[11/07/2008] Aria

La Cina chiude le acciaierie a Pechino e rafforza il ministero dell’ambiente

LIVORNO. Le Olimpiadi di Pechino si avvicinano a passi da gigante e la Cina corre agli ultimo urgenti ripari, sia di immagine politica che di riduzione forzata delle emissioni inquinanti.
Un dei più grandi produttori di acciaio della Cina (e quindi del mondo) il gruppo Shougang di Pechino, che è anche il più grande inquinatore della capitale cinese, si è impegnato a ridurre la sua produzione per ridurre, durante i giochi olimpici, del 70% l’inquinamento prodotto.

Le acciaierie della Shougang hanno già tagliato di 200 mila tonnellate al mese la loro produzione, il 29% della produzione normale.
Prima della fine di giugno il gruppo industriale ha fermato tre dei suoi 4 altiforni delle fabbriche di Pechino.

Nella capitale cinese la produzione di acciaio della Shougang è già stata ridotta a 4,2 milioni di tonnellate (erano 8,2), e le fabbriche cittadine dovrebbero essere dismesse entro il 2010.

Secondo l’azienda, la riduzione della produzione di acciaio ha comportato un calo di entrate di almeno 285 milioni di dollari.

La Shougang è stata fondata nel 1919 e da allora è considerata un pilastro dell’industria pesante della Cina, ma il suo impianto più importante sorge solo a 17 chilometri da Piazza Tiananmen, il cuore di Pechino e negli ultimi anni le critiche al gruppo sono sempre più forti per i fumi che escono dalle sue ciminiere, tanto che, per migliorare l’aria in vista delle olimpiadi, il governo cinese dal 2005 ha cominciato a far spostare le acciaierie nella provincia di Hebei, a 200 chilometri da Pechino.

L’inquinamento verrà forse semplicemente spostato verso siti non olimpici, ma la Shougang ha promesso che le sue nuove fabbriche utilizzeranno tecnologie avanzate per ridurre il loro impatto ambientale.

A sorvegliare su queste promesse sarà probabilmente uno dei due nuovi dipartimenti che intende istituire il ministero cinese dell’ambiente e che si occuperanno della supervisione e della sorveglianza «nel quadro degli sforzi per rafforzare la lotta contro l’inquinamento».

Secondo quanto scrive oggi China Daily, citando fonti governative, «Questa misura permetterà di aprire la strada ad un sistema di controllo delle emissioni industriali inquinanti».

Il Consiglio degli Affari di Stato (il governo cinese) ha dato l’autorizzazione al ministero dell’ambiente (istituito recentemente) ad assumere 50 impiegati per i nuovi dipartimenti che porteranno a 300 addetti la pianta organica del ministero dell’ambiente cinese. Numeri che, se paragonati all’Italia, fanno sorridere in un Paese con un miliardo e 330 milioni di abitanti ed esteso su oltre 9 milioni e mezzo di chilometri quadrati.

Eppure l’agenzia ufficiale Xinhua annuncia orgogliosa che «L’espansione del ministero materializza la sua determinazione di rafforzare il controllo delle emissioni nel Paese e di rispondere agli obiettivi fissati che puntano a ridurre del 10% i maggiori inquinanti entro il 2010»,

LIVORNO. Le Olimpiadi di Pechino si avvicinano a passi da gigante e la Cina corre agli ultimo urgenti ripari, sia di immagine politica che di riduzione forzata delle emissioni inquinanti.

Un dei più grandi produttori di acciaio della Cina (e quindi del mondo) il gruppo Shougang di Pechino, che è anche il più grande inquinatore della capitale cinese, si è impegnato a ridurre la sua produzione per ridurre, durante i giochi olimpici, del 70% l’inquinamento prodotto.

Le acciaierie della Shougang hanno già tagliato di 200 mila tonnellate al mese la loro produzione, il 29% della produzione normale.

Prima della fine di giugno il gruppo industriale ha fermato tre dei suoi 4 altiforni delle fabbriche di Pechino.

Nella capitale cinese la produzione di acciaio della Shougang è già stata ridotta a 4,2 milioni di tonnellate (erano 8,2), e le fabbriche cittadine dovrebbero essere dismesse entro il 2010.

Secondo l’azienda, la riduzione della produzione di acciaio ha comportato un calo di entrate di almeno 285 milioni di dollari.

La Shougang è stata fondata nel 1919 e da allora è considerata un pilastro dell’industria pesante della Cina, ma il suo impianto più importante sorge solo a 17 chilometri da Piazza Tiananmen, il cuore di Pechino e negli ultimi anni le critiche al gruppo sono sempre più forti per i fumi che escono dalle sue ciminiere, tanto che, per migliorare l’aria in vista delle olimpiadi, il governo cinese dal 2005 ha cominciato a far spostare le acciaierie nella provincia di Hebei, a 200 chilometri da Pechino,

L’inquinamento verrà forse semplicemente spostato verso siti non olimpici, ma la Shougang ha promesso che le sue nuove fabbriche utilizzeranno tecnologie avanzate per ridurre il loro impatto ambientale.

A sorvegliare su queste promesse sarà probabilmente uno dei due nuovi dipartimenti che intende istituire il ministero cinese dell’ambiente e che si occuperanno della supervisione e della sorveglianza «nel quadro degli sforzi per rafforzare la lotta contro l’inquinamento».

Secondo quanto scrive oggi China Daily, citando fonti governative, «Questa misura permetterà di aprire la strada ad un sistema di controllo delle emissioni industriali inquinanti».

Il Consiglio degli Affari di Stato (il governo cinese) ha dato l’autorizzazione al ministero dell’ambiente (istituito recentemente) ad assumere 50 impiegati per i nuovi dipartimenti che porteranno a 300 addetti la pianta organica del ministero dell’ambiente cinese. Numeri che, se paragonati all’Italia, fanno sorridere in un Paese con un miliardo e 330 milioni di abitanti ed esteso su oltre 9 milioni e mezzo di chilometri quadrati.

Eppure l’agenzia ufficiale Xinhua annuncia orgogliosa che «L’espansione del ministero materializza la sua determinazione di rafforzare il controllo delle emissioni nel Paese e di rispondere agli obiettivi fissati che puntano a ridurre del 10% i maggiori inquinanti entro il 2010»,


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