[16/07/2008] Rumore

Inquinamento acustico: ultimi giorni per presentare i piani d´azione

LIVORNO. Le autorità indicate dalle regioni (ad esempio Comuni, Province e altri enti), le società e gli enti gestori dei servizi pubblici di trasporto e delle relative infrastrutture hanno solo due giorni per adempiere ai loro obblighi in materia di inquinamento acustico: entro venerdì 18 luglio 2008, infatti, i piani d’azione devono essere elaborati e trasmessi insieme alla sintesi alle regioni. E’ un obbligo di derivazione europea (poi recepito in Italia con Dlgs 194/2005) che mira alla elaborazione entro il 2007 delle mappe acustiche ed entro il 2008 dei piani d’azione per importanti tratte ferroviarie (oltre 60mila treni l’anno), assi stradali principali (sui quali transitano oltre 6 milioni/anno di veicoli), aeroporti e per grandi centri abitati (oltre 250mila abitanti).

I piani d’azione sono quei piani destinati a gestire i problemi di inquinamento acustico e i relativi effetti compresa e se necessario la sua riduzione. Vengono elaborati sulla base della mappa acustica strategica: una mappa finalizzata alla determinazione dell’esposizione globale del rumore in una certa zona a causa di varie sorgenti di rumore ovvero alla definizione di previsioni generali per la zona. Sono quindi possibili strumenti per evitare, prevenire o ridurre gli effetti nocivi dell’esposizione al rumore ambientale, compreso il “fastidio” ossia “la misura di cui sulla base di indagini su campo e simulazioni, il rumore risulta sgradevole a una comunità di persone” (Dlgs 196/2005 articolo 2, lettera h).

Non riguarda però il rumore generato dalla persona esposta, dalle attività domestiche, proprie o del vicinato, né al rumore sul posto di lavoro prodotto dalla stessa attività lavorativa o a bordo dei mezzi di trasporto o dovuto ad attività svolte nelle zone militari. Riguarda invece il “rumore ambientale” ossia suoni indesiderati o nocivi in ambiente esterno prodotti dalle attività umane, compreso il rumore emesso da mezzi di trasporto, dovuto al traffico veicolare, al traffico ferroviario, al traffico aereo e proveniente da siti di attività industriali.

Perché il rumore non è solo un problema degli ambienti di lavoro o delle abitazioni (magari costruite senza crismi edilizi-acustici),ma è una forma di inquinamento. Da tempo ormai le organizzazioni che si occupano della tutela della salute mettono in guardia dall’essere esposti al frastuono tipico della nostra civiltà per effetti che si ripercuotono in generale sull’organismo e che spesso ricadono nella omnicomprensiva sfera dello stress.

Ma il rumore è una forma di inquinamento su cui si è prestato minore attenzione. Volendo rimanere su un discorso puramente giuridico la normativa sul rumore non solo è stata una delle ultime ad approdare nel nostro ordinamento, ma non è neanche ricompresa nel così detto codice ambientale (tanto che per alcuni studiosi e cultori della materia il Dlgs 152/06 così come modificato dal Dlgs 4/08 non può essere definito come tale proprio perché manca di alcuni settori).

Comunque sia l’inquinamento da rumore è uno dei più difficili da combattere: sia perché non è così semplice distinguere il rumore dal suono dato che questo è un aspetto che ricade nella sfera soggettiva del singolo sia perché non è facile sulla base dell’unità di misura del decibel arrivare a definire la soglia di tolleranza.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a un livello di rumore superiore ai 55 decibel si possono già verificare non solo disturbi del sonno e mancanza di concentrazione, ma anche aumento della pressione sanguigna, disturbi psichici e sopratutto stress. Ma secondo uno studio compiuto dalla commissione europea 210 milioni di cittadini sono esposti a rumore da traffico uguale o superiore a 55 dB e 35 milioni al rumore dei treni. Da questo deriva un costo sociale stimato in 40 miliardi di euro ogni anno. E sempre secondo questo studio si stima in 50.000 il numero dei decessi in Europa collegabili all’inquinamento acustico.

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