[25/07/2008] Comunicati

Piantoni: «Rispetto e reputazione aziende per sviluppo sostenibile sistema industriale»

FIRENZE. Il seminario estivo della fondazione Symbola, tenutosi nello scorso week-end, è stato monopolizzato, nelle cronache, dall’intervento del ministro Prestigiacomo sulla privatizzazione della gestione dei parchi, di cui vi abbiamo dato ampio resoconto. Ma in realtà, nella due-giorni di Montefalco, sono stati affrontati ambiti inerenti alla soft-economy, alla qualità della produzione italiana, a una concezione di rete, e non gerarchica, delle politiche infrastrutturali e territoriali. Si è parlato dell’inadeguatezza degli attuali indicatori di competitività, dell’aumento dell’export, di tutela dei marchi certificati, di stimolo al made in Italy, del rapporto tra informazione e politica.

Su alcuni di questi aspetti, abbiamo chiesto il parere di Alberto Piantoni (Nella foto), amministratore delegato della Richard-Ginori e project-leader di Industria 2015, progetto strategico per l’innovazione industriale che si rifà ad un ddl varato nel settembre 2006, le cui previsioni sono state recepite nella finanziaria 2007.

Industria 2015 può avere un ruolo nella conversione dell’economia italiana in direzione della sostenibilità?
«Industria 2015 si è posta il problema di... come fare politica industriale in Italia. Il compito è di parlare con le aziende, e impostare un progetto che le aiuti a crescere, per esempio sugli aspetti inerenti la logistica».

Cosa intende per logistica? Infrastrutture materiali?
«Per logistica intendo il territorio e le reti, per esempio le reti delle filiere produttive in cui i piccoli e gli artigiani sono da valorizzare, essendo decisivi. Intendo una tecnologia che esca dai comparti in cui è confinata: l’aerospaziale deve dialogare con chi fa i rubinetti, per intenderci. Noi lo stiamo facendo a partire dalle aziende: io vi do il know-how e anche risorse economiche, purché i progetti presentati siano “avanti”, siano proiettati nel futuro».

Come va affrontato il rapporto tra sviluppo industriale, territorio e ambiente?
«Questo è un punto fondamentale: voglio rifarmi ad una parola ormai antica, e cioè il rispetto delle persone e delle cose, che deve essere centrale nel business. Senza rispetto non ci sono premi: va recuperata la voglia, da parte degli imprenditori, di crearsi una reputazione».

E che cosa va inteso per “reputazione”?
«Intendo questo: se produco creando più inquinamento dello stretto necessario, non mi creo una buona reputazione. E così avviene se produco senza rispettare gli operai, oppure se vendo un prodotto farlocco. La reputazione è importante sia verso il territorio (che comunque già conosce l’azienda nei suoi pregi e difetti) sia soprattutto verso i mercati, che non conoscono l’azienda e quindi la giudicano dalla sua reputazione».

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