[30/07/2008] Comunicati

La censura cinese dell´Agenzia di protezione ambientale Usa

LIVORNO. Negli Usa sta succedendo, in campo ambientale, qualcosa che può essere paragonato alla censura cinese per le notizie sulle olimpiadi di Pechino, ma non sembra scandalizzare troppo. Secondo un documento reso noto dai Public employees for environmental responsibility (Peer), l´Agenzia Usa per la protezione dell´ambiente (più o meno il nostro ministero) ha ordinato ai suoi impiegati di «non rispondere alle domande e di non fare dichiarazioni» se contattati da giornalisti, investigatori del Congresso e addirittura dall´ufficio generale di controllo della stessa Environmental Protection Agency (Epa).

Secondo il Peer, «L´ordine rafforza la crescente mentalità da bunker all´interno dell´Ape, soggetta ad un numero crescente di indagini sulle interferenze politiche riguardanti le operazioni dell´Agenzia», in particolare dopo che l´Epa ha avallato le scelte di Bush di respingere ogni tentativo dei singoli Stati Usa di ridurre le emissioni inquinanti delle auto e di mettere in campo misure di riduzione dei gas serra che si configuravano come un´adesione di fatto al Protocollo di Kyoto.

Gli impiegati pubblici ambientalisti portano la prova: una e-mail inviata il 16 giugno scorso a tutti gli uffici dell´Epa per garantire «Enforcement and Compliance Assurance», che chiedeva ai manager dell´Agenzia di «ricordare al vostro personale di conformarsi a queste importanti procedure» che vietano al personale di parlare con giornalisti, rappresentanti del Government accountability office o Inspector general dell´Epa. Se interrogati, gli impiegati Epa non sdono tenuti a rispondere, ma devono però segnalare la persona che li ha contattati al public affairs official.

Secondo il direttore del Peer, Jeff Ruch, «La chiara intenzione alla base di questa mossa è quella di congelare gli uffici, di sopprimere ogni rilascio incontrollato di informazioni». L´ufficio affari pubblico dell´Epa ribatte che si tratta di «procedure operative standard» che sarebbero destinate a promuovere l´efficienza e la coerenza delle risposte da dare alle indagini ufficiali e che «questa procedura è stata sviluppata in parte per rispondere ad un recente Inspector General report intitolato "Epa Can Improve its Oversight of Audit Followup", rilasciato nel maggio 2007».

Ma secondo il Peer quel rapporto «non fa alcuna raccomandazione del genere», visto che è soprattutto rivolto a determinare le responsabilità dell´Epa rispetto a carenze emerse da precedenti verifiche contabili dell´Ig, « Inoltre la citata revisione contabile non ha assolutamente nulla a che fare con i giornalisti o con il Congressional Government Accountability Office».

La verità è che l´Epa attualmente è sottoposta ad un accurato esame da parte del Congresso Usa e che il suo amministratore Johnson si è rifiutato di comparire davanti ad una commissione al Senato per un´audizione, un atteggiamento davvero strano per un´Amministrazione pubblica che aveva fatto della frase "cercheremo di comunicare con tutti ... nel modo più trasparente possibile" il suo slogan.

E Ruch sottolinea che la trasparenza è un ricordo lontano: «Per ironia della sorte, L´Epa ha fatto in modo che molte delle audizioni del Congresso che la riguardano non venissero aperte». Quello che però sconcerta di più il Peer è il perché della necessità di mettere il segreto sulle attività di un´Agenzia che si occupa di salute pubblica e ambiente, un mistero che però nei tempi delle e-mail salta presto, addirittura in Cina, figuriamoci negli Usa, dove esistono gli impiegati pubblici per la responsabilità ambientale.

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