[24/07/2008] Energia
LIVORNO. Le previsioni sul fatto che il prezzo del petrolio arriverà a 200 dollari il barile, potrebbero non avverarsi. Comunque sia, dopo l’ascesa che sembrava interminabile e che aveva portato il prezzo del barile a 147,27 dollari il barile, adesso sembra sgonfiata la bolla e in soli 11 giorni il prezzo è sceso sotto quota 125. Il condizionale è d’obbligo in questi casi, tanto che ieri sembrava che si dovesse registrare qualche brusco repentino arresto nella discesa che poi ha però ripreso il suo trend.
Come nel caso dell’ascesa, il dibattito sulle motivazioni che da metà luglio a questa parte hanno portato al calo dei prezzi è già aperto e come nel caso precedente, si individuano altrettanti elementi che hanno potuto giocare a favore di questa discesa. La ripresa del dollaro, l’andamento delle speculazioni, e anche qualche altra questione più attinente all’economia reale.
E come si era registrato nella fase di crescita dei prezzi del greggio che erano stati seguiti a ruota dall’aumento dei prezzi di tutte le materie prime, anche in questo caso la fase discendente delle quotazioni del barile di greggio è accompagnata da un’analoga discesa dei prezzi delle materie prime che compongono la cosiddetta categoria dei beni rifugio: oro, argento e altri metalli. Le domande si concentrano anche se e quanto durerà questa fase. E quale effetto avrà sull’approccio ai consumi. Il petrolio a valori massimi ha indotto infatti a rivedere sia atteggiamenti individuali che a progettare interventi di risparmio e di efficienza energetica. Effetti che si erano registrati anche dopo l’austerity degli anni ’70 che fecero scoprire agli italiani le domeniche a piedi. Come fecero scoprire alle imprese i benefici economici dell’efficienza energetica.
Che succederà adesso? Difficile pensare che basti una flessione sull’andamento del prezzo del petrolio per far tornare tutti a fare il pieno di benzina per andare a bruciarlo subito sgommando sulla strade, e non è indicativo in tal senso il fatto che il calo del petrolio abbia fatto risalire le quotazioni in borsa di alcuni grandi colossi dell’auto. Ma è probabile che vi possano essere battute d’arresto nei buoni propositi, non ancora strutturati, per quanto riguarda efficienza energetica e risparmio oltre che investimento nelle energie rinnovabili. E questo non sarebbe certo un bene né per l’economia né per l’ambiente.