[04/07/2008] Energia

L´Italia vuole rivedere i suoi impegni di Kyoto. Legambiente: «abbiamo già usufruito dei saldi»

LIVORNO. Il governo italiano ha richiesto formalmente all´Unione europea di ridefinire i criteri scelti per riduzione delle emissioni di gas serra dei paesi dell´Ue. Una posizione già avanzata da Stefania Prestigiacomo alla riunione dei ministri dell´ambiente del G8 e che la stessa aveva confermato durane la sua audizione alla Commissione ambiente della Camera del primo luglio: «L´Italia, nell´ambito dell´attuazione degli accordi di Kyoto, si è impegnata in sede europea a ridurre entro il 2012 le emissioni di gas serra del 6,5% rispetto al dato del 1990. Per questo Governo si tratta di un impegno molto maggiore perché rispetto al ´98, quando vennero definite quelle quote, le emissioni italiane non sono diminuite, bensì cresciute di circa il 12%. Questa è la realtà che ho trovato, che peraltro è nota a tutti».

Il nuovo ministro continuava quindi le sue giustificazioni davanti all´Europa spiegando che «dire che stiamo sforando di oltre il 18% gli impegni di Kyoto non è assumere una posizione politica, ma soltanto marcare il punto di partenza del nostro lavoro. Ciò detto mi sono formata la convinzione che la ripartizione degli impegni di riduzione non ha riflesso a suo tempo adeguatamente le "circostanze nazionali" e quindi il potenziale di riduzione dei diversi Paesi ma è stato il risultato di un accordo politico. Tale accordo ha finito per penalizzare il nostro paese rispetto ad altri che avevano un carico inquinante più pesante del nostro. Oltre al rischio di multe salatissime da parte dell´Ue. Alla luce di tale esperienza il Governo si impegnerà affinché le quote di riduzione per il periodo 2012-2020 siano definite con criteri più equi e meno penalizzanti per il nostro sistema economico».

Non ci sta il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, che manda a dire alla Prestigiacomo che «L´Italia ha già usufruito dei saldi, ha già ottenuto i suoi sconti sull´impegno di ridurre le emissioni di C02. Nell´accordo su "Clima e Energia" proposto dalla Commissione Europea e approvato a gennaio con il sostegno dei Capi di Stato dei Paesi membri per l´Italia c´è già stato un forte sconto sugli impegni di riduzione delle emissioni di CO2. Con il Protocollo di Kyoto l´impegno per l´Italia era di ridurre del 6,5% le emissioni al 2012 rispetto al 1990. Con il nuovo accordo l´obiettivo è diventato -5% al 2020. Nessun altro grande Paese europeo ha avuto un trattamento di favore come quello italiano. Più che pietire ulteriori sconti, è necessario che l´Italia inizi a cambiare marcia, attuando politiche di innovazione ed efficienza energetica».

Il ministro dell´ambiente dice che comunque è «intenzione del governo proseguire ed incentivare gli interventi di sostegno alla produzione di energie rinnovabili dal solare al geotermico, dall´eolico alle biomasse, dal riciclo dei rifiuti (!) all´idroelettrico, ma anche favorendo l´utilizzazione delle nuove tecnologie per la cattura e lo stoccaggio della CO2 (i cosiddetti Ccs)».

Ma se si chiede di non rispettare gli impegni di Kyoto e quindi si mette in dubbio il pacchetto energia della stessa Ue, come si fa a "forzare" davvero verso la riconversione dell´energia verso le rinnovabili e vero il risparmio energetico? La posizione dell´Italia somiglia sempre più pericolosamente a quella dell´ormai conclusa esperienza del governo Bush, ci si mette volutamente sulla retroguardia europea, non credendo troppo che dalla crisi si possa uscire in avanti, innovando e mantenendo gli impegni che fanno dell´Europa la riconosciuta avanguardia del tentativo di rimediare ai cambiamenti climatici.

Torna all'archivio