[26/08/2008] Aria

Ad Accra il clima del dopo Bush fa litigare India e Giappone

LIVORNO. Ai Climate change talks dell´Unfccc, che termineranno domani ad Accra, in Ghana, si cominciano a delineare le posizioni, si osservano spostamenti, attese e si aprono nuovi fronti di scontro tra le grandi potenze economiche del presente e del futuro.

Secondo Harlan Watson, il capo negoziatore Usa ad Accra, il prossimo presidente degli Stati Uniti avrà difficoltà a contenere le emissioni di gas serra entro il 2020, almeno quanto basterebbe a soddisfare le richieste di molti alleati dell´America.

«Il carico sarà pesante - ha detto Watson alla Reuters - e nel nostro sistema ci vuole tempo per cambiare rotta».

Il successore di Bush si troverà a fare i conti con la crisi economica e una popolazione Usa in aumento, due fattori che renderanno ancora più problematico sostituire le grandi centrali a carbone inquinanti con impianti di energia rinnovabile, «Tutto quello che aumenterà il prezzo dell´energia, diventerà un problema politico» ha detto Watson.

Un bel rebus sia per Barack Obama che per John McCain che promettono leggi più severe per ridurre le emissioni di gas serra e di combattere contro il clima impazzito, la siccità, le inondazioni e l´innalzamento del livello del mare, ma poi dovranno dire agli americani che, appunto, bisogna cambiare "sistema". .

Intanto, in attesa del nuovo presidente, la delegazione americana ad Accra tiene un basso profilo e si muove nel solco tracciato da Bush, che ha fatto degli Usa l´unico dei 37 paesi più industrializzati a non firmare il Protocollo di Kyoto.

Lo stesso Watson ammette che l´atteggiamento Usa sul global warming sta creando non pochi malumori e che per molti alleati degli Stati uniti le politiche di riduzione di gas serra dell´amministrazione Bush sono state molto inferiori alle aspettative, visto che Cina ed Usa sono i più grandi inquinatori del pianeta.

Intanto è scontro aperto tra delegazioni indiana e giapponese. L´India respinge la proposta del governo di Tokyo che anche le economie emergenti si facciano carico di precisi impegni per la riduzione dei gas serra. Il Giappone ha proposto misure di riduzione internazionale dei gas serra basati su un approccio settoriale che riguarda in particolare il consumo energetico delle industrie. Ajay Mathur (nella foto), capo del Bureau for energy efficiency dell´India, ha definito la proposta giapponese «mother of all interventions» Secondo la delegazione indiana ad Accra, chiedere ad ogni settore industriale di presentare un proprio piano di riduzione di emissioni è molto pericoloso e lo è ancora di più se il criterio è il medesimo per le industrie dei Paesi sviluppati e per quelle dei Paesi in via di sviluppo. L´India teme una sorta di neocolonialismo che imponga ai Paesi più poveri di adottare limiti e criteri dei Paesi già industrializzati, ritenuti i veri responsabili del cambiamento climatico in corso.

Ma soprattutto gli indiani temono che un approccio settoriale in materia di efficienza energetica significherebbe che le industrie ad alta intensità energetica, come quelle che producono energia, la siderurgia, l´industria del cemento e dell´alluminio, si troverebbero a dover rispettare obiettivi esterni e potrebbero essere penalizzate se non rispettassero gli obiettivi settoriali. Secondo l´India funzionerebbero molto meglio obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni.

«Ognuno deve utilizzare approcci settoriali per promuovere l´efficienza energetica - ha detto Mathur nel suo intervento ad Accra - Comunque, gli obiettivi nazionali sono ambiziosi e verranno impostati ed adottati a livello nazionale, non qui. Permettetemi di ribadire che aspirare ad obiettivi di efficienza energetica a livello nazionale ha più senso ed è auspicabile»

La delegazione indiana ha ribadito che le azioni per contenere il riscaldamento globale dovrebbero ampliare e rafforzare il sistema di incentivi per le prestazioni e i progetti realizzati nell´ambito del protocollo di Kyoto sui cambiamenti climatici.

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