[08/08/2008] Comunicati

La Colonia dimenticata dell´Italia

LIVORNO. Secondo John Holmes, responsabile per gli affari umanitari dell´Onu, in Somalia «La situazione umanitaria si è deteriorata costantemente in questi ultimi 18 mesi ed ha raggiunto ormai un livello senza precedenti, anche nel contesto della Somalia di questi ultimi 18 anni. 21 persone partecipanti agli sforzi umanitari sono state uccise in Somalia dopo il mese di gennaio. Mercoledì un direttore di un orfanotrofio nel "corridoio di Afgooye", dove sono rifugiate 300.000 persone, è stato ucciso da uomini armati. Tutte le parti di questo conflitto hanno l´obbligo, in virtù del diritto internazionale, di proteggere i civili e di astenersi dal condurre attacchi indiscriminati».

Ma la Somalia dell´anarchia infinita succeduta al regime dittatoriale "socialista" di Siad Barre (un ex carabiniere italiano, addestrato, finanziato e coccolato dall´Italia e dai sovietici prima e poi amico degli americani) è un Paese dove la vita umana vale meno di nulla e un versetto del Corano male interpretato vale più della vita delle 20 povere donne-spazzine spazzate via da un attentato a Mogadiscio o dei dieci innocenti uccisi nella loro casa da un tiro di mortaio a casaccio.

In questa che è stata una colonia italiana che fino al 1960 abbiamo amministrato fiduciariamente per conto dell´Onu per portarla ad un´indipendenza mai davvero avvenuta, sono ripresi i combattimenti tra le truppe dell´Etiopia (altra nostra colonia), che sostengono un governo federale provvisorio frutto di un´alleanza tra signori della guerra e alcuni capi tribali, e gli insorti islamici. Una battaglia che ha costretto 70 mila civili a fuggire da Belet Weyne verso il nulla dei campi profughi, ormai unici rifugi per una popolazione stremata da guerra, siccità ed aumento dei prezzi alimentari, installandosi temporaneamente lungo il fiume Shabelle, privi di acqua, cibo, medicine.

L´atteggiamento dell´Italia verso questa sua ex colonia è abbastanza incredibile: dopo l´indipendenza e durante la prima fase della guerra civile la abbiamo usata come comoda discarica di rifiuti tossici o per strani traffici ed aiuti che troppo spesso si sono rivelati truffaldini (che forse sono costati la vita a Ilaria Alpi e Milovan Hrovatich), appoggiando prima la dittatura e poi barcamenandosi tra i vari signori della guerra. Poi abbiamo partecipato, con non troppo onore, alla disastrosa spedizione punitiva americana sotto copertura Onu che è finita in una ritirata ingloriosa. In ultimo abbiamo abbandonato i nostri cooperanti in mezzo al caos più totale e siamo riusciti a salvare gli ultimi due dopo un misterioso e lungo sequestro sul quale pende una specie di segreto di Stato.

Eppure il disastro umano ed ambientale di questo Stato fantasma è anche frutto della nostra cialtronesca e sanguinosa politica coloniale fascista da "faccetta nera" che si riflette nell´invasione dell´eterno nemico etiope al quale a sua volta spezzammo le reni, prevalendo con l´iprite, i bombardamenti aerei e le mitragliatrici sugli schioppi ad avancarica, le lance e le pelli di leone.

Se rinunciassimo un momento al fastidio italico per la storia quando non può essere fatto comodo revisionismo, dando uno sguardo alla cartina del Corno d´Africa, ci renderemmo conto che i punti caldi sono propri i nuovi confini di quello che fu il nostro razzista impero da operetta: Eritrea, Somalia, l´Ogaden occupato, con l´Abissinia trasformata in Etiopia al centro di questa lotta per l´egemonia tra i più poveri e disgraziati della terra, dove si combattono eterne guerre e guerriglie per conto terzi, dove governano regimi che hanno mancato ogni promessa di progresso e libertà, frutti marci di un colonialismo i cui eredi oggi si voltano dall´altra parte, dell´eterna propensione italica a dimenticare e rimuove.

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