[10/07/2008] Rifiuti

Monrovia e la conquista della discarica nella nebbia azzurra

LIVORNO. Da anni Monrovia, la capitale della Liberia devastata da una interminabile guerra civile, si sveglia avvolta da una nebbiolina « blu » tossica, che si sprigiona dai rifiuti bruciati. I canali di drenaggio delle acque e quel che rimane del sistema fognario sono intasati dai rifiuti e provocano continui allagamenti aumentando il rischio di malaria e di altre malattie infettive.

L’alternativa al fuoco è quella di interrare la spazzatura o di buttarla dove capita, discariche a cielo aperto sono state realizzate per « bonificare » aree umidee o per consolidare gli argini dei corsi d’acqua.

Secondo stime della Banca mondiale, già nel 2005 i cumuli di spazzatura visibili a Monrovia raggiungevano le 70 mila tonnellate.

Facendo un azzardato paragone si potrebbe parlare di una nera Napoli tropicale, se non fosse che, invece della guerra di camorra, il milione di abitanti ha dovuto sopportare per anni una sanguinosa e cannibalesca guerra civile che ha distrutto ogni presenza dello Stato e raso al suolo tutti i servizi, a cominciare dalla già scarsa raccolta dei rifiuti e dalla disponibilità di acqua potabile: l’Unicef 3 anni fa denunciava 26.650 casi di colera.

Dopo la fine del conflitto, Onu, Unicef ed Organizzazioni non governative hanno avviato, insieme alla rinata amministrazione di Monrovia, l´attività di risanamento ambientale, iniziando a raccogliere ed eliminare una parte dei rifiuti. Ma la pace ha anche attratto nuove persone a Monrovia e portato una parvenza di benessere, così i rifiuti continuano a crescere ed ad accumularsi, in mancanza di un sistema di raccolta, e i cumuli di spazzatura ricomparivano presto da dove erano stati tolti.

Le cose hanno iniziato a cambiare nell’aprile 2007, quando la Banca mondiale, accogliendo una richiesta del governo liberiano, ha avviato «un ambizioso progetto destinato a resuscitare un sistema rudimentale di raccolta di rifiuti solidi per la municipalità di Monrovia».

Un impegno grosso, visto che l’impresa municipale di raccolta dei rifiuti era ormai priva di ogni capacità e mezzo: solo due camion capaci di avviarsi e il suo bilancio era di circa 500 mila dollari, un ottavo di quello di città grandi come Monrovia.

Il progetto finanziato dalla Banca mondiale ha preso il via attraverso un grande sforzo di pulizia dei depositi ″scarrabili″ di rifiuti condotto da imprenditori locali e poi è stato avviato un sistema di raccolta regolare, con l’acquisto di 8 camion e di attrezzature per il conferimento temporaneo e la raccolta.

Grandi cassonetti ″scarrabili″ (rigorosamente per l’indifferenziata), sono stati piazzati in centri di raccolta comunitari sparsi in tutta la città ed il servizio di raccolta è stato affidato ad imprese locali che utilizzano i camion del municipio per recuperare i rifiuti dei vari quarti.

Uno sforzo che però intercetta solo il 30% dei rifiuti prodotti ogni giorno, e che ha permesso di raccogliere ed eliminare circa 80 mila tonnellate di rifiuti, migliorando comunque l’aspetto di Monrovia e dando una qualità migliore alla vita di molti dei suoi abitanti.

Ma l’inizio della raccolta ha fatto emergere altri problemi: la discarica di Fiamah, preesistente al progetto, è mal gestita e sorge vicino ad abitazioni, causando gravi rischi all’ambiente ad alla salute delle persone, tanto che la Banca Mondiale ne ha avviato un provvisorio e problematico risanamento e miglioramento, mentre sta cercando di realizzare una nuova discarica provvisoria a Whein Town, un luogo più adatto.

Il problema vero non è infatti quello di realizzare il progetto finanziato dalla Bm, ma di come mantenerlo in futuro con le deboli forze della Liberia e di Monrovia, dove anche la raccolta pura e semplice dei rifiuti rischia di essere un costo insostenibile per amministrazioni senza risorse e per una popolazione in gran parte senza lavoro e che vive in alloggi di fortuna.

A Monrovia, mentre noi ci scanniamo sugli inceneritori e la raccolta porta a porta, l’individuazione di una discarica permanente dove conferire il tal quale sarebbe già un clamoroso passo in avanti e la messa in opera di un sistema di raccolta di rifiuti efficiente che copra tutta la città sembra fantascienza, tanto che la gente della capitale è già orgogliosa che, dopo 14 anni di guerra, ci sia un primitivo servizio pubblico di ritiro dei rifiuti sotto la supervisione del municipio.

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