[17/07/2008] Comunicati

Il Papa, il koala, e la responsabilizzazione della società umana

FIRENZE. Nella tenera immagine di Benedetto XVI che accarezza un koala tenuto in braccio da un fedele alla Giornata mondiale della gioventù si può sintetizzare il senso dell’approccio che la Chiesa cattolica ha avuto e continua ad avere nei confronti di quello che essa chiama “Creato”. Un approccio che in occasione dell’evento di Barangaroo (Sydney) ha rivelato per l’ennesima volta la sua natura intrinsecamente contraddittoria: delicata e non irrispettosa da un lato, come è stato il gesto del Papa nei confronti del piccolo marsupiale (Avvenire riferisce anche il suo ritrarsi all’offerta di prendere in braccio l’animale, «più sicuro in braccio al suo custode»), ma dall’altra parte ancora una volta inneggiante all’antropocentrica visione di un mondo e di un ambiente al servizio dell’uomo.

Un uomo che anche secondo la Chiesa non deve (o meglio, non deve più) ubriacarsi smodatamente con le risorse a disposizione, ma anche un mondo che continua ad essere presentato come l’orticello di quella creatura umana che, industriosa e operosa, deve per forza considerarsi al di sopra delle altre creature viventi e del pianeta stesso. Un uomo che non uccide (più) il raro koala a fucilate e che anzi lo coccola, ma solo se esso accetta di stare in braccio ad un giovane, sorridente credente australiano ovviamente dotato di felpa verde d’ordinanza, e non pretende invece di starsene libero a nutrirsi dei suoi bambù in qualche foresta di eucalipti.

Ciò vale in particolare per gli ambiti inerenti alla salvaguardia di questo cosiddetto Creato, salvaguardia che secondo il pontefice deve passare sì – e su questo ci troviamo d’accordo – attraverso una responsabilizzazione dell’uomo nei confronti dell’uso smodato e consumistico delle risorse e dei beni che caratterizza la società attuale. Ma salvaguardia che – ancora una volta viene ribadito, in attesa della prima Enciclica “sociale” del Papa tedesco che ha il titolo provvisorio di “Caritas in veritate” e vedrà la luce presumibilmente verso settembre - deve passare anche (e su questo siamo meno d’accordo) attraverso il perdurare della sottomissione del vivente, della natura, delle risorse e del mondo stesso all’uomo, ancora una volta eletto «vertice della creazione di Dio».

E – niente di nuovo sotto il sole australiano - qui sta la profonda contraddizione: da una parte le odierne dichiarazioni del Pontefice sulla «riluttanza» con cui ammettiamo le «ferite che segnano la superficie della terra: l’erosione, la deforestazione, lo sperpero delle risorse minerali e marine per alimentare un insaziabile consumismo». La condivisibile constatazione contenuta nel messaggio rivolto ai giovani riguardo a «ciò che ostentatamente è stato promosso come umana ingegnosità» e che «si è ben presto manifestato come follia, avidità e sfruttamento egoistico». Ma dall’altra parte, poco più avanti, l’esortazione a «tenere presente che il fondamento sicuro dell’umana solidarietà sta nell’origine comune di ogni persona, il vertice del disegno creativo di Dio per il mondo. Come cristiani, voi siete in questo mondo sapendo che Dio ha un volto umano».

La lotta che la Chiesa fa al relativismo è la riproposizione dell’eterno conflitto tra Fides e Ratio, e non è su questo che vogliamo esprimerci. Ciò che non ci torna è come la Chiesa non si ponga il dubbio se abbia senso proporre al Re di non ubriacarsi con il vino regalatogli dai suoi sudditi. Se sia conciliabile cioè la responsabilizzazione dell’uomo nei confronti del resto del pianeta con una concezione che vede l’uomo come un bambino viziato da questo pianeta, che viene concepito come a disposizione della nostra specie. Se veramente si crede che il koala sia nato per stare in braccio ad un uomo ed essere portato in dono al Pontefice, come si regala un gattino. Se veramente si è così convinti che per rispettare (e quindi sfruttare, ma in modo sostenibile) il pianeta, le sue risorse e le altre forme viventi si debba partire dalla certezza che Dio abbia il volto dell’uomo.

E se – sia scritto senza alcuna volontà offensiva o blasfema – Dio avesse il volto spaventato di quel koala? Cosa penserebbe dell’uomo?

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