[12/08/2008] Comunicati

Dove sono gli indicatori sulla sostenibilità ambientale per Lisbona 2010?

LIVORNO. Non è facile destreggiarsi tra leggi, decreti, strategie, obiettivi e quant’altro prodotto dall’Unione Europea. Vogliamo però, attraverso quanto messo a disposizione dal sito ufficiale dell’Ue, fare (speriamo) un po’ di chiarezza su cosa sia la Strategia di Lisbona e cosa si intende o si dovrebbe intendere per sostenibilità ambientale.

Innanzi tutto la strategia detta “di Lisbona” è stata avviata dai capi di Stato e di governo in occasione del Consiglio europeo di Lisbona (marzo 2000) con «lo scopo di fare dell’Unione europea l’economia più competitiva del mondo e di pervenire alla piena occupazione entro il 2010». Sviluppata nel corso di diversi Consigli europei successivi a quello di Lisbona, questa strategia si fonda su tre pilastri:

un pilastro economico che deve preparare la transizione verso un’economia competitiva, dinamica e fondata sulla conoscenza. L’accento è posto sulla necessità di adattarsi continuamente alle evoluzioni della società dell’informazione e sulle iniziative da incoraggiare in materia di ricerca e di sviluppo ;

un pilastro sociale che deve consentire di modernizzare il modello sociale europeo grazie all´investimento nelle risorse umane e alla lotta contro l´esclusione sociale. Gli Stati membri sono invitati a investire nell´istruzione e nella formazione e a condurre una politica attiva per l´occupazione onde agevolare il passaggio all´economia della conoscenza;

un pilastro ambientale aggiunto in occasione del Consiglio europeo di Göteborg nel giugno 2001 e che attira l’attenzione sul fatto che la crescita economica va dissociata dall’utilizzazione delle risorse naturali.

Per raggiungere gli obiettivi fissati nel 2000 è stato stabilito un elenco di obiettivi quantificati. Poiché le politiche in questione rientrano quasi esclusivamente nelle competenze attribuite agli Stati membri, è stato messo in atto un metodo di coordinamento aperto che comprende l´elaborazione di piani d´azione nazionali. Al di là degli indirizzi di massima per le politiche economiche, la strategia di Lisbona prevede l´adattamento e il rafforzamento dei processi di coordinamento esistenti: il processo di Lussemburgo per l´occupazione, il processo di Cardiff per il funzionamento dei mercati (beni, servizi e capitali) e il processo di Colonia in merito al dialogo macroeconomico.

Il bilancio a metà percorso – spiega la stessa Ue - realizzato nel 2005 da Wim Kok, ex primo ministro dei Paesi Bassi, ha dimostrato che gli indicatori utilizzati nell’ambito del metodo di coordinamento aperto hanno fatto perdere di vista la gerarchizzazione degli obiettivi e che i risultati raggiunti sono attenuati.

Per tale motivo il Consiglio ha approvato un nuovo partenariato che mira a concentrare gli sforzi sulla realizzazione di una crescita più forte e durevole e la creazione di posti di lavoro più numerosi e di migliore qualità. Per quanto concerne l´attuazione, il processo di coordinamento è stato semplificato.

Dunque per quanto riguarda la sostenibilità ambientale si fa riferimento al Consiglio di Göteborg nel giugno 2001 e allora vediamo che cosa, in sintesi, fu stabilito sette anni fa in Svezia:

Lo sviluppo sostenibile - soddisfare i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere quelli delle generazioni future - è un obiettivo fondamentale fissato dai trattati. A tal fine è necessario affrontare le politiche economiche, sociali e ambientali in modo sinergico. La mancata inversione delle tendenze che minacciano la qualità futura della vita provocherà un vertiginoso aumento dei costi per la società o renderà tali tendenze irreversibili. Il Consiglio europeo si compiace della presentazione della comunicazione della Commissione sullo sviluppo sostenibile che contiene importanti proposte per frenare queste tendenze.

Il Consiglio europeo ha convenuto una strategia per lo sviluppo sostenibile che integra l’impegno politico dell’Unione per il rinnovamento economico e sociale, aggiunge alla strategia di Lisbona una terza dimensione, quella ambientale, e stabilisce un nuovo approccio alla definizione delle politiche. Le modalità di attuazione di detta strategia saranno messe a punto dal Consiglio.

Obiettivi chiari e stabili per lo sviluppo sostenibile offriranno opportunità economiche significative. Ciò costituirà un potenziale per una nuova ondata di innovazione tecnologica e di investimenti, generatrice di crescita e di occupazione. Il Consiglio europeo invita l’industria a partecipare alla sostenibilità dello sviluppo e a un più ampio ricorso a nuove tecnologie rispettose dell’ambiente in settori quali l’energia e i trasporti. Al riguardo il Consiglio europeo sottolinea l´importanza di dissociare crescita economica e sfruttamento delle risorse.

Nel documento conclusivo di Goteborg si legge inoltre nel paragrafo “Gestire le risorse naturali in maniera più responsabile” che « Occorre modificare la relazione tra crescita economica, consumo di risorse naturali e produzione di rifiuti. La forte crescita economica deve andare di pari passo con un utilizzo delle risorse naturali e una produzione di rifiuti che siano sostenibili, salvaguardando la biodiversità, preservando gli ecosistemi ed evitando la desertificazione. Per far fronte a queste sfide il Consiglio europeo conviene: - che la politica agricola comune e il suo sviluppo futuro contribuiscano, tra gli obiettivi, a realizzare uno sviluppo sostenibile ponendo maggiore enfasi sulla promozione di prodotti sani e di qualità elevata, di metodi produttivi sostenibili dal punto di vista ambientale, incluse produzione biologica, materie prime rinnovabili e la tutela della biodiversità;

- che la revisione della politica comune della pesca prevista nel 2002 affronti, sulla base di un ampio dibattito politico, la questione della pressione globale delle attività di pesca, adattando lo sforzo di pesca dell’UE al livello delle risorse disponibili, tenendo conto dell’impatto sociale e della necessità di evitare lo sfruttamento eccessivo; - che la politica integrata dei prodotti dell’UE intesa a ridurre l’uso di risorse e l’impatto dei rifiuti sull’ambiente sia attuata in cooperazione con le imprese; - che sia arrestato il deterioramento della diversità biologica al fine di raggiungere questo obiettivo entro il 2010 come stabilito nel sesto programma di azione per l´ambiente.

E cosa stabilisce il sesto programma di azione per l’ambiente? In sintesi: individua nel cambiamento climatico la sfida principale per i prossimi 10 anni. In tale settore l´obiettivo consiste nella riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nell´atmosfera a un livello che non provochi cambiamenti artificiali del clima del pianeta.

A breve termine l´Unione europea si propone di conseguire gli obiettivi del protocollo di Kyoto cioè di ridurre, entro il 2008-2012, le emissioni dei gas ad effetto serra dell´8% rispetto ai livelli del 1990. A più lungo termine, cioè entro il 2020, sarebbe necessaria una riduzione di tali emissioni dell´ordine del 20-40%, mediante un efficace accordo internazionale.

L´impegno della Comunità per far fronte alle sfide del cambiamento climatico assumerà diversi aspetti: integrare gli obiettivi del cambiamento climatico nelle varie politiche comunitarie e segnatamente nella politica energetica e in quella dei trasporti; ridurre le emissioni dei gas ad effetto serra grazie a misure specifiche per migliorare l´efficienza energetica, sfruttare maggiormente le fonti energetiche rinnovabili, promuovere gli accordi con l´industria e risparmiare energia; sviluppare un regime di scambio di emissioni su scala europea; potenziare la ricerca nel settore del cambiamento climatico; fornire ai cittadini migliori informazioni in materia di cambiamento climatico; esaminare le sovvenzioni energetiche e la loro compatibilità con i problemi posti dal cambiamento climatico; preparare la società all´impatto del cambiamento climatico.

Per quanto riguarda Natura e biodiversità, l´obiettivo consiste nel proteggere e ripristinare la struttura e il funzionamento dei sistemi naturali, arrestando l´impoverimento della biodiversità sia nell´Unione europea che su scala mondiale. Successivamente si parla di “Ambiente e salute” con l´obiettivo di pervenire a una qualità ambientale tale da non dar adito a conseguenze o a rischi significativi per la salute umana. E qui segnaliamo tra le altre l’azione di “inserire le priorità di ambiente e salute nelle altre politiche e nelle norme sull´aria, sulle acque, sui rifiuti e sul suolo”. Per quanto riguarda la “Gestione delle risorse naturali e dei rifiuti”, l´obiettivo è garantire che il consumo di risorse rinnovabili e non rinnovabili non superi la capacità di carico dell´ambiente, dissociando la crescita economica dall´uso delle risorse, migliorando l´efficienza di queste ultime e diminuendo la produzione di rifiuti. Per i rifiuti, l´obiettivo specifico è ridurre la quantità finale del 20% entro il 2010 e del 50% entro il 2050. E sarà tutto da vedere come questo obiettivo riuscirà a conciliarsi non solo con l´agognata crescita economica, bensì con la conseguente crescita dei flussi di materia.

Non a caso, le azioni indicate da intraprendere sono ( sarebbero): elaborare una strategia per la gestione sostenibile delle risorse, fissando priorità e riducendone il consumo; stabilire un onere fiscale sull´uso delle risorse; eliminare le sovvenzioni che incentivano l´uso eccessivo di risorse; inserire considerazioni di uso efficiente delle risorse nella politica integrata dei prodotti, nei programmi di etichettatura ecologica, nei sistemi di valutazione ambientale, ecc.; elaborare una strategia per il riciclo dei rifiuti; migliorare i sistemi vigenti di gestione dei rifiuti ed investire nella prevenzione quantitativa e qualitativa; integrare la prevenzione dei rifiuti nella politica integrata dei prodotti e nella strategia comunitaria sulle sostanze chimiche. Tutte azioni che dovrebbero essere implementate nelle politiche economiche e fiscali generali ma di cui non se ne vede traccia in nessun paese membro.

Insomma, come sospettavamo, raggiungere la sostenibilità ambientale è un obiettivo/impegno assai gravoso che prevede interventi a 360° e per questo ci piacerebbe sapere come alcune regioni italiane – vedi quanto pubblicato ieri dal Sole24Ore relativamente alla ricerca Centro Studi Sintesi – siano riuscite a raggiungere questo obiettivo inserito come detto nella Strategia di Lisbona 2010 (Toscana compresa). Vorremmo in poche parole capire quali sono gli indicatori presi in esame perché nel pezzo si parla solo di energie alternative e non si dice niente appunto né di gestione della risorsa idrica, nè di flussi di materia, né di rifiuti, né di protocollo di Kyoto.

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