[11/07/2008] Parchi

Sui Parchi un inizio poco buono del ministro Prestigiacomo

BOLOGNA. Stop ai Parchi nazionali come “poltronifici” per affidare la loro gestione a delle “fondazioni” attraverso le quali coinvolgere i privati e ricavare così i fondi necessari per il loro funzionamento.
Sono alcuni dei passaggi che hanno caratterizzato il discorso che l’On. Prestigiacomo ha svolto il 1 luglio presso la Comm.ne Ambiente della Camera in occasione della presentazione del programma del proprio Ministero. Peccato che a questi propositi, che più che dei punti programmatici sembrano dei veri e propri proclami propagandistici, non corrisponda un comportamento minimamente coerente da parte dello stesso Ministro.

Infatti vorremmo fare notare all’On. Prestigiacomo che se i Parchi sono dei “poltronifici”, cosa sulla quale nutriamo molti dubbi, non è molto opportuno nominare, addirittura il giorno stesso in cui ha rilasciato questa dichiarazione, a Commissario del Parco nazionale del Gran Sasso un avvocato di Teramo, il cui unico merito in campo naturalistico, si fa per dire, sembra sia quello di essere il segretario provinciale di Anj di Teramo.

Nulla contro il commissariamento del Parco del Gran Sasso, che purtroppo attende ancora da anni la nomina del suo Presidente e del suo Consiglio, ma chi impediva al Ministro di nominare come Commissario, così come anche nel recentissimo passato è stato fatto, un tecnico del suo Ministero, determinando così anche un risparmio economico per le casse dello Stato.

Siamo di fronte alla riproposizione di un vecchio vizio della politica : “predicare una cosa e fare l’esatto contrario". Ci auguriamo di no, ma dobbiamo dire che l’inizio del Ministro non è stato dei migliori.
Quanto poi al fatto che i Parchi debbono essere, delle “grandi imprese economiche per riuscire così ad autofinanziarsi" consigliamo al Ministro un po´ di prudenza. Non solo perché questi propositi li abbiamo già sentiti sette anni fa, dall’allora Ministro Matteoli il quale, su questo come su altro, è stato sonoramente smentito dalle conclusioni dell’indagine sui Parchi effettuata dalle commissioni parlamentari Ambiente di Camera e Senato, ma soprattutto per prendersi il tempo necessario per verificare meglio quanto già oggi rendono i Parchi in termini economici a favore dell’intera società italiana.

I territori dei Parchi infatti costituiscono i principali serbatoi di acqua potabile che alimentano gli acquedotti della gran parte delle nostre città, le loro foreste producono ossigeno e aria pulita, immagazzinano CO2, conservano specie animali e vegetali non riproducibili in vitro e spesso fonte di prodotti utilizzati in medicina ma non solo. Si tratta dei così detti “beni collettivi senza prezzo” che producono servizi essenziali a vantaggio, spesso, dei territori esterni ai loro confini. Beni a cui basterebbe dare un valore economico preciso per rendersi conto dell’importanza dei Parchi.

E dove se non dai Parchi dobbiamo partire per rilanciare, in chiave turistica e non solo, la così detta Italia di qualità; qualità di paesaggi, di culture, di tradizioni, di natura che costituiscono la vera risorsa non delocalizzabile e non riproducibile, e quindi preziosissima, di cui dispone il nostro paese.

C’è da sperare che, quando il ministro Prestigiacomo parla di dar vita nei Parchi a delle non meglio precisate Fondazioni, pensi in particolare al coinvolgimento degli agricoltori, allevatori, artigiani ed operatori turistici dei Parchi stessi. O il Ministro pensa ad altro? Ben venga, allora, al più presto, una nuova Conferenza Nazionale delle Aree Protette, per parlare dei veri problemi dei Parchi, anche per rilanciarne la missione di conservatori della natura e di promotori della sostenibilità.

Anche a noi interessa infatti avviare un confronto sullo stato della biodiversità, sulle politiche da intraprendere per arrestarne la perdita e sugli strumenti, tra cui i Parchi, più adatti per perseguire gli obiettivi di tutela e di valorizzazione.
In questo quadro discutiamo pure anche dell’efficacia degli enti parco nazionali e della struttura prevista dalla legge 394/91, che per noi non rappresenta certo un tabù intoccabile, ma facciamolo partendo dalla missione dei parchi nel contesto più generale delle politiche ambientali che servono al paese e riflettendo sull’ampliamento della partecipazione delle comunità locali e dei portatori di interesse (agricoltori, pescatori e operatori turistici innanzitutto) alla loro gestione, consapevoli che le aree protette, sia nazionali che regionali, sono allo stesso tempo un progetto locale e nazionale di sviluppo sostenibile, che non può essere considerato un peso per il bilancio dello Stato, ma un formidabile investimento per il futuro della nostra civiltà.

* Presidente Forum Aree Protette del PD

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