[07/07/2008] Energia

L´inutilità dei G8, la necessità di un nuovo ruolo per l´Onu

LIVORNO. Sono iniziati i lavori del G8 di Toyako, nell´isola di Hokkaido nel nord del Giappone e già si delineano gli assi di convergenza e la probabile, come già annunciata, assoluta inconcludenza dei lavori del vertice.
Tre giorni di riunioni tra i capi di Stato e di governo degli otto Paesi più ricchi e industrializzati del pianeta, ma già si intravede la risposta ai temi in discussione, ovvero i problemi dell´economia mondiale e la crisi alimentare, il riscaldamento climatico e lo sviluppo dei Paesi africani. Una minestra che appare sempre più riscaldata.

L’Italia fa da sponda agli Usa riguardo all’ipotesi di allargamento del G8 anche ai paesi ad economia emergente, respingendo al mittente quanto proposto dal presidente francese Nicolas Sarkozy.

«Bisogna mantenere la formula attuale del G8 che riunisce l´Occidente - ha detto Silvio Berlusconi nel corso di un incontro con la stampa - tuttavia è altrettanto giusto fare delle riunioni regolari allargate ai 5 governi di India, Brasile, Cina, Sudafrica e Messico». Stessa posizione già ribadita dal portavoce della Casa Bianca Gordon Johndroe: «In questo momento non stiamo concentrando la nostra attenzione sulla questione di un ampliamento del G8 ad altri paesi».

Mentre riguardo all’appello rivolto ieri dal Papa ai leader del G8 a non dimenticarsi dei poveri del mondo, la posizione espressa dal premier italiano, ha subito colto la proposta del presidente della Commissione europea, Jose´ Manuel Barroso Barroso che ha annunciato di voler proporre ai Paesi membri dell´Unione lo stanziamento di un fondo del valore di 1 miliardo di euro a favore dell´agricoltura nei Paesi in via di sviluppo per fronteggiare l´emergenza cibo.

«Sono in totale sintonia con la Chiesa cattolica - ha detto il premier Silvio Berlusconi sottolineando però che «l´Italia ha fatto il massimo stanziando un miliardo di dollari» e che, nonostante voglia «fare di più» è impossibilitata a farlo a causa del «debito ereditato».

Sarebbe poi da verificare se anche questa volta si tratta di soli annunci o se poi sono sostenuti da interventi concreti.
Riguardo al problema del costo del greggio, la ricetta italiana è un intervento da operare sui margini di deposito di competenza delle borse sui futures ed una azione da parte delle autorità antitrust non solo in Europa, ma anche negli Usa, in Canada e negli altri Paesi.

Quindi aiuti ai paesi poveri, chiusura ai paesi ad economia emergente e controllo per evitare speculazioni finanziarie per quanto riguarda il prezzo del greggio, assumendo che si tratti solo di un problema di speculazioni finanziarie. Nessuna riflessione sul sistema economico mondiale che sta portando il pianeta, o meglio chi vi abita, ad una progressiva destabilizzazione ambientale e sociale. Quello che si prevede sono le solite ricette in caso di crisi: aiuti economici, magari in cambio di aprire alle esportazioni o di materie prime. Nulla di nuovo e nulla di più di quanto sia fatto sino ad oggi.

Una ragione in più per mettere in dubbio la necessità di organizzare questi incontri tra le 8 potenze economiche del mondo. Oltre al fatto che nessuno ha mai dato loro l’imprimatur per assolvere il compito di decidere sulle sorti del resto del pianeta, compito che sarebbe invece assai opportuno venisse riallocato sotto l’egida di un organismo come l’Onu, che è stato sempre più depotenzializzato nel corso di questi anni e su cui sarebbe invece necessario intervenire affinché assolva al ruolo di goveranance superpartes, quello che si ravvisa è che questi vertici non servono nemmeno più ( o poco) a ricompattare il movimento nato per contrastarli. Perché allora dispiegare tante energie ad organizzarli?

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