[30/07/2008] Energia

Bologna (Wwf): «Calcolata l´impronta ecologica della Cina»

LIVORNO. Nonostante gli impegni assunti in vista delle Olimpiadi dalle autorità cinesi, che prevedono tra le misure un progressivo allontanamento delle ultime grandi fabbriche dal perimetro metropolitano di Pechino, una graduale chiusura degli impianti di riscaldamento a carbone e l´inasprimento delle normative sulle emissioni delle automobili, i risultati ottenuti - secondo il Wwf - sono ancora molto scarsi.

I dati contenuti nel rapporto redatto dall’associazione riguardo all’impronta ecologica del paese del dragone, sono infatti molto negativi. «Mano a mano che l´economia cinese continua a crescere, cresce anche la domanda di risorse naturali, l´inquinamento dell´aria, del suolo e dell´acqua e l´incremento di Co2 nell´atmosfera - sostiene Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf Italia (Nella foto)». «La Cina - prosegue Bologna - come qualsiasi altro paese al mondo, per perseguire uno sviluppo sostenibile deve avere una chiara conoscenza della quantità di risorse naturali che sta utilizzando. Questo rapporto sull’impronta ecologica della Cina rappresenta il primo tentativo di riunire tutte le informazioni utili a ottenere le conoscenze necessarie e riflette quello che dovrebbe essere l´impegno della Cina a creare una civiltà ecologica».

Ma vediamo nel dettaglio cosa dice il rapporto sull’impronta ecologica della Cina, che ricordiamolo, misura la quantità di superficie terrestre e marina, produttiva dal punto di vista biologico, necessaria a soddisfare i fabbisogni di una popolazione.

L’attuale impronta ecologica della popolazione cinese è di 1,6 ettari globali: ovvero, in media, ogni cittadino cinese necessita di 1,6 ettari di terreno biologicamente produttivo per soddisfare i fabbisogni del suo stile di vita (la media mondiale è di 2,2). Ciò pone la Cina al 69° posto, per grandezza, fra le impronte ecologiche delle 147 nazioni in cui è stata misurata.

La Cina, da metà degli anni ´70 è in deficit ecologico (dovuto soprattutto alle emissioni di anidride carbonica da combustibili fossili) e richiede più biocapacità di quanta ne possano fornire ogni anno i suoi ecosistemi; in parte copre questo deficit importando biocapacità, sotto forma di risorse naturali, da altre nazioni. Nel 2003, la Cina ha importato risorse per 130 milioni di ettari globali da paesi esteri, circa l´equivalente dell´intera biocapacità della Germania.

La Cina è al secondo posto nella classifica dei consumi, utilizzando il 15% della biocapacità totale mondiale. E´ come se avesse bisogno dell´equivalente di "due Cine" – dicono al Wwf - per provvedere ai suoi consumi e assorbire i suoi materiali di scarto. Comunque circa la metà dell´impronta ecologica totale della nazione è dovuta alle emissioni di anidride carbonica e dato che il 75% della produzione elettrica dipende dal carbone, continuando con questi trend, le stime prevedono che dal 2025 la Cina sarà il principale inquinatore di gas serra al mondo.

Ma oltre alla Cina il problema viene in generale dall’ intera regione Asia-Pacifico, che ospita oltre il 50% della popolazione mondiale e che necessita di circa il 40% della biocapacità globale. E’ del tutto evidente che le decisioni che verranno prese in questa regione si ripercuoteranno sul resto del pianeta.

Il rapporto è disponibile su www.globalfootprint.org

Torna all'archivio