[17/07/2008] Consumo

Greenpeace fa la guida al pesce sostenibile

LIVORNO. Tempo di estate, tempo di guide per viverla meglio e possibilmente senza fare troppi danni all´ambiente. Ci prova anche Greenpeace con la sua "Guida ai consumi ittici", un utile strumento per il consumatore distratto ma ambientalmente volenteroso per capire quali pesci non bisogna comprare e quali, con le dovute attenzioni, si "possono" mangiare.

Tra quelli proibiti inseriti nella "lista rossa" ci sono dei veri e propri sacrifici (alcuni inaspettati) per i buongustai: tonno pinna gialla, tonno rosso, pesce spada, merluzzo (e quindi baccalà e stoccafisso) e i gamberoni tropicali.

«Per tonni, pesce spada e merluzzo il problema principale è lo stato disastroso delle risorse, peggiorato ulteriormente dalla pesca pirata – sottolinea Greenpeace – I gamberoni tropicali, invece, provengono da pratiche di acquacoltura che danneggiano la fascia costiera intertropicale, cui si associano gravi violazioni dei diritti umani. Anche per le specie nella "lista rossa" esistono, però, eccezioni che devono essere sostenute, come ad esempio la pesca tradizionale al tonno rosso delle tonnare fisse».
Alessandro Giannì, responsabile della campagna mare di Greenpeace , spiega che «Gran parte del prodotto ittico nazionale deriva dalla pesca a strascico o dall´acquacoltura. Nel mondo "reale" non esiste il bianco e il nero: non tutta la pesca a strascico ha lo stesso livello di impatto, anche se si tratta di un sistema di pesca generalmente distruttivo, e non tutta l´acquacoltura è sostenibile».
Più difficile è stilare la lista del pesce davvero "sostenibile", tanto che Greenpeace ha preferito non stilare una "lista verde" da contrapporre a quella delle specie più a rischio e si limita a suggerire una serie di principi da seguire per consumare il pesce in maniera più sostenibile.

Ecco i consigli della "Guida ai consumi ittici":
1. Chiedere sempre informazioni sul prodotto (es. se proviene da strascico o pesca artigianale)
2. Orientarsi sul pesce azzurro (alici, sardine, sgombri) e sulle cozze (debitamente certificate per la stabulazione)
3. Evitare sempre pesce sotto taglia
4. Per orate e spigole di acquicoltura preferire i prodotti italiani (costano di più ma la qualità è superiore e, di solito, gli impatti inferiori)

«La regola fondamentale è quella di informarsi – dice Giannì - i consumatori hanno il diritto-dovere, di sapere cosa comprano e a quali costi ambientali e sociali. Con la loro pressione i consumatori possono modificare i processi produttivi a favore della sostenibilità»

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