[17/07/2008] Urbanistica

Consumo di suolo: Toscana tra ombre e luci

FIRENZE. E’ stato presentato oggi lo studio voluto da Regione Toscana e realizzato da Irpet (Istituto regionale programmazione economica Toscana) sul consumo di suolo nella nostra Regione. In realtà il contributo della ricercatrice Chiara Agnoletti ha un titolo più complesso “Le trasformazioni territoriali e insediative in Toscana. Analisi dei principali cambiamenti in corso”.

Lo studio andrà a costituire parte importante del più ampio Rapporto sul monitoraggio delle politiche e delle trasformazioni in atto che sarà presentato il prossimo autunno. Un primo punto importante, che poi è stato oggetto di dibattito, è la fonte dei dati o meglio i limiti delle fonti utilizzate. Per lo studio, in mancanza di fonti informative omogenee che registrano la crescita insediativa, è stato utilizzata l’unica fonte informativa omogenea disponibile attualmente: il progetto Corine (Coordination of information on the enviroment) Land Cover sulle dinamiche di land use. Corine è disponibile in due “fotografie” datate 1990 e 2000. La scala è macroscopica (unità minima dei cambiamenti è di 5 ettari e il modulo minimo cartografabile è di 25 ettari), limite evidenziato dalla stessa Agnoletti. A supporto sono poi stati utilizzati dati del Servizio geografico regionale aggiornato al 2006. Il consumo di suolo, indagato nello studio, è riferito ai territori modellati artificialmente (es. zone urbanizzate, aree industriali, reti di comunicazione, zone estrattive..), rapportati con la superficie totale e alla popolazione residente, tenendo comunque conto della irreversibilità dei processi di trasformazione.

La crescita insediativa in un contesto generico fa registrare costi e benefici. Tra i primi ad esempio la minor disponibilità di territorio per l’agricoltura o la maggiore impermeabilizzazione dei suoli. I benefici invece sono dovuti alla risposta al fabbisogno abitativo primario. Al di la di qualche variazione percentuale insignificante, In Italia come in Europa, l’uso del territorio continua ad essere a prevalente destinazione agricola (circa il 50%), il 41 % è occupato da boschi ed il 4-5% da territori urbanizzati. Per quanto riguarda il modello insediativo, lo studio mette in evidenza per la Toscana un’elevata concentrazione di popolazione (la Campania è al primo posto in questa classifica) e un’alta concentrazione di attività produttive (in questo caso è la Lombardia la prima in classifica). Entrando nel dettaglio di qualche altro dato tra i molti forniti nello studio, segnaliamo quello relativo all’impiego di suolo procapite: negli anni novanta in Italia era di 250 (mq/ab) mentre la Toscana con 284 mq si pone più o meno al centro classifica. Se si guarda l’incidenza dei territori urbanizzati rispetto alla superficie totale, il dato nazionale si attesta sul 4,5%, la Toscana è sul 4,3%, come Piemonte e simile all’Emilia Romagna (4,7%). Molto interessante è il dato sull’incidenza dei territori urbanizzati rispetto alla superficie disponibile e Pil. La situazione si presenta diversificata: alcune regioni come Lombardia, Veneto, Piemonte hanno alti valori di Pil con alto impiego di territori urbanizzati; la Toscana e l’Emilia hanno valori di Pil alti con relativamente basso consumo di suolo. Mentre altre regioni con in testa ancora la Campania, hanno Pil basso e uso di suolo a fini urbani elevato. Il dato dinamico tra il 1990 e il 2000 segnala che in Italia i territori modellati artificialmente sono cresciuti del 6% passando a 1 milione e 442 mila ettari. La Toscana è la Regione che è cresciuta ad un ritmo più sostenuto delle altre nel periodo (16% secondo questo studio, mentre uno studio Apat riporta il 10%). Dal punto di vista demografico, la popolazione in Toscana è stabile nel decennio, ma si è ridistribuita sul territorio con una diversa pressione insediativa: aumenti lungo l’asse dell’Arno (50% della popolazione, 46% delle abitazioni è localizzato nel 26% della superficie regionale), tra Firenze-Prato-Pistoia, tra Empoli e Pisa e nell’area Apuo-Versiliese.

Altro elemento considerato nello studio è il ruolo della pianificazione rispetto alle trasformazioni territoriali. Un solo dato guardando indietro e cioè ai vecchi PRG (situazione ante LR. 5/95): completamente sbagliata è stata la previsione di espansione demografica, ma nonostante questo, invece è stato confermato, come da previsioni, l’incremento delle aree urbanizzate. Situazione generale diversa si presenta se si analizzano le tendenze più recenti (2000-2006). Le aree urbanizzate incidono del 4,5% sul totale, ma la crescita è contenuta (+ 3%) negli ultimi 6 anni, contro 16% del decennio precedente. Conferma di questo dato viene anche dalla volumetria pro capite autorizzata in Toscana sia residenziale che non residenziale, dove si registrano valori più bassi della media nazionale. L’elemento critico di quest’ultimo periodo è rappresentato dalla crescita dei tessuti residenziali discontinui avvenuta a discapito del territorio agricolo. Quindi, in sintesi, lo studio mette in luce due situazioni differenti nell’arco del periodo 1990-2006: crescita insediativa notevole fino al 2000 e frenata nel periodo più recente con diffusione della cultura del recupero e della riconversione urbana. Le criticità da superare nella fase attuale riguardano le modalità di insediamento nel territorio, la qualità dei nuovi insediamenti e come successo dopo il 2001, anno in cui la Toscana ha fatto registrare una crescita prossima allo zero, la conferma dello spostamento degli investimenti dal settore produttivo al mercato immobiliare, per soddisfare una domanda di tipo speculativo.

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