[20/08/2008] Energia

Il nucleare replicato cinese per dissalare il mare giordano

LIVORNO. La Cina compra centrali chiavi in mano e tecnologia nucleare da Russia e Francia, ma naturalmente è troppo grossa e potente per fermarsi li, e nessuno può chiederle di farlo, perché Pechino non è Teheran e ha davvero un bel grappolo di bombe atomiche in cantina. Così i cinesi hanno deciso di replicare in campo nucleare quel che fanno negli altri settori dell´economia con successo: comprano, copiano, rivendono. E per farlo non disdegnano di intrufolarsi nell´area più pericolosa del mondo, tra Israele e l´Iraq, ad un passo dagli amici iraniani.

L´ambasciatore cinese in Giordania, Gong Xiaosheng e il presidente della Commissione per l´energia atomica della Giordania, Khaled Touqan. hanno firmato un accordo di cooperazione nucleare «che apre la strada ad una prossima cooperazione in materia di utilizzo pacifico dell´energia nucleare, specialmente nei settori della produzione di elettricità e della dissalazione dell´acqua - si legge in una nota cinese - . In virtù di questo accordo, le due parti condurranno una cooperazione e degli scambi sulle ricerche di base ed applicate, la progettazione, la costruzione e il funzionamento di una centrale nucleare, e tra gli altri settori lo sfruttamento e il trattamento dei minerali».

L´ambasciatore cinese ha detto che «Questo accordo segna il debutto della cooperazione tra i due Paesi nel campo dell´energia nucleare e nel quadro di altri progetti. Il futuro della cooperazione tra Cina e Giordania conoscerà uno sviluppo». Per Touqan, «questo accordo ha l´obiettivo di fissare una struttura legislativa e politica per avviare una seria cooperazione nucleare. Le due parti si preparano a collaborare nello sfruttamento dell´uranio in alcune regioni della Giordania».

Probabilmente l´interesse cinese per il regno hascemita sta tutto nell´uranio, ed in cambio del combustibile per le sue vecchie centrali e per quelle nuove di concezione francese e russa è disposta a fornire ad Amman una centrale nucleare che per ora è disposta a tollerare anche Israele, a meno che la popolazione palestinese della Giordania non dia nuovamente problemi.

La Giordania è una specie di vuoto petrolifero in un´area di abbondanza, forse deve a questo la sua "tranquillità" che l´ha trasformata in una retroguardia delle varie guerre medio-orientali (anche se Israele si è pappata tratta la Cisgiordania, oggi divisa tra Autorità Palestinese e occupazione israeliana), ma dipende per il 95% del suo consumo energetico dall´estero, il che gli costerebbe un quarto delle sue entrate.

Nel 2007, il re Abdullah II ha pensato di uscire da questo nodo scorsoio petrolifero in mano ai suoi "amici" arabi non con il sole abbondante e il vento del deserto, ma con il nucleare, cercandosi così altri clienti e fornitori e trovandoli subito nei più che disponibili comunisti cinesi, pronti anche a fornire la tecnologia e l´energia per trovare con i dissalatori la risorsa più preziosa e scarsa in Giordania: l´acqua. I tecnici di Pechino dovrebbero costruire una centrale nucleare entro il 2015 e il governo giordano pensa di coprire il 30% del fabbisogno di energia elettrica con il nucleare intorno al 2030. Intanto, e il resto, continuerà a comprare petrolio da Arabia Saudita, Emirati del Golfo e Iraq, sperando che qualche scossa di assestamento della polveriera medio-orientale non mandi tutto a gambe all´aria.

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