[23/07/2008] Consumo

Wto, Coldiretti e Cia chiedono a governo e Ue difesa Indicazioni Geografiche da attacco Usa

LIVORNO. Alle due più grandi associazioni di coltivatori italiani non sono piaciute affatto le dichiarazioni fatte al summit del Organizzazione mondiale del commercio (Wto) della rappresentante Usa Susan Schwab (nella foto) che ha ribadito lŽintenzione del governo Bush di non voler negoziare sulle Indicazioni geografiche. Per la Coldiretti «lŽUnione europea deve, a sua volta, ribadire lŽimportanza di trovare una soluzione adeguata al gravoso problema delle contraffazioni dei prodotti agricoli in generale e di quelli Made in Italy, in particolare. La questione della tutela delle indicazioni geografiche, così come lŽinclusione nella lista dei prodotti tropicali di taluni prodotti mediterranei merita risposte in linea con quanto dichiarato di recente dal commissario europeo allŽagricoltura, Fischer Boel e dal ministro Zaia. A questo punto è necessario che lŽUnione europea tenga fede a quanto sin qui affermato riguardo al condizionamento delle proprie offerte a un esito positivo del negoziato anche sulle Indicazioni geografiche e gli altri aspetti collegati, reagendo allŽatteggiamento statunitense in maniera chiara e inequivocabile. Ciò si rende ancora più necessario nel momento in cui 105 Paesi si sono già espressi a favore di unŽefficace tutela delle Indicazioni Geografiche a livello mondiale, tra cui quasi tutti i Paesi in via di sviluppo e quelli meno avanzati. LŽUnione europea non può correre il rischio di accordi al ribasso per lŽagricoltura in un momento in cui, con lŽemergenza cibo mondiale, la capacità di approvvigionamento alimentare è diventata un fattore strategico per lo sviluppo dellŽintera economia e lŽadozione di regole trasparenti nel commercio un atto fondamentale ed irrinunciabile».

Secondo la Confederazione italiana agricoltori (Cia) «Il secco "no" degli Usa agli impegni multilaterali rivolti alla tutela delle indicazioni geografiche rischia di far saltare la trattativa di Ginevra. Siamo in presenza di una posizione che pone ostacoli insormontabili almeno per il nostro Paese che non può assolutamente rinunciare alla difesa delle sue produzioni tipiche. Il governo italiano - sottolinea la Cia - aveva dichiarato non essere disposto ad accettare un accordo a tutti i costi e di voler condizionare il consenso dellŽItalia al raggiungimento di due risultati: eliminazione dei nostri prodotti mediterranei dalla lista dei prodotti tropicali ed inserimento della tutela delle indicazioni geografiche. Il commissario Mandelson, che opera a Ginevra nei limiti del mandato del Consiglio Ue, deve rispettare i vincoli imposti da questŽultimo. Un mandato che afferma chiaramente che lŽorganismo comunitario "ha riconfermato lŽimportanza di raggiungere un risultato globale, ambizioso ed equilibrato allŽinterno delle diverse aree dellŽAgenda di Doha (il negoziato in corso), nellŽaccesso ai mercati agricoli e non agricoli inclusi anche i servizi, le regole, la facilitazione al commercio, e le indicazioni geografiche. Se ciò, come pensiamo, non potrà avvenire, chiediamo che da parte comunitaria vi sia coerenza ed una secca opposizione ad una eventuale bozza di documento Wto che non impegni alla realizzazione del Registro multilaterale delle indicazioni geografiche dei vini e allŽestensione alle altre indicazioni geografiche della tutela accordata a questi ultimi. A tal proposito ricordiamo che lŽUe, insieme allŽIndia, hanno recentemente intensificato lŽalleanza di oltre cento Paesi in via di sviluppo a favore della tutela delle indicazioni geografiche in ambito Wto, agganciando a questo tema le richieste di una tutela internazionale della biodiversità, in termini di origine delle risorse genetiche e del sapere tradizionale a queste associato. Un risultato concreto poteva essere raggiunto, ma, ora, lŽopposizione netta degli Usa pone un ostacolo ad oggi insormontabile. I sacrifici che si chiedono allŽagricoltura italiana, come la riduzione dei sussidi agricoli, lŽeliminazione delle restituzioni allŽexport, il taglio dei dazi doganali per numerosi prodotti strategici, non possono e non devono essere ulteriormente aggravati, senza peraltro ottenere nulla in cambio. Le regole del commercio devono essere eque per tutti».

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