[16/07/2008] Consumo

Oceana, il Wwf, il Tar e il "vizietto" delle ferrettare ponzesi

LIVORNO. Pochi giorni fa è stata respinta l´ennesima richiesta di pescatori, stavolta dell´isola di Ponza, di utilizzare, in maniera diversa da quanto previsto dalla legge, le "ferrettare" (reti derivanti lunghe fino a 2 chilometri e mezzo) fino a 18 miglia di distanza dalla costa, contro le 10 miglia previste dalla legge proprio per tutelare le specie protette che vivono al largo.

In seguito ad un ricorso del Wwf, il Tar del Lazio ha respinto il decreto del ministero delle politiche agricole dell´8 maggio che concedeva l´´autorizzazione, che ha così garantito il ripristino della legali alle ferrettare. Secondo Xavier Pastor (Nella foto), direttore esecutivo di Oceana per l´Europa, «Tanto l´iniziativa del Wwf quanto la decisione del tribunale regionale hanno posto fine a "un senza senso" e a un decreto che andava totalmente contro la normativa comunitaria vigente. Tuttavia, c´è ancora molto da fare. La Calabria, la Campania, il Lazio e la Sicilia, centri dell´uso di reti derivanti illegali, lo sono anche dell´uso della ferrettara. La ferrettara, nella maggior parte dei casi e delle condizioni in cui viene utilizzata, non si differenzia in alcun modo dalle reti derivanti vietate dall´Ue, per questo motivo Oceana reitera la sua petizione al governo italiano di annullare il decreto che autorizza l´uso di questo attrezzo da pesca, e alla Commissione Europea di aumentare la sua pressione sull´Italia affinché la legislazione comunitaria venga rispettata».

«Non è la prima volta che si prova ad evadere i limiti previsti dalla legge – spiega Marco Costantini, responsabile mare del Wwf Italia – Già nel 2006 un ricorso del Wwf aveva bloccato un tentativo simile. Questa decisione del Tar è dunque la prova definitiva che il ministero delle politiche agricole e forestali non deve cedere a pressioni irrazionali da parte dei pescatori, perché insostenibili dal punto di vista ambientale e contrarie a tutte le norme nazionali ed internazionali. Il limite di 10 miglia è assolutamente vincolante e ogni tentativo di scavalcarlo è destinato ad essere uno sforzo inutile. Tra l´altro, utilizzare le ferrettare a 18 miglia dalla costa di Ponza, equivale a utilizzarle a circa 40 miglia dalla costa italiana e cioè entrare nel raggio di pesca di pesci spada e tonni, per i quali la pesca con le reti derivanti è invece assolutamente vietata».

Eppure sono ancora molte le imbarcazioni italiane, in Liguria, nel Lazio, in Calabria, e in Sicilia, che utilizzano la ferrettara, una rete autorizzata dalla legge ma con alcuni vincoli importanti per una pesca sostenibile: non deve essere lunga più di 2,5 km; può essere calata non oltre le 10 miglia dalla costa; non deve essere utilizzata per pescare pesce spada e tonni.

La ferrettara è una rete derivante autorizzata dal governo italiano nonostante le proteste degli ambientalisti e che, in teoria, dovrebbe essere utilizzata per la cattura di piccoli pelagici e di diverse specie demersali. In realtà, il lato di maglia di 18 cm e la distanza di 10 miglia dalla costa, autorizzati dal governo italiano per l´attività della pesca, implicano la cattura di specie proibite dall´Ue, come il tonno e il pesce spada, e la cattura accidentale di specie protette, come cetacei e tartarughe marine.

«Infatti – spiega Ocna - le reti derivanti, di cui le più note sono le spadare, sono purtroppo attrezzi da pesca selettivi per taglia ma poco selettivi per specie che, se usati in mare aperto, rischiano di catturare anche specie a rischio come cetacei e tartarughe marine, motivo per cui sono ormai bandite da tutto il mar Mediterraneo sia da leggi nazionali, che comunitarie che perfino da risoluzioni della Commissione generale per la pesca nel mediterraneo (Cgpm)».

Il 9 giugno Oceana ha presentato a Roma, il rapporto "Reti derivanti italiane: la persistenza della pesca illegale. Rapporto della campagna di Oceana 2007" e questa settimana la nave di ricerca Marviva Med è nel Tirreno per documentare l´uso di questo attrezzo da pesca illegale. Tra i luoghi ispezionati e documentati da Oceana, c´è proprio Ponza, «abituale centro dell´uso di reti derivanti prima del divieto, con imbarcazioni che oggi continuano a pescare illegalmente pesce spada con ferrettare di vari chilometri di lunghezza»

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