[20/08/2008] Energia

L´Italia ha una strategica energetica (anacronistica e sbagliata)

ROMA. Non credo, come da più parti si sostiene, che il governo Berlusconi sia privo di una strategia energetica per il paese. E’ più esatto dire che quella che ha elaborato potrà forse garantire l’energia che serve al paese (ovviamente si prevede che ne occorrerà sempre di più), ma sicuramente non a fronteggiare il cambio di clima e quindi espone chi vive e vivrà in Italia al previsto aumento degli eventi estremi o all’innalzamento del livello dei mari. In poche parole sono scelte destinate a non ridurre le emissioni climalteranti, ma ad aumentale.

Si giunge facilmente a questa conclusione, leggendo la risposta della ministra dell’ambiente Prestigiacomo all’articolo di Giovanni Sartori sul Corriere della Sera del 15 Agosto che denunciava la mancanza di una strategia efficace contro il cambio di clima. La ministra esordisce con una considerazione più che giusta quando afferma che l’impegno principale sul clima del governo italiano sarà produrre uno sforzo diplomatico in grado di coinvolgere nella lotta ai cambiamenti climatici gli Stati Uniti, la Cina e l’India.

La ricostruzione di un accordo globale è sicuramente condizione decisiva per ottenere riduzioni dei gas serra adeguate a quelle che la comunità scientifica richiede da molti anni (-80%). Peccato però che l’Italia non ha alcuna possibilità di poter svolgere alcun ruolo in questo senso. Le manca la credibilità necessaria. Come potrebbe convincere questi tre immensi paesi, decisivi per vincere la sfida del cambio di clima, ad assumersi impegni importanti di riduzione delle emissioni, essendo non solo uno fra i paesi più inadempienti rispetto agli obiettivi di Kyoto, ma anche quello che più contrasta la scelta europea di ridurre, unilateralmente entro il 2020 i gas serra del 20% (più probabilmente del 30)?

La nostra ministra dell’Ambiente si è fino ad ora segnalata per le sue continue richieste di ridurre gli impegni per il clima del nostro paese. Un atteggiamento perfettamente coerente con le decisioni energetiche ed ambientali prese dal governo Berlusconi che, per l’appunto, non si pongono minimamente il problema di essere efficaci contro il cambio di clima.

Esse incatenano l’Italia alle fonti fossili, carbone compreso (siamo al delirio che si vuole devastare i già distrutti fondali dell’Adriatico per estrarre quantità ridicole di greggio). Gran parte del nostro fabbisogno energetico, naturalmente destinato a crescere, sarà infatti affidato a queste fonti climalteranti ed inquinanti. Per quanto riguarda la riduzione dei gas serra il nostro governo sembra puntare quasi esclusivamente sul ritorno al nucleare.

In poche parole ci affidiamo ad una fonte che non solo non è a zero CO2, ma soprattutto che potrebbe cominciare a produrre elettricità senza gas serra, più o meno intorno al 2020, cioè quando il paese avrebbe già dovuto ridurli del 20%. Certo non mancano le dichiarazioni favorevoli alle rinnovabili e al risparmio energetico, ma se si quantificano gli obiettivi reali che il governo intende perseguire per entrambe, se ne ricava il loro ruolo marginale.

Dunque se al popolo italiano forse non mancherà l’energia è altrettanto certo che la dovrà usare fra acque alte e catastrofi, che la nostra ministra continuerà a chiamare impropriamente naturali.

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