[18/08/2008] Recensioni

La Recensione. L’Ambiguità di Simona Argentieri

Il rischio è quello di assuefarsi. Forse di rassegnarsi Di credere che diversamente da questo modo ambiguo di comportarsi non sia possibile agire: nel libro L’Ambiguità, Simona Argentieri denuncia come tratti dominanti della nostra epoca proprio l’ambiguità e la malafede, a livello individuale e collettivo, nelle relazioni amorose e in quelle sociali, nella politica e nella bioetica.

Non è un libro di politica né è un libro sulla politica quello di Simona Argentieri, psicoanalista che spesso possiamo leggere su L’espresso e Micromega, ma è un libro che parla della politica di oggi come vittima illustre dell’ambiguità del pensiero, strategia ormai sfruttata e abusata «a livello individuale e collettivo di eludere la fatica delle proprie responsabilità e delle proprie scelte, in una deriva silenziosa e inarrestata, che può far scambiare la frequenza statistica con la normalità...».

Per spiegare cosa intende dire, l’autrice fornisce moltissimi esempi, tratti dal suo lavoro di indagine ascoltano i pazienti. Si comincia dai casi più banali (e più comuni), come quello della signora che biasima chi non paga le tasse ma se l’occasione si presenta accetta volentieri di risparmiare qualcosa acquistando al nero, per arrivare poi all’aspetto che a noi interessa maggiormente: l’ambiguità politica intesa come strategia che permette di non prendere o rinviare decisioni: non è il caso di parlare di sdoppiamento della personalità o di rimozione, per atteggiamenti di questo genere l´autrice suggerisce la parola malafede.

Nello scavo psicanalitico della malafede come nevrosi sociale, Simona Argentieri si occupa della politica nel capitolo titolato “Menzogna, cinismo e ipocrisia”. «Purtroppo nel nostro Paese - scrive l’autrice - abbiamo una inesauribile fonte di eventi, pubblici e privati, di situazioni nelle quali il contrasto tra ciò che si proclama e ciò che si vive non dipende da un sottile meccanismo difensivo psicologico; ma è la conseguenza di una precisa scelta, conscia e consapevole, di salvaguardare il proprio interesse contingente senza rinunciare di proporsi all’esterno come portatori di norme morali ideali».

In realtà, come la stessa autrice evidenzia più avanti, la salvaguardia del proprio interesse (malafede) – e in un paese come il nostro esempi in tal senso non mancano davvero – arriva in un momento successivo, quando cioè l’ambiguità (il non decidere o il non porsi con nettezza davanti a un determinato problema) è diventato ormai costume consolidato e riconosciuto per evitare i conflitti, che nella società di oggi, molto spesso sono di carattere ambientale o sociale

In effetti nella sua rassegna di esempi la Argentieri non si sottrae alla stretta attualità, e dedica la sua analisi impietosa ai comportamenti politici relativi alle coppie di fatto, alla bioetica, alla religiosità e, più in generale, ai cavalli di battaglia del politically correct, “nato come strumento di progresso e di rispetto per l’alterità” e “diventato uno dei ricettacoli favoriti della malafede” che diventa quindi “meccanismo difensivo psicologico” per coloro che, tanto in politica che nel privato, rifuggono dalle assunzioni di responsabilità.

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