[25/07/2008] Consumo

Pefc, appello all´Ue contro commercio legname illegale in Italia

ROMA. L´Italia importa il 90% del suo fabbisogno di legno per realizzare travi e tavole di legno, parquet e altri prodotti, e molto di questo è legname illegale, proveniente da tagli non autorizzati dai governi locali o dalle autorità internazionali. Il Paneuropean forest cerfication councili (Pefc) Italia rilancia l´allarme del Wwf e chiede all´Ue «di intervenire per rompere questo commercio illegale che sta depauperando le foreste di mezzo mondo».

Anche in Italia le cose non vanno benissimo: solo il 7% delle foreste italiane è certificato (il 96% con marchio Pefc) una media inferiore a quella mondiale dell´8%, ma il problema del legname illegale ci interessa solo per le ingenti quantità importate dall´industria nazionale del legno. Secondo il Wwf, un quinto del legname importato nell´Ue, tra i 26,5 e i 31 milioni di metri cubi nel solo 2006, proviene da tagli illegali, e l´Italia , secondo stime Unece - FAO importa grandi quantità di legname illegale da Africa, Asia e Sudamerica. Secondo lo studio del Wwf in Italia arriva il 14% del legname fuorilegge della Bolivia, il 24% del Camerun, il 33% della Costa d´Avorio, il 25% della Repubblica democratica del Congo, il 36% del Congo, il 24% del Gabon, il 14% dell´Indonesia, il 13% della Thailandia, il 5% della Malesia e il 7% della Cina, ma ora importiamo anche da Paesi prima fuori dal giro del mercato illegale: Bosnia (42%) e Ucraina (11%).

Secondo Antonio Brunori, segretario generale di Pefc Italia, «Analizzando i dati elaborati dal Wwf emerge un quadro estremamente allarmante per il futuro delle foreste del pianeta, una situazione che va contrastata in modo efficace e rapido. Sembra poco efficace al momento il cosiddetto Flegt, ovvero lo schema di licenze adottato dal piano d´azione europeo fin dal 2003 che avrebbe il compito di bloccare il commercio di legname illegale. Sarebbe necessaria una maggiore negoziazione con i maggiori Paesi di questo "mercato nero", cominciando da Russia (10.4 milioni di legname illegale esportato nel 2006) e Cina che esprimono i numeri più elevati. Bisogna invece garantire la certificazione delle foreste e la successiva tracciabilità del legname, il sistema più sicuro per abbattere l´illegalità. Una situazione a cui è molto sensibile da tempo la Federlegno-Arredo, che più volte ha sottolineato l´importanza della tracciabilità».

Il nuovo mercato illegale dell´Europa dell´est sembra molto florido (e pericoloso) ed ha raggiunto già il 23% delle esportazioni, ancora lontano dal 40% del Sud-est asiatico, del 30% del Sud America e della vera e propria devastazione in atto nelle foreste africane quantificabile tra il 36 e il 56% . Un´attività clandestina e criminale globale che ha sottratto 10 miliardi di dollari al mercato legale di legname del mondo e fa perdere 5 miliardi di dollari all´anno di tasse governative.

Ma ad essere più preoccupante è l´impatto sull´ambiente e sul clima del pianeta: «il 25% delle emissioni di gas serra è imputabile alla degradazione delle foreste e alla deforestazione. E´ inoltre una forma di crimine organizzato che, oltre a sostenere altre attività illecite, danneggia pesantemente a livello economico le popolazioni locali che non hanno un ritorno dal taglio illegale, oltre a rischi ambientali come frane e alluvioni».

E Brunori sottolinea che «Pefc Italia ribadisce ai governi nazionali e all´Unione Europea, la necessità di incentivare la corretta gestione della risorsa forestale, di dire "no" con decisione ad ogni forma di commercio che non sia legale, attraverso più controlli, il rispetto delle leggi attuali e più certezze di provenienza dell´intera filiera del legno, dal bosco all´armadio che entra nelle nostre case. Per tale motivo l´entrata in vigore del Dm 11 aprile 2008 (Piano d´azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione), predisposto dal Ministero dell´ambiente e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (n. 107 del 8 maggio 2008) è il passo giusto verso la trasparenza degli acquisti, il riconoscimento per le aziende italiane che hanno già la certificazione di tracciabilità e un segnale etico e morale per tutti i consumatori, che devono responsabilizzarsi nella scelta dei prodotti legnosi e cartacei, scegliendoli possibilmente certificati per la gestione sostenibile delle foreste di origine».

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