[07/08/2008] Rifiuti

Che fine fanno i rifiuti dei traghetti?

LIVORNO. Quanti sono i rifiuti prodotti dalle navi traghetto che fanno la spola tra l’Italia e le isole vicine? Che tipo di rifiuti sono e che fine fanno? Sono solo dicerie quelle che si sente ogni tanto raccontare (visto che foto e prove non ce ne sono), di marinai che rovescerebbero in mare sacchi di spazzatura durante la navigazione?

Per avere un quadro della situazione abbiamo scelto un sistema chiuso, ovvero quello dei collegamenti fra Piombino e l’Isola d’Elba. Chiuso nel senso che a gestire i vari porti interessati è un’unica Autorità portuale, quella piombinese, per cui i rifiuti sbarcati sono tutti facilmente tracciabili, mentre nel caso dei traghetti diretti in Sardegna, per esempio, sarebbe necessario intrecciare i dati di diverse autorità portuali.

Intanto va premesso che esiste una norma sia per i rifiuti di bordo che per i residui del carico: risale al decreto legislativo 182 del 2003 e recepisce la direttiva comunitaria 59 del 2000. E prevede che tutti i porti abbiano un piano per la gestione rifiuti a bordo delle navi e connessi al carico. Il piano di gestione del porto di Piombino è stato approvato nel 2005 dalla Regione, e successivamente aggiornato alla provincia. A questo si è aggiunta una regolamentazione specifica che per non appesantire sistema elbano di gestione dei rifiuti, obbliga al conferimento nel solo porto di Piombino. Il servizio tramite gara è stato vinto da un consorzio di imprese composto da Asiu, Permare, Labromare e Nuova Carletti.

«Per quanto riguarda la traghettistica – spiega Stefano Bianco dell’Autorità portuale – il servizio è porta a porta: il concessionario cioè si fa trovare sotto il traghetto ad orari stabiliti e ritira i rifiuti. Proprio per evitare che qualcuno possa fare il furbo incentiviamo i comportamenti virtuosi, ovvero abbiamo individuato un sistema tariffario che prevede che tutti paghino, anche se non si conferisce niente. Faccio un esempio pratico per capirci meglio: la tariffa normale per il rifiuto indifferenziato è 100. Se uno non conferisce paga comunque 95, se uno conferisce in modo differenziato paga 90».

Allora vediamo i dati. Nel 2007 le compagnie che effettuano il servizio di linea fra Piombino e l’Elba hanno conferito al gestore 2448,6 metri cubi di rifiuti urbani indifferenziati, 226 metri cubi di multi materiale da raccolta differenziata e 876 metri cubi di oli vari di sentina (CER 13/0403).

Interessante studiare i dati mese per mese, partendo dall’indifferenziato: si va da un minimo di 105 metri cubi conferiti a febbraio a un massimo di 329,9 ad agosto, il mese in cui ovviamente viaggi e passeggeri si intensificano. Esattamente speculare invece il dato che riguarda la raccolta differenziata: il top spetta a febbraio 41,5 metri cubi contro gli 11,4 di agosto.

«Quest’ultimo dato sulla raccolta differenziata è facilmente spiegabile – dice ancora Bianco – Molte compagnie durante l’inverno fanno interventi di manutenzione: se devono approvvigionarsi di nuove lampade per esempio, lo fanno nei periodi più tranquilli e poi differenziano gli imballaggi. Oppure se devono acquistare apparecchi il periodo migliore è sempre l’inverno».

Qualche dubbio in più lo pone il raffronto sull’indifferenziato: possibile che a fronte di un numero di passeggeri decine di volte più alto, il rapporto febbraio-agosto sia solo di uno a tre?
«Il dato non può essere direttamente proporzionale per tutta una serie di variabili – riprende Stefano Bianco – Intanto c’è una quantità fisiologica più o meno invariabile, anche prodotta dal personale delle navi. Poi bisogna sapere che se un traghetto un giorno conferisce una minima frazione, magari due soli sacconi da 110 litri, gli viene conteggiato un intero metro cubo. Insomma io mi sento di escludere che qualcuno possa disfarsi dei rifiuti in mare, semplicemente perché non sarebbe conveniente dal punto di vista economico, per via del sistema tariffario che abbiamo introdotto».

Speriamo che il dirigente dell’Autorità portuale abbia ragione, certo la sproporzione è piuttosto evidente ed è pur vero però che non è neppure possibile escludere che qualche volta il singolo marinaio, per qualsiasi motivo, possa disfarsi in mare di un sacco all’insaputa della compagnia di navigazione.

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