[15/07/2008] Comunicati

Spoleto: per una scienza a beneficio dell´intera umanità

ROMA. Sabato scorso, 12 luglio, e domenica 13 si è svolta in Umbria la ventesima edizione di SpoletoScienza, una manifestazione organizzata dalla Fondazione Sigma Tau. Nata sul finire degli anni ’80, è tra i primi e più virtuosi esempi in Italia di infotainment scientifico. Cioè di una comunicazione della scienza che è, insieme, informazione e spettacolo.

Questa ventesima edizione si è fatta notare non solo perché ha avuto una struttura a specchio: sabato si parlato della «scienza al tramonto del secolo breve», e il giorno successivo, la domenica, della «scienza all’alba del nuovo ordine». Ma anche e per certi versi soprattutto perché nel primo giorno l’effetto specchio è stato esaltato: si è affrontato, infatti, il tema della comunicazione della scienza. In particolare di comunicazione della scienza al grande pubblico dei non esperti, come quello che frequenta in questi giorni Spoleto.

Un tema una volta considerato marginale dagli scienziati. Malgrado straordinari eccezioni – da Galileo a Einstein – alla comunicazione pubblica della scienza, per molto tempo, si sono dedicati pochi scienziati, in genere i vecchi non più in grado di fare ricerca attiva in prima persona o meno bravi, non in grado di fare ricerca rilevante in prima persona.

Ciò era possibile perché, per molto tempo, la scienza si è potuta sviluppare senza rapporti stretti e diretti con il resto della società. Ma da almeno mezzo secolo a questa parte i rapporti tra scienza e società sono cambiati. La scienza e l’innovazione tecnologica che si fonda sulle nuove conoscenze scientifiche sono diventate il motore dell’economia, oltre che della cultura dell’uomo. Nel medesimo tempo si sono sviluppate enormemente la biomedicina e la percezione di massa dell’importanza della salute. In breve: oggi la scienza permea in ogni dimensione la nostra vita, da quella economica a quella etica. Anche per questo noi tutti, non esperti, contribuiamo continuamente e in diversi modi a indirizzare lo sviluppo della scienza.

Cosicché la comunicazione della scienza da orpello è diventata una necessità: per gli scienziati che devono assumere decisioni sullo sviluppo delle loro ricerche in compartecipazione con gruppi estesi di non esperti; per i cittadini che sono chiamati ogni giorno sia a scelte che hanno una forte componente scientifica (si pensi ai problemi ambientali), sia a scelte, come a Spoleto ha rilevato l’epistemologo Mauro Ceruti, di indirizzo della scienza stessa.

Purtroppo, come ha rilevato lo storico delle idee Paolo Rossi, altro illustre ospite di SpoletoScienza, non sempre gli scienziati hanno capito la portata e la profondità di questo cambiamento. E non tutti si sono attrezzati per stabilire una buona comunicazione della scienza.

Una comunicazione che, come ha spiegato molto bene lo psicologo sociale Martin Bauer sempre a Spoleto, si è evoluta nel tempo. Sia nella sua struttura di fondo. Sia nella consapevolezza dei protagonisti. Alcuni anni fa prevaleva – anche tra gli studiosi più avvertiti – un modello fondato su due presupposti: la comunicazione deve servire a rendere la scienza socialmente accettata e questo avviene attraverso una robusta alfabetizzazione scientifica dei non esperti. Colmato il deficit di conoscenza, automaticamente i cittadini assumeranno un atteggiamento più amichevole verso la scienza.

Questo modello è estremamente riduttivo, per molti motivi. E ha funzionato poco. Oggi prevale un approccio (chiamato science in/and society) diverso, fondato sul dialogo (e non sul monologo), sulla partecipazione, sul riconoscimento che esistono diverse forme efficaci di comunicazione e diversi attori della comunicazione efficace.

Questo processo, ha detto Bauer, deve continuare. E poiché è di estrema importanza e complessità, deve diventare esso stesso oggetto di studio scientifico. Di più, aggiungiamo noi. La comunicazione della scienza deve essere considerata (e studiata) come parte vitale della costruzione (in atto) della cittadinanza scientifica. Necessaria non solo a diffondere informazioni e cultura scientifiche, ma per assicurare l’accesso di massa e la reale possibilità di utilizzo delle conoscenze scientifiche. Perché la società della conoscenza sarà democratica «all’alba di un nuovo ordine desiderabile», solo se riuscirà a realizzare l’antico progetto di Francis Bacon: la scienza non deve essere a vantaggio di questo o di quello, ma a reale beneficio dell’intera umanità.

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