[14/08/2008] Comunicati

I giovani e il cambiamento climatico

LIVORNO. In Canada è iniziato il Congresso mondiale della gioventù "Regeneration 2008" e il segretario generale dell´Onu, Ban Ki-moon, ha chiesto a tutti i giovani del pianeta di impegnarsi nella lotta contro il cambiamento climatico: «Io chiedo alle persone giovani di tutto il mondo di impiegare la loro energia e le loro idee brillanti nell´obiettivo di costruire un pianeta più sicuro e sostenibile. Anche se la scienza del cambiamento climatico è complessa, i fatti sono semplici: il nostro mondo si confronta con dei problemi. Lasciati senza risposta, i cambiamenti climatici potrebbero distruggere i progressi realizzati per raggiungere gli Obiettivi del millennio per lo sviluppo e potrebbero avere anche serie implicazioni per la pace e la sicurezza. Se noi non cambieremo in maniera radicale il nostro modo di vivere, il mondo potrebbe diventare un luogo piuttosto inospitale quando la gioventù del 2008 avrà raggiunto la mia età».

Il tema della giornata internazionale della gioventù di quest´anno é «Gioventù e cambiamento climatico: i tempi e l´azione». Il segretario dell´Onu sottolinea che «in numerosi Paesi in via di sviluppo, la gioventù, in particolare le bambine e le ragazze, sono spesso responsabili dei lavori agricoli, della raccolta dell´acqua e della legna da ardere. Questi compiti saranno resi più difficili e prenderanno più tempo a detrimento dell´educazione e delle attività produttive, nella misura in cui il cambiamento climatico colpisce l´accesso all´acqua, alla produttività agricola ed ai servizi ecosistemici. I giovani sono i meglio disposti ad adottare nuovi modi di vita più rispettosi dell´ambiente. La gioventù dovrà quindi vedersi offrire la possibilità di pendere parte attiva nel processo decisionale a livello locale, nazionale e mondiale».

Il discorso di Ban Ki-moon fila perfettamente a livello planetario, dove i giovani e i bambini rappresentano la maggioranza della popolazione dei Paesi in via di sviluppo, meno bene nei "vecchi" Paesi ricchi, nei quali i giovani stentano a vedere e comprendere cosa succede nel resto del mondo, abbacinati da consumi dei quali in troppi non conoscono e capiscono i limiti.

Il movimento no-global, che coinvolse in una breve fiammata tanti giovani occidentali, sembra rifluito nella noia e annichilito dalla complessità, ma soprattutto c´é da chiedersi quanti giovani dei Paesi poveri sono in Canada a raccontare la fame e la miseria, la siccità e la sete, l´ambiente devastato da un neocolonialismo interno ed internazionale. E c´è da chiedersi quanti delle centinaia di milioni di giovani che popolano il mondo e le baraccopoli africana, asiatiche e sudamericane sanno che esiste una giornata mondiale della gioventù.

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