[25/08/2008] Rifiuti

A Moncalieri un negozio (forse) che compra rifiuti: un bene o un male?

LIVORNO. La notizia si guadagna addirittura un posto in prima pagina sul quotidiano economico più letto d’Italia, Il Sole 24 Ore, ed in effetti si presenta alquanto stuzzicante soprattutto dopo l’ennesima bordata al sistema di filiera di recupero dei rifiuti Conai, arrivata una decina di giorni fa dall’Antitrust. Anche se assomiglia un po’ ad un pezzo ‘pubblicitario’ i fondamentali ci sono tutti: un’azienda piemontese apre nel centro di Moncalieri un negozio dove i cittadini possono portare i loro rifiuti domestici (già selezionati in modo differenziato) ricevendo in cambio denaro sulla base dei prezzi di mercato. Il materiale viene quindi recuperato dalla stessa azienda, la Recoplastica, oppure rivenduto ad altre aziende delle rispettive filiere. Non manca il giallo, perché nell’articolo si parla di un’autorizzazione negata da parte del Comune (ma allora come fa a essere già aperto il negozio?), che invece in un primo momento avrebbe appoggiato il progetto. Progetto che per la cronaca punta a diventare un network di franchising, con un ‘obiettivo di almeno 50 negozi in tutta la penisola, entro il 2009’.

Fermandosi alla lettura dell’articolo potremmo esprimere un parere sostanzialmente positivo: il rifiuto si recupera e quindi il cuore del progetto racchiude un’esperienza positiva, anche se diversi dubbi riguardano la possibilità che un simile sistema si sviluppi e si allarghi, visto che finché si tratta di pochi quintali raccolti in un comune tutto sembra rosa e fiori, ma quando si aspira a fare sistema i nodi vengono al pettine e in questo caso i nodi sono appunti i consorzi di filiera e i rapporti con i comuni stessi, visto che un cittadino che vendesse una buona parte dei suoi rifiuti alla Recoplastica (una quota di indifferenziato resterebbe comunque) avrebbe probabilmente l’ardire di chiedere quanto meno uno sconto su Tia o Tarsu.

Discorsi in prospettiva. Anche perché in realtà l’attività dell’Ecopunto di Recoplastica è tutt’altro che avviata:
«Mi fa piacere che a qualcuno sia venuto in mente di interpellare il comune per sapere come stanno le cose - spiega Martorano dell’ufficio ambiente di Moncalieri – Il piano regolatore del nostro comune non prevede attività di gestione dei rifiuti in città. Per cui ora spetta alla provincia, ente deputato a dare o meno l’autorizzazione, pronunciarsi entro 90 giorni dalla Dia, che è stata presentata alla fine di giugno».

Il mistero dell’autorizzazione negata pare risolto (che in realtà quindi deve dare al Provincia e non il Comune), così come quello di uno spazio tanto ampio ottenuto sul quotidiano di Confindustria: indispensabile per poter lanciare e vendere un progetto di franchising tanto nuovo quanto rischioso.

Ma gli addetti ai lavori cosa ne pensano? «La considero in ogni caso un’iniziativa positiva – spiega Antonio Marrucci della Revet di Pontedera, azienda che seleziona e invia a recupero quasi tutte le tipologie di rifiuti raccolti separatamente in Toscana. - Positiva perché forzano la situazione e stimolano la riflessione se il sistema privato obbligatorio dei consorzi di filiera, prima o poi possa essere sostituito da libero mercato del riciclo. Inoltre in questo modo si andrebbero a intercettare anche frazioni di rifiuti che i consorzi non trattano perché non sono imballaggi: penso per esempio a tutti i giocattoli o altri prodotti di plastica».

Che sostenibilità economica può avere un’iniziativa commerciale del generale?
«E’ difficile dirlo. Il sistema delle nostre aziende pubbliche per il momento reputa, seppur in forme aggregate, di non avere un potere contrattuale tale da stare sul mercato liberalizzato. Questo soprattutto perché in diversi settori il produttore è anche il riciclatore (carta, vetro, acciaio…) e il mercato non è sufficientemente affollato per garantire la sostenibilità economica a chi deve vendere. Ultimamente alcune agenzie serie hanno proposto acquisto di materiale – soprattutto carta e plastica - per esportazione in Cina, ma fintanto che le aziende firmeranno l’accordo Anci-Conai non potrà andare sul libero mercato».

Nel corso dell’estate Revet è stata tirata in ballo diverse volte sulle cronache locali dei giornali, a causa di ritardi nello svuotamento dei cassonetti della differenziata.
«Qualche problema lo abbiamo avuto ma stiamo tornando alla normalità, grazie all’apertura di una serie di impianti per la selezione del multimateriale: uno stoccaggio provvisorio autorizzato dalla Provincia di Pisa, un impianto supplementare che sarà avviato a Pontedera, uno già entrato in funzione a Empoli, il potenziamento dell’impianto di selezione di Sienambiente, infine la riapertura dell’impianto Ecolat a Grosseto. Oltre a questo abbiamo aumentato i turni di lavoro e dal primo giugno alla Revet si lavora anche il sabato e la domenica».

Tutto questo perché è aumentata la raccolta differenziata?
«Questo è purtroppo vero solo in parte, visto che è cresciuto soprattutto il volume della raccolta differenziata. Mi spiego meglio: qualche anno fa i contenitori per liquidi in plastica erano il 58% della raccolta della plastica, oggi siamo scesi al 43% perché sono aumentati i film di nylon e gli shopper, per cui i nostri impianti a parità di peso sopportano una maggiore quantità di volume e hanno una produzione inferiore in peso».

Torna all'archivio