[19/08/2008] Rifiuti

I fanghi di depurazione e le centrali a biomasse

LIVORNO. La problematica del trattamento e smaltimento dei fanghi prodotti dai processi di depurazione delle acque reflue urbane assume sempre più importanza sia a livello nazionale che internazionale.
La progressiva attuazione della direttiva che regola il corretto trattamento delle acque reflue urbane, se ha determinato da una parte un miglioramento della qualità delle acque superficiali, dall’altro ha infatti comportato un costante aumento dei quantitativi di fanghi originati dai processi di depurazione: da una produzione annuale di circa 5.5 milioni di tonnellate (sostanza secca) del 1995 sono cresciuti sino a 8,5 milioni di tonnellate nel 2003 e nella sola Toscana nel 2004 la gestione delle acque reflue (assieme ad altri rifiuti) ha prodotto 2,5 milioni di tonnellate di fanghi da avviare a loro volta a trattamento.

Le modalità di smaltimento/riutilizzo più frequenti dei fanghi a livello europeo riguardano lo smaltimento in discarica, il riutilizzo in agricoltura tal quali o dopo aver subito un processo di compostaggio, l’incenerimento da soli o il co-incenerimento con i rifiuti, l’inserimento nella produzione di laterizi, asfalti, calcestruzzi.

In Italia i fanghi sono considerati un rifiuto speciale e il loro prevalente destino è lo smaltimento in discarica o a seconda delle normative regionali specifiche lo spandimento su terreni agricoli. Il ricorso al compostaggio riguarda una parte minima, data anche la carenza di impianti. Poco sfruttato il trattamento di digestione anaerobica con produzione di biogas (che può poi essere bruciato per produrre calore ed energia elettrica) e materiale organico da avviare a trattamento di compostaggio per farne ammendante agricolo.

Nemmeno il ricorso alla combustione previo essiccamento dei fanghi in impianti a biomasse è al momento una pratica diffusamente perseguita, nonostante la direttiva europea (77/2001) inserisca i fanghi di depurazione nel capitolo biomasse, come parte biodegradabile dei rifiuti (in questo caso industriali). Ed è quello che propone di fare la società Solemme del gruppo Acea, nell’area di Monterorotondo Marittimo, a fianco dell’impianto di compostaggio esistente, che la stessa società ha acquisito.

Il progetto, che verrebbe realizzato dalla società Aquaser, controllata al 57% da Acea, che a sua volta è il socio privato dell’Acquedotto del Fiora (anch’esso socio al 10% di Acquaser), sarebbe utile allo smaltimento dei fanghi di depurazione prodotti dalla depurazione delle acque reflue negli impianti gestiti dalla stessa società nell’Ato 6 Ombrone, con la chiusura del ciclo.
Il progetto si riferisce alla realizzazione di un sistema integrato di recupero e valorizzazione energetica dei fanghi che verrebbero essiccati utilizzando il vapore geotermico di cui la zona di Monterotondo è ricca.

Una volta essiccati verrebbero avviati ad un impianto a biomasse integrati con materiale vergine proveniente dalla zona agricola e boschiva circostante, con una produzione di 28.000 Mwe l’anno. Il fabbisogno energetico suppletivo dell’impianto sarebbe infine soddisfatto dalla realizzazione di un impianto fotovoltaico.

Il progetto è coerente con il piano di indirizzo energetico della regione Toscana, sia per gli obiettivi di produzione di energia elettrica da biomasse, sia per l’incremento dell’uso dell’energia geotermica per la produzione di energia termica. Si inserisce inoltre nella logica della filiera corta rispetto alla provenienza delle biomasse utilizzate, richiamata dalla stessa regione Toscana che dalle raccomandazioni contenute nell’allegato alla scorsa legge finanziaria.

Il progetto è stato presentato alla provincia di Grosseto per la dichiarazione di compatibilità ambientale e i cittadini che fossero interessati a prenderne visione e presentare (se del caso) proprie osservazioni, lo possono fare entro sessanta giorni dall’8 agosto (giorno in cui è stato pubblicato l’avviso, ndr).

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