, di chiarezza negli atti e negli strumenti di governo. A fronte di procedimenti concertativi e valutatitivi tutti interni alle istituzioni c’è una domanda forte di responsabilità politica e amministrativa, di certezza espressa nelle leggi e negli strumenti di pianificazione, a fronte di quella che appare, a torto o ragione, una sorta di totale contendibilità di qualsivoglia risorsa territoriale ed ambientale, trattata appunto in sede istituzionale. Tanto che, ironizzando, qualcuno ricorda che si è arrivati all’ossimoro “della variante dell’invariante”.

Ci possono essere esagerazioni da parte dei comitati, ma l’esasperazione spesso è figlia del silenzio o del disinteresse delle istituzioni; forse la politica fa sentire “periferia” troppi cittadini e rischia di apparire una casta, quindi è evidente che se si continua così non si approda a niente mentre c’è una domanda di democrazia e partecipazione.

In questo contesto di scontro frontale, almeno fino ad ora senza sbocco, ovvero a rischio di soluzioni disastrose, anche se Asor Rosa non ha detto che ci sarà un partito dei comitati, arriva la buona, si spera, notizia della costituzione di Ecodem. Non una corrente, ma una associazione aperta anche ai non iscritti al partito democratico. I giudizi si esprimono su contenuti e poi anche sulla credibilità di chi li rappresenta, allora è necessario attendere con ansia la posizione di Ecodem rispetto ai fiumi carsici della società che sono venuti in superficie con i comitati, perché anche da qui passerà la possibilità di costruire un pezzetto di futuro migliore. E d’altra parte, se anche esponenti di spicco del PD come Letta, affermano che andando avanti così si rischia di perdere pure città come Firenze e Livorno, l’ansia potrebbe non essere ingiustificata. Ma credo ci sia una condizione valida per tutti gli attori in campo non ci possono essere zone franche o “maestri” per definizione, ci deve essere un confronto vero e l’obiettivo condiviso di non andare in peggio.

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