[07/08/2008] Rifiuti

Gli scarafaggi neocolonialisti del Camerun

LIVORNO. Da qualche mese in Camerun è scoppiato l´allarme per l´invasione di una specie prima sconosciuta di scarafaggi. «Sono delle blatte di taglia minuscola - spiega "Le quotidien Mutation" di Yaoundé - che non smettono di colonizzare le case. Dotate di una capacità riproduttiva fuori dal comune, hanno per terreno fertile le cucine, le latrine ed altri ambienti dove si tengono i rifiuti».
Gli invasori sembrano insensibili agli insetticidi e in molti si cominciano a chiedere da dove vengono. A rispondere ci ha provato Gérard Kuisse, un esperto di servizi sanitari, che ha spiegato che «anche se le latrine costituiscono, insieme ai rifiuti casalinghi, i principali poli di sviluppo di alcune bestiole e volatili come gli scarafaggi dei quali osserviamo l´apparizione recente di alcune razze, alcuni di questi insetti sono il prodotto di uova trasportate con i diversi prodotti che l´occidente ricicla a casa nostra».

Gli scarafaggi alieni proverrebbero da oggetti di seconda mano come auto, container, vestiti, frigoriferi, importati dall´Europa e le cui modalità di importazione in Camerun (un Paese al vertice delle classifiche mondiali della corruzione) sfiderebbero tutte le norme sanitarie. Se questa tesi si rivelasse vera, occorrerebbe prestare molta attenzione perché aggraverebbe ulteriormente i pericoli per la salute che derivano dalla ferraglia inquinante che scarichiamo in Africa, e che li trova una nuova giovinezza ed utilizzi fantasiosi.

«L´invasione delle abitazioni da parte delle blatte e di altri insetti - spiega "Le quotidien Mutation" - non è l´unica conseguenza delle importazioni incontrollate di prodotti di seconda mano. L´anticaglia fa parte di numerosi articoli carichi di sostanze che impoveriscono la cappa dell´ozono (Cfc11). Si tratta soprattutto di gas vietati in Europa dal 1992, dopo l´adozione da parte degli Stati di questa parte del globo di legislazioni che esigono l´esclusione dal mercato della Comunità di apparecchi (refrigeratori, apparecchiature informatiche e congelatori) che ammettono questo tipo di gas. Sulla stessa linea e nello stesso registro, una classe di queste acquisizioni comporta l´amianto, i cui effetti cancerogeni sono riconosciuti dal personale medico».

Un operatore del settore, André Michel Tagne, spiega che «C´è gente, specialmente in Francia, Germania, Belgio, ecc., incaricata esclusivamente di raccogliere questa merce di seconda mano in luoghi precisi al fine di ammassarli in magazzini appropriati. Ma non posso garantire il livello della loro bonifica perché si tratta di prodotti che non sono direttamente utilizzati. Che possono quindi subire, anche bonificati, delle invasioni dopo che l´effetto della disinfestazione è terminato».

In Africa Il mercato della ferraglia europea, dell´e-waste e dei vestiti usati è un enorme fonte di inquinamento: secondo alcune statistiche il 75% delle apparecchiature informatiche di seconda mano che entrano in Camerun sono inutilizzabili e vengono distrutte in maniera nociva per la salute della popolazione e per l´ambiente, ma la legislazione per l´importazione di apparecchiature elettroniche ed elettriche usate si occupa più delle tasse che della salute pubblica. Un decreto del ministero dello sviluppo industriale e commerciale del 1992 obbliga "gli importatori a pagare all´amministrazione doganale un diritto corrispondente al 65% del prezzo di acquisto degli abiti all´estero; la tassa fitosanitaria di un ammontare di 50 franchi di spese di sbarco su un valore di 1386 Fcfa e una tassa municipale che sale a 180Fcfa per tonnellata di merce importata». I grossisti devono pagare una licenza di 40.000Fcfa all´anno al service des contributions directes del loro luogo di lavoro, mentre i dettaglianti pagano un "importo liberatorio" di 8.000Fcfa per trimestre e gli ambulanti 300Fcfa al giorno. Nessun comma del decreto prevede una qualsiasi vigilanza sulla qualità della merce di seconda mano.

"Le quotidien Mutation" ci va giù decisamente duro: «Difficile sapere il numero di cancri, il numero di infezioni, che, in maniera perniciosa, si installano progressivamente nelle nostre case, rendono fragile il nostro spazio vitale già tenue. Difficile anche spiegare con la povertà la lenta agonia dei Paesi del Sud di fronte a quella che appare come una predazione insidiosa del Nord sui nostri ecosistemi. Ogni volta che l´Europa non sa più che fare dei rifiuti della sua insana crescita, si rivolge sempre di più verso l´Africa, terra d´asilo senza limiti, dove la protezione dell´ambiente spesso non è una priorità. Veicoli di una certa età, quando gli è vietato di circolare in Occidente, fanno la felicità degli africani, che finiscono per accontentarsi di reliquie e di rifiuti, restando sordi ai gridi di allarme degli ecologisti che in questo vedono i germi di una inammissibile disumanizzazione. Quello che fa perdere agli africani perfino l´orgoglio di essere degli uomini in carne ed ossa, ma soprattutto di essere degni di rispetto. E dire che tutto questo passa sotto il naso delle autorità sanitarie e ambientali. Semplicemente scandaloso!».

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