[12/08/2008] Parchi

Parchi: segnali inquietanti anche dalle regioni

PISA. Dalle stesse regioni purtroppo in numerosi casi vengono segnali allarmanti sul fronte dei parchi. L’inopinata norma del nuovo Codice dei beni culturali, ad esempio, era stata anticipata dalla regione Sardegna nella sua legge sulle coste e sempre nell’isola è in discussione una nuova legge urbanistica che nei suoi 45 articoli non menziona mai i parchi. Non sorprende perciò che in Sardegna i parchi continuino dopo l’affondamento del Gennargentu a barcamenarsi tra referendum e polemiche senza fine.

Ma anche da regioni che a differenza della Sardegna possono vantare ben altre tradizioni e risultati vengono sovente segnali poco confortanti. La Lombardia ha fermato in tempo una legge molto pericolosa e c’è da sperare che quella nuova ora in discussione metta definitivamente al riparo i parchi regionali da incursioni rischiose. Anche in Toscana dove si sta discutendo la nuova legge regionale già nel 2005 la legge aveva in qualche misura ridimensionato il ruolo dei parchi che ora dovrà essere pienamente ripristinato: il nuovo testo dovrebbe insomma rimediare a quella ‘svista’.

Dalla Valle d’Aosta erano venuti inquietanti attacchi al parco più vecchio d’Italia c’è perciò da augurarsi che la nuova presidenza della regione voglia desistere. Del tutto particolare o se vogliamo davvero ‘speciale’ la situazione della Sicilia che a differenza della Sardegna di parchi e riserve ne ha molti e importanti ma stranamente gestiti nella maggior parte dei casi da commissari generalmente preparati ma pur sempre commissari. La Sicilia evidenzia inoltre come nessun’altra regione la precarietà delle aree protette marine paralizzate da una gestione ministeriale burocratica e pretensiosa che è riuscita a mettere in crisi anche Ustica e dove lo stato sembrava aspirare unicamente a piantarvi nottetempo una sua bandierina con scritto ‘parco nazionale’. A queste situazioni regionali dovrebbero ovviamente aggiungersene molte altre, specie –ma non solo- del sud che presentano nel complesso ritardi ma anche novità interessanti specialmente in Puglia e in Campania.

Qui in molti casi sembrano sommarsi con effetti ovviamente negativi le debolezze dello stato e le difficoltà non minori delle regioni e degli enti locali soprattutto per quanto riguarda i grandi parchi nazionali. Ne risulta nel complesso una presenza forte e diffusa sul piano nazionale pur con non trascurabili differenze tra regione e regione e aree del paese, di parchi e altri tipi di aree protette incluse quelle comunitarie che soprattutto negli ultimi tempi va evidenziando però crepe, cedimenti, slabbrature, ripiegamenti e silenzi che stanno sensibilmente logorando e deteriorando la situazione con il rischio che sortite alla Prestigiacomo accelerino gli smottamenti in atto.

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