[28/07/2008] Comunicati

E Fortune disse: virtuosi i comportamenti delle imprese orientati alla sostenibilità ambientale

LIVORNO. Uno dei giornali economici più affermati nel mondo, il quindicinale Fortune, ha stilato una classifica delle 10 multinazionali più virtuose dal punto di vista della sostenibilità ambientale. E il quotidiano economico per eccellenza in Italia, Il Sole 24 ore, ha rilanciato oggi la speciale classifica inserendola in una più ampia pagina dedicata agli studi eseguiti da 3 centri di ricerca specializzati (inglesi e giapponesi) in clima ed energia che dovevano stabilire se è tecnicamente ma soprattutto economicamente sostenibile, ridurre le emissioni di gas serra del 50% entro il 2050 (che è l’obiettivo, molto sfumato, uscito dal recente G8 di Hokkaido in Giappone).

La risposta, da parte dei ricercatori, è stata affermativa: un recente studio del Mit afferma che «l’approccio politicamente più fattibile a una società a basse emissioni di gas serra sarebbe il sistema europeo dei carbon credit» e il senior lecturer del Mit si spinge ad affermare che «funziona sorprendentemente bene e non ha conseguenze negative sull’economia».

Che una riconversione in senso ecologico dell’economia fosse la via d’uscita lo aveva detto ormai un paio di anni fa anche il rapporto Stern, che al di là delle finalità più o meno nascoste che poteva avere (il ritorno al nucleare da parte del Regno Unito), metteva nero su bianco quale sarebbe stato lo scenario e gli impatti per l’economia mondiale agendo verso un sistema più sostenibile oppure lasciando le cose come stanno.

Ma se i singoli Paesi hanno più o meno tutti voluto dimenticare queste dimostrazioni, non mancano le imprese e le multinazionali, che come segnala Fortune, hanno creduto nella necessità/opportunità di riorientare i propri sistemi produttivi alla sostenibilità, di cui purtroppo invece non si vede traccia né a livello di singoli governi, né tantomeno a livello di governance globale.

Nel merito ci potrebbe essere molto da ridire sulle 10 presunte imprese ecocompatibili segnalate da Fortune (per la cronaca al primo posto c’è la Honda e viene spontaneo chiedersi perché non allora la Toyota della prima auto ibrida commercializzata?), ma per esempio nella top ten ci rientra anche Hp, che avrebbe reso completamente riciclabili i suoi prodotti, che tratta nei suoi impianti di riciclaggio 2mila tonnellate di detriti di computer al mese, che punta a ridurre i consumi energetici del 20% al 2010. In realtà infatti la stessa Hp pur guadagnandosi la sufficienza non è certo tra le migliori multinazionali dell’information tecnology secondo l’ormai storica e aggiornatissima Ecoguida di Greenpeace.

Quel che più deve interessare quindi, ed è degno di nota, è il fatto che sia proprio Fortune a evidenziare come virtuosi i comportamenti orientati alla sostenibilità ambientale (poco importa in questa fase se dettati da questioni etiche, economiche o di sola immagine) e che evidentemente nel medio periodo possono diventare vantaggiosi anche dal punto di vista economico.

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