[04/07/2008] Rifiuti

Arpat evidenzia le criticità ambientali della provincia di Lucca

FIRENZE. Arpat vuol migliorare la sua efficienza ambientale riducendo anche gli impatti diretti ed indiretti derivanti dalla propria attività. Con questo obiettivo, a partire dal Dipartimento provinciale di Lucca, ha adottato un sistema di gestione ambientale che è stato valutato conforme al Regolamento Emas (Sistema comunitario di ecogestione e audit) dal Comitato Ecolabel – Ecoaudit.

La procedura di certificazione Emas prevede, fra gli obiettivi fissati nella politica ambientale, anche quello di «utilizzare la competenza dell’Agenzia per individuare e rendere pubbliche priorità di politica ambientale su cui invitare tutti i soggetti competenti e operanti sul territorio ad adottare comportamenti positivi». Da qui sono scaturite delle proposte fatte da Arpat in merito a priorità di carattere ambientale per la provincia di Lucca, di cui i vari soggetti interessati, dagli Enti locali ai singoli cittadini, dovrebbero tener conto nella loro attività e nelle loro scelte.

Rifiuti, aria, acqua, biodiversità i temi toccati. Partiamo dai rifiuti. Secondo Arpat è necessaria un’azione di prevenzione dello smaltimento non conforme di rifiuti pericolosi, fra cui i materiali contenenti amianto. E’ necessario che su tutto il territorio l’Ato, i comuni ed i gestori del servizio di raccolta dei rifiuti urbani, svolgano un’azione di prevenzione e facciano sì che vengano attivate in modo capillare possibilità di conferimento da parte dei cittadini di piccole quantità di rifiuti contenenti amianto ed in generale di rifiuti pericolosi per evitare lo smaltimento abusivo che porta all’incremento dei costi di bonifica ed elevati rischi di tipo sanitario.

Esempi virtuosi sono in atto a Viareggio e a Pietrasanta ed andrebbero estesi. «Lo smaltimento abusivo è purtroppo un fenomeno assai diffuso che trova spiegazione, anche se non giustificazione, nei forti oneri e nelle molteplici complicazioni in cui incorre chi effettua una gestione corretta di questo tipo di rifiuti, specie
nel caso che si tratti di piccoli quantitativi. Parte dei costi è opportuno che siano a carico del servizio pubblico-continuano da Arpat- tenuto anche conto che verranno così a ridursi sia i costi per la bonifica delle aree di smaltimento abusivo, sia i costi sanitari che dallo smaltimento abusivo comunque alla lunga derivano».

In sintesi il problema deriva da piccoli quantitativi di rifiuto pericoloso che necessitano comunque di forme complesse di gestione e che se smaltiti in modo inappropriato possono comunque causare gravi danni ambientali, specie in una situazione, quale è quella di buona parte della piana lucchese, in cui le falde idriche sono vulnerabili. Per quanto attiene la qualità dell’aria la situazione è più complessa e c’è necessità di interventi strutturali da una parte e cambiamenti comportamentali dei cittadini dall’altra. La riduzione della concentrazione, sia media che di punta, di polveri PM10 è un obiettivo da raggiungere non tanto e non solo perché posto dall’Unione Europea per le consistenti ricadute sanitarie che si accompagnano a livelli crescenti di polveri sottili, ma per i superamenti dei limiti vigenti che anche in provincia di Lucca, in particolare per la piana lucchese e nel comune di Viareggio, si verificano.

Molti i consigli forniti dall’Agenzia per le politiche di riduzione delle emissioni, che riguardano l’incentivo all’utilizzo del mezzo pubblico meno inquinante, l’uso della bicicletta, la sostituzione del parco circolante più vetusto, l’utilizzo di filtri anti particolato (Fap) per i mezzi diesel. Attenzione deve essere posta anche alle fonti di emissione di polveri sottili diverse dal traffico. «In ambito locale una fonte significativa di emissione è costituita dalla combustione della legna in caminetti o in stufe e forni tradizionali, che non garantiscano un’efficace combustione. L’inventario delle emissioni nel comune di Lucca da impianti termici non industriali ha mostrato che oltre lo 80% delle emissioni di PM10 da tali tipologie di impianti derivano dalla combustione della legna e questo nonostante che il consumo di legna sia assolutamente minoritario rispettato al consumo di metano, di GPL e di gasolio». Dalla qualità dell’aria all’inquinamento acustico derivante da traffico il passo è breve. Ma in questi anni, segnalano dall’Agenzia, si sono moltiplicate le proteste di cittadini disturbati da eventi e locali di pubblico spettacolo, da iniziative istituzionali come i festival estivi, alle discoteche, ai piano bar, ai karaoke.

Le Amministrazioni comunali devono valutare quali eventi autorizzare, anche in deroga ai limiti di zona e sulla base di una precisa procedura. «Ci sembra però importante fare presente che la nostra esperienza- informano dal Dipartimento Arpat di Lucca- ha mostrato che nella quasi totalità dei casi in cui sono state deroghe semplificate a locali privati, con prescrizioni inerenti gli orari ed i limiti massimi di emissione sonora, le attività di controllo svolte da Arpat hanno riscontrato che i limiti di emissione e le prescrizioni non erano stati rispettati». Per quanto attiene la matrice acqua, si rendono evidenti alcune criticità che creano disagi per i cittadini e impatti sull’ambiente. Manca ancora, in vaste aree della provincia di Lucca, un servizio di acquedotto e depurazione adeguato e viene riscontrata un’eccessiva richiesta di derivazioni dai corsi d’acqua superficiale con lo scopo di produrre energia idroelettrica. Le derivazioni possono compromettere il rispetto del deflusso minimo vitale e costituiscono di per sé una turbativa per gli ecosistemi acquatici in quanto alterano i regimi idrologici limitando la portata a valori pressoché costanti.

«E’ opportuno porre un limite allo sfruttamento degli ambienti fluviali- affermano dal dipartimento Arpat di Lucca- pena la perdita definitiva di caratteri peculiari in grado di assicurare la loro fruibilità e funzionalità ed il mantenimento dei livelli di biodiversità e garantire una maggiore tutela dei corsi d’acqua di pregio e incontaminati per giungere all’emanazione di norme di salvaguardia che stabiliscano i limiti alla densità massima ammissibile di derivazioni». L’Agenzia per l’ambiente invita poi i soggetti addetti alla pianificazione territoriale a tenere conto dell’importanza della conservazione della natura attraverso la tutela della biodiversità, cercando di superare le frammentazioni territoriale attraverso la costituzione delle Reti ecologiche.

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