[08/07/2008] Aria

Misure per contrastare i mutamenti climatici.... ma senza fretta....

dal nostro inviato Maurizio Gubbiotti
HOKKAIDO. Dopo tanta enfasi in campo ambientale il documento che esce da qui su ambiente e mutamenti climatici è davvero di basso profilo, e soprattutto rimanda a date così lontane nel tempo da non sapere bene chi potrà osservarle.

Partendo dall’ennesimo riconoscimento al processo Major economies leaders meeting il documento prende l’impegno della riduzione del 50% delle emissioni al 2050, differenziato per responsabilità e capacità, con il mantenimento delle tecnologie esistenti nel breve termine, e nel medio e lungo termine con lo sviluppo di tecnologie a basso carbonio. Semplicemente nulla sulla riduzione del 25-40 al 2020, ma invece viene inserito pari pari lo stesso capitolo che il nostro ministro Scajola era riuscito a fare inserire nel documento G8 dei ministri dell’energia, che spiega come appunto anche ieri citavamo, un numero crescente di Paesi esprime interesse per i programmi nucleari quali strumento per affrontare le sfide del cambiamento climatico e della sicurezza energetica.

Questi Paesi, si dice, considerano il nucleare uno strumento essenziale per ridurre la dipendenza dai carburanti fossili e di conseguenza ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Questo preannuncia evidentemente l’intenzione di utilizzare i fondi che dovrebbero servire alle alternative vere di produzione di energia attraverso fonti rinnovabili e pulite come sole, vento, geotermia, microidroelettrico o per le misure di mitigazione delle conseguenze, proprio a favore di questa nuova passione per una fonte il nucleare ben lontana dall’aver risolto i suoi due problemi da sempre, sicurezza e trattamento delle scorie.

Nulla di più facile che ributtare la palla in avanti prendendo impegni sempre più lontani nel tempo e continuando a produrre disastri, ed alla faccia quindi delle posizioni espresse dall’Europa che chiedeva la riduzione del 30% al 2020, e risulta davvero incomprensibile la soddisfazione espressa in una nota di Barroso ancora prima che il documento uscisse dalle stanze.

Sembra poi che su tutto aleggi la volontà di non impegnarsi su nulla finchè India e Cina non saranno definitivamente della partita, come se coloro, “gli otto grandi”, che sono i responsabili di gran parte dei danni nel pianeta potessero oggi scaricare su altri queste responsabilità, e che cosa ancora più imbarazzante se si pensa che quando poi nella prima giornata avrebbero dovuto affrontare come allargarsi ad Algeria, Etiopia, Ghana, Nigeria, Senegal, South Africa, Tanzania, Brasile Cina, India, Indonesia, Messico e Corea, che qui hanno partecipato ad alcuni incontri, tutti si sono ritrovati per il no.

“We’re against the G-8 summit. They are the ones causing poverty and environmental destruction”, “we don’t forgive the G-8, which is responsible for the expansion of poverty!”, questi i principali slogan delle manifestazioni proteste che stanno continuando intorno alle località interessate dal G8. Ieri un centinaio di manifestanti hanno marciato anche dalla piccolissima cittadina di Sobetsu, sempre sull’isola di Okkaido, verso Toyako. Numeri non grandissimi ma sicuramente una presenza molto determinata e vivace ed anche molto in sintonia con quella che è una presenza sempre più forte ed autorevole anche all’interno di alcuni spazi del G8 istituzionale da parte del mondo delle Ong e delle associazioni ambientaliste.

Torna all'archivio