[02/07/2008] Consumo

A scuola armati di grembiulini per sconfiggere l´epoca del baby-fetish

FIRENZE. Una ventina di anni fa il grembiulino in classe alla scuola elementare era facoltativo e molto spesso l´omologazione dipendeva dalla rigidità dell´insegnante stessa.
Certo, erano altri tempi, e soprattutto era un’altra scuola, che faceva da specchio ad un altro tipo di società: le pubblicità di abbigliamento per bambini proponevano modelli specifici per essi, e non ricalcati dai modelli per adulti. Sulle Tv commerciali spopolavano Mike Bongiorno e Corrado Mantoni, e le rispettive collaboratrici erano (udite udite) vestite. E non c’era il web, e non c’erano i reality show. E non esistevano trasmissioni come “Uomini e donne” o come l’ormai famigerato “Amici” che invece oggi, solitamente nel primo pomeriggio e quindi in fascia protetta, propongono fiction travestite da reality e osannano un arrivistico desiderio di supremazia sugli altri, per conquistare un (finto) amore in un caso, per perseguire un (reale, ma tragicamente vacuo) obiettivo di notorietà televisiva dall’altro.

Il Corriere di oggi riporta dichiarazioni del Moige (movimento genitori) per cui «il modello del tronista corteggiato fa più danni di una scena di sesso in tv». Perchè? Perchè è un modello così finto da sembrare vero, una trasmissione e uno spaccato culturale che, abbandonata ogni illusione di ricerca romantica dell’amore, trasporta la rotonda sul mare in uno studio di Cologno Monzese. Trasforma il ballo delle debuttanti in un supermercato dei sentimenti, con in offerta speciale una bella ragazza, o un bel ragazzo, e manca solo un pacchetto a racchiudere il tutto. Venghino siore e siori venghino, al supermercato dell’amore c’è l’ultimo 3x2.

E i nostri figli, spesso anche troppo soli, a guardare ipnotizzati lo schermo. E poi c’è il web, e i videofonini, e Youtube e l’esibizionismo e il porno. Tutto a portata di tutti, senza distinzione di età, basta solo saper navigare nella rete, saper cliccare un tasto, saper trascinare un mouse sul tappetino... Sempre di più, sempre più precocemente, sempre più «io esisto», anzi semplicemente sempre più «io», già a 11, a 10, a 9, a 8 anni.

In tanti si saranno più volte domandati se questo conto alla rovescia avrà un fine, oppure se dovremo attendere di vedere pubblicità di abbigliamento sexy per bambini nei reparti maternità, (in Inghilterra sono già in vendita reggiseni imbottiti per bambine di 8 anni…) per renderci conto della follia di tutto questo. E cosa avverrà in futuro, solo il futuro può saperlo. Ma sembra molto probabile che la Tv continuerà a proporre questi modelli sociali, perchè sappiamo che alla fine niente fa più audience di un bel lato B o di un bel paio di corna raccontate bene. La famiglia resterà sempre meno accanto ai figli, perchè c’è sempre meno tempo, perchè ci sono sempre meno soldi, perchè un certo tipo di protezioni sociali sono ormai sterili ricordi del bel tempo che fu.

E la scuola, cosa farà? Porrà un freno, si costituirà come argine a questo percorso di imbarbarimento culturale? Saprà educare i nostri figli all’amore per sé stessi e per gli altri, al rispetto, alla cittadinanza, che poi saranno anche presupposti per un’educazione all’uso responsabile del pianeta e delle sue risorse? Saprà insegnare la separazione del momento della conquista dal momento del godimento di ciò che si è raggiunto, sia per quanto riguarda le relazioni sociali che l’utilizzo delle risorse del pianeta? Saprà ridarci un “noi” in cui credere, e frenare il nostro egotico desiderio di dominio, di vendita, di sesso e consumo? Se così sarà, se la scuola vorrà questo, allora parliamo pure di reintrodurre una divisa scolastica, magari sperando che poi gli istituti nella loro autonomia escogitino qualcosa di più attuale che non dei grembiulini da boom economico. Ma più realisticamente, forse è davvero il momento di ridiscutere, prima che di cosa mettere addosso ai nostri figli, cosa insegnare loro, in modo che non debbano affrontare le sfide ambientali e sociali di domani con la stessa ignoranza con cui le stiamo affrontando (si fa per dire, perchè così non è) noi oggi. E per favore nessuno cominci con le tre I.

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