[11/08/2008] Comunicati

11 agosto 1944 liberazione di Firenze: oggi, 64 anni dopo, tra paure e insostenibilità

FIRENZE. Nel 1946 un corrispondente di guerra statunitense, alla domanda su che peso avrebbe avuto il fascismo, sconfitto, sulla nuova Italia repubblicana, rispose che si sarebbe potuto valutare 50/60 anni dopo quando chi aveva vissuto il “ventennio”, la guerra e la Resistenza fosse ormai scomparso*.

Dopo 60 anni si riaffaccia “una destra di massa e di popolo” (A. Schiavone) capace di aggregare qualcosa di molto simile ad un blocco sociale e culturale anche se non nei termini classisti tradizionali. Il paese è fragile dal punto di vista politico/istituzionale, ma soprattutto culturalmente e la crisi dei grandi partiti di massa ha accentuato una debolezza civile di origini lontane. Del resto lo stesso “apprendistato repubblicano” e democratico assicurati dai partiti di massa ha consentito il primato degli stessi più che delle istituzioni senza fare i conti per davvero col “ventennio”, spesso sottovalutato come tragica farsa (Gramsci ne aveva colta la natura di regime totalitario di massa). A questa fragilità istituzionale “non è estraneo il millenario magistero della Chiesa”

Così da noi la crisi inflitta dalla globalizzazione con l’indebolimento degli Stati nazionali ha effetti sulla democrazia e impatti sociali e nel campo della tutela ambientale più gravi che nel resto d’Europa a causa di storici ritardi e squilibri mai risolti. Il nesso tra politica e paura sta diventando il segno del tempo determinato dal “rapporto che la rete mondiale dei mercati tende a stabilire fra tecnica e vita, fra benessere e padronanza del proprio destino”, nonostante che in occidente le aspettative di vita si siano allungate assai, indice di una sicurezza sociale e qualità della vita, di rapporti civili, di superamento delle gerarchie sociali, mai visti prima.

L’Italia, nel primo dopoguerra, fu un’anomalia, culla di regime drammaticamente totalitario e liberticida che fece scuola anche al nazionalsocialismo; essa non è nuova ad aprire crisi profonde in occidente. La crisi della seconda repubblica si apre con un sistema di immunità per sottrarre il capo del governo ad un processo dopo anni di leggi ad personam. Si prefigura una controriforma del sistema istituzionale parlamentare (“Stato parlamentare”) trasformandolo in “Stato governativo” nelle mani del capo del governo senza alcun equilibrio né controllo, al solo fine di governare al di fuori della legge.

La paura si aggira per l’Europa perché, trasversalmente, in tutte le società e sempre più cittadini passano dalla parte dei perdenti. E’ una realtà e uno stato d’animo che può essere spiegato da fattori di crisi economica e squilibri distributivi reali e alcune fondate preoccupazioni di natura sociale e ambientale (per esempio quelle legate ai mutamenti climatici accelerati e alle grandi migrazioni che possono venire dal sud del mondo, i conflitti per le risorse, ecc.) ed altre paure miopi (dettate da ignoranza e xenofobia). In Europa, inoltre, si è aperta una pericolosa forbice tra le competenze politiche trasferite a Bruxelles e opportunità di partecipazione democratica lasciate agli Stati nazionali. La stessa gestione degli effetti collaterali sociopolitici e culturali dell’apertura dei mercati a livello europeo e globale è stata lasciata agli Stati nazionali, cui tuttavia è impedita la comprensione e il controllo dei costi esterni, compresi origine ed effetti dell’inflazione. Si è in presenza di una società mondiale che economicamente è sempre più interconnessa, mentre politicamente, dal 2001, va sgretolandosi sempre più e l’Europa rischia di dire addio alla ribalta mondiale.

*Da una lezione di storia tenuta dal Prof. Giovanni Gattinelli agli studenti del corso di Meccanica dell’ITI Leonardo da Vinci di Firenze, nell’anno scolastico 1963-64.

Torna all'archivio