[13/08/2008] Parchi

Sui parchi, sul coinvolgimento dei privati e sull´ignoranza del ministro

PISA. E’ innegabile che le ipotesi avanzate dal ministro Stefania Prestigiacomo pur con tutte le sconcertanti approssimazioni e superficialità rilevate mostrino al di là di ogni ragionevole dubbio che quella che si intende imboccare per il futuro dei parchi è una strada che va in direzione totalmente opposta a quella che andrebbe rilanciata al più presto con ben altre innovazioni e correzioni.
Sgombrando quindi il campo da quelle accuse strumentali sugli sprechi e i poltronifici, quel che resta è questo: che nel momento in cui le istituzioni - stato, regioni ed enti locali che sono riusciti a costruire una presenza di livello europeo di parchi e aree protette e che oggi per poter mettere pienamente a frutto questo straordinario patrimonio non solo ambientale, ma culturale e politico-istituzionale - devono rilanciare una politica nazionale capace di indicare linee, obiettivi, sostegni adeguati non soltanto finanziari ma progettuali ad un complesso di aree protette spesso scollegato anche regionalmente gli si propone e gli si chiede di fatto di passare la mano.

Che per giustificare questa rinuncia istituzionale si richiami la possibilità di far posto ai privati e alle loro risorse rende ancor più inopinata e assurda una sortita che conferma inconfondibilmente l’ assoluta e sorprendente ignoranza della situazione. Quando il ministro cita ad esempio taluni ritardi nella pianificazione specialmente dei parchi nazionali dice cosa vera che altri prima di lei avevano chiaramente denunciato, ma omette di dire che i tanti parchi che il piano l’hanno fatto o che comunque un progetto l’avevano e l´hanno, hanno potuto e saputo coinvolgere anche i privati con risultati importanti anche per i bilanci dei parchi che il ministro dimostra di non conoscere.

In altri termini e per essere molto chiari il coinvolgimento dei privati è senz’altro possibile e in molti casi è già felicemente avvenuto -anche se il ministro non lo sa- proprio perché i parchi hanno saputo fare il loro mestiere in base alla legge quadro e alle molte leggi regionali utilizzando bene i propri bilanci che contrariamente a quel che ritiene il ministro non sono serviti solo a pagare gli amministratori. Dove ciò non è avvenuto è perché i parchi non hanno saputo o potuto fare quello che gli competeva perché spesso gli mancavano le risorse e gli strumenti a cominciare dal personale. Il ministro ha mai visitato un’area protetta marina e chiesto di parlare con gli uffici?

Certo rilanciare questa politica perché si possano superare gli innegabili ritardi è molto impegnativo e non soltanto sul piano finanziario ed è sicuramente più comodo e facile accampando impedimenti insormontabili di bilancio cercare di arrangiarsi alla meno peggio con una sorta di otto settembre istituzionale con tanto di fuga a Pescara sperando e illudendosi che il privato voglia fare, possa fare e spendere quello che lo stato e le istituzioni non sanno e vogliono fare. Perché il privato dovrebbe accollarsi quello di cui lo stato vuol liberarsi? Se c’è tornaconto per il privato perché non può esserci e a maggior ragione per le istituzioni pubbliche?

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