[15/07/2008] Aria

La Russia: per Kyoto abbiamo già dato

LIVORNO. Alexandre Pankine, un portavoce del ministero degli esteri russo, ha detto che «La Russia è riuscita a contenere l’aumento delle emissioni di gas serra e a raggiungere una cifra del 30% inferiore al volume stipulato attraverso i suoi impegni. L’economia nazionale conosce una crescita annuale del 6-7%, pertanto riusciremo a contenere l’aumento delle emissioni di gas serra, il cui volume è inferiore del 30% in rapporto ai nostri impegni».

Secondo la stessa fonte riportata da Ria-Novosti «La Russia non potrà perdere il suo vantaggio, visto il ritmo di sviluppo della sua industria». Una convinzione confermata anche dal le vice-ministro russo dell’energia, Anatoli Ianovski: «Quali che siano i ritmi di crescita dell’economia rissa, di qui al 2020, la Russia non oltrepasserà il livello dell’anno 1990 in materia di emissioni di gas ad effetto serra».

La trasformazione della Russia in uno Stato-mercato petrolifero e gasiero non comporta certamente le stesse emissioni che in epoca sovietica erano il frutto di un’industria pesante superata, obsoleta e fortemente inquinante che è stata anche in parte responsabile del crollo economico dell’Urss, non avendo altro traguardo che quello del rispetto quantitativo dei piani quinquennali sfornati al Cremlino.

Ma la situazione non appare così rosea al primo ministro russo Vladimir Putin (Nella foto)convinto che, durante una riunione dei vice-primiministri e dei ministeri chiave del suo governo ha detto chiaramente che , «La Russia debba diminuire la dipendenza della sua economia riguardo alle importazioni e la sua influenza negativa sulla popolazione, assicurando la competitività della sua industria. Noi vogliamo creare condizioni che permettano al nostro Paese di realizzare il suo potenziale competitivo, di piazzarsi bene sul mercato mondiale e di proteggere la nostra popolazione contro le conseguenze negative della dipendenza eccessiva dalle importazioni. Non siamo contro le importazioni, noi chiederemo un accesso equo ed onesto ai mercati reciproci durante i negoziati sull’adesione russa all’Organizzazione mondiale del Commercio, e nelle nostre discussioni bilaterali».

L’uno-due del governo russo è evidente: prima due ministeri dicono che la Russia è ben oltre il Protocollo di Kyoto grazie ad una crisi economica post-sovietica che ha devastato la sua inquinante industria pesante, poi Putin dice che vuole mani libere e che la Russia si appresta a reindustrializzare per recuperare il gap esportazioni-importazioni, nel quale naturalmente non viene conteggiata l’enorme esportazione di gas e petrolio a prezzi sempre più alti. Il segnale è duplice: noi russi siamo a posto con Kyoto, anzi siamo molto al di sotto (e allora non si capisce perché la Russia è stata tra le ultime a firmare quel Protocollo), per il suo rispetto rivolgetevi ad altri, noi abbiamo già dato.

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