[04/07/2008] Energia

Il nucleare buono di Eurobarometro e le risposte cattive di italiani ed europei

LIVORNO. Il sondaggio di Eurobarometro sulle scorie nucleari (e di fatto sul nucleare civile), che abbiamo rapidamente presentato ieri, merita una più attenta analisi, perché è la spia di tendenze e di metodi di formazione dell´opinione pubblica che comunque sembra confusa e contraddittoria nelle sue risposte.

Dal 2005 il sostegno al nucleare civile è salito nell´Ue a 27 al 44%, ma gli oppositori restano lievemente al di sopra con il 45%, ma il sondaggio, che definisce stranamente "buone" le risposte favorevoli al nucleare e "cattive" quelle contrarie o che mettono in dubbio le rassicurazioni delle autorità, non può non rilevare, pur nella evidente simpatia per l´energia atomica che si evidenzia leggendo dati e spiegazioni, che il problema della sicurezza rimane per i cittadini europei essenziale, a partire dalle scorie.

I possibili benefici del nucleare riconosciuti da chi risponde al sondaggio, svaniscono non appena si parla di sicurezza, l´incertezza aumenta e la dichiarazione di non conoscenza si fa evidente, mettendo in crisi un altro assunto che vorrebbe sbandierare Eurobarometro, ovvero che i favorevoli aumentano perché sono più informati.

Gli stessi dati di favorevoli e contrari al nucleare non sono immediatamente rilevabili Paese per Paese, come invece accade per le altre domande.

Anche se il sondaggio, che si basa su 26.746 intervistati nei 27 Paesi dell´Ue (1.036 in Italia), parte da un vizio di partigianeria abbastanza evidente, non può però nascondere che gli europei vogliono essere coinvolti localmente sulla realizzazione degli impianti, che non si fidano molto di autorità ed industrie e che preferiscono che centrali e stoccaggio si facciano da un´altra parte.

Alla domanda siete favorevoli all´energia prodotta con centrali nucleari l´11% degli europei si dice totalmente d´accordo, il 33% piuttosto favorevole (44% favorevoli), il 28% contrario e il 17% del tutto contrario (45% contrario), l´11% non sa o non risponde. Rispetto alla tessa domanda fatta nel 2005 (quando l´Ue non era ancora a 27), si nota un aumento del 7% dei favorevoli e del 3% tra chi non sa o non risponde. In Italia il totale di favorevoli sale al 43% (con la crescita record nell´Ue del 13%), il 12% è totalmente favorevole, il 31% abbastanza favorevole, ma il 29% è contrario e il 17% completamente contrario, quindi il 46% degli italiani ice ancora no alle centrali nucleari, nonostante la propaganda nuclearista a senso unico dell´ultimo periodo. L´11% non sa o non risponde.

Il sostegno al nucleare varia molto da un Paese all´altro, rendendo impossibile una politica comune dell´Ue per l´energia atomica, oltre che in Italia, i contrari al nucleare prevalgono in Germania, Estonia, Polonia, Danimarca, Lettonia, Romania, Lussemburgo, Spagna, Irlanda, Portogallo, Grecia, Malta, Austria e Cipro.

Quindi la contrarietà è trasversale a Paesi che hanno già centrali, a quelli che non le hanno e a quelli che le hanno dismesse o le dismetteranno. E´ anche vero che i Paesi favorevoli al nucleare sono soprattutto quelli dove le centrali sono in funzione, tanto che i più favorevoli si trovano in Repubblica Ceca, Lituania, Ungheria, Bulgaria, Svezia e Finlandia.

La battaglia contro la costruzione di nuove centrali nucleari paga invece in Romania (dove chi non sa è però al 27%) e in Spagna, dove il 57% dei cittadini è contraria. Eurobarometro spiega questi dati con il fatto che rumeni e spagnoli sarebbero meno "coscienti" di quelli di altri Paesi nucleari. Ma i Paesi senza nucleare dicono di voler continuare a far senza: in Austria, Grecia e Cipro 8 cittadini su 10 si sono dichiarati contrari.

Le dolenti note per Eurobarometro vengono su scorie e sicurezza: alla domanda su chi gli europei abbiano fiducia nella diffusione di notizie sulle scorie radioattive, il 32% degli italiani risponde nelle Organizzazioni non governative, seguono le agenzie nazionali che si occupano di scorie radioattive (29%), le organizzazioni internazionali che controllano il nucleare pacifico e i governi nazionali (entrambi al 26%), gli scienziati (24%), l´Ue (20%), l´industria nucleare (13%), i media (9%), nessuno di questi 4%, non sa o non risponde l´8%. In Italia è molto più bassa della media europea (40%) la fiducia verso gli scienziati, 6 punti in meno quella verso le Ong, per i media (- 3%), mentre, rispetto alla media Ue, aumenta dl 5% quella per i governi e del 3% quella per l´Ue, mentre le altre risposte sono nella media europea.

Gli svedesi sono i soli a ritenersi ben informati (52%) a proposito delle scorie, mentre il livello di informazione più basso percepito si trova in Bulgaria e la Romania.

Gli stessi sondaggisti ammettono però che il livello di informazione sulle scorie non dipende dalla presenza o meno di centrali nucleari in attività.

Solo il 32% degli italiani dice di sentirsi informato (tra questi il 21% ben informato) sui problemi delle scorie, il 40% dice di saperne poco o nulla e ben il 28% non sa o non risponde alla domanda, dati sotto la media europea. Il 49% degli italiani vuole però essere consultato e vuole partecipare al processo di decisione in caso di realizzazione di un impianto di stoccaggio di scorie (56% media Ue), il 25% vuole che nel processo decisionale siano coinvolte le associazioni locali e ambientaliste (22% Ue), il 15%, perfettamente in linea con la media europea, pensa che debbano occuparsene le autorità competenti del settore e il 7% (record Ue) non pensa che nessuno di questi debba essere coinvolto, il 4% non sa o non risponde.

Il 91% degli italiani pensa che debba essere sviluppata subito una soluzione per le scorie nucleari, senza lasciarla alle generazioni future, (93% Ue) ma poi il 37% è del tutto convinto che non esistono metodi sicuri per smaltire le scorie radioattive, il 33% ne è abbastanza convinto (totale 70%, totale Ue 72%) e il 17% pensa invece che questi metodi esistano già, il 13% non sa o non risponde.

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