[29/08/2008] Aria

Cemento "verde" ed equo contro gas serra

LIVORNO. In una delle iniziative collaterali dei Climate change talks conclusosi il 27 agosto ad Accra, EcoFys, una società svizzera che opera nel campo dello sviluppo delle energie rinnovabili, ha presentato i risultati di uno studio che mette in evidenza una possibile applicazione dell´approccio settoriale e del trasferimento delle tecnologie per combattere il cambiamento climatico riguardante l´industria del cemento.

Si tratta di un vero e proprio studio indipendente, che niente ha a che vedere con le posizioni del governo svizzero, e che illustra le modalità di messa in opera di un approccio più sostenibile in un settore definito «relativamente semplice, quello della produzione del cemento». Un modello che può essere applicato anche ad altre industrie attraverso adattamenti che tengano conto delle varie specificità, come quelle della siderurgia o dell´industria chimica che presentano problemi più complessi.

La produzione di clinker (il prodotto ottenuto dalla cottura di calcare e argille che, essiccato, da il cemento), la sua trasformazione in cemento ed il trasporto sono le tappe cruciali di un´industria a forte consumo di energia. Lo studio di EcoFys propone tre opzioni per ridurre le emissioni di gas serra nella produzione del cemento: miglioramento dell´efficienza nella produzione di clinker; ricorso a fonti di energia alternative durante la produzione di clinker e per la sua trasformazione, optando per le energie rinnovabili a detrimento di quelle fossili, come il carbone utilizzato massicciamente come fonte energetica nei cementifici di molti; utilizzo di alcuni additivi sostitutivi per ridurre la quantità di clinker necessaria alla produzione di cemento.

Secondo lo studio la maggior parte della produzione di cemento avviene ormai nei Paesi in via di sviluppo: la Cina da sola ne produce il 46% a livello mondiale, l´Europa il 10%, è dunque all´interno di quei Paesi che bisogna intervenire al più presto con approcci settoriali, ma occorre farlo tenendo conto di quattro parametri ben precisi: efficacia sul piano ambientale, costi, equità nella distribuzione delle risorse e percorribilità tecnica e istituzionale.

Tutto bene, ma anche il cemento "verde" poi andrà comunque ad occupare territorio con nuovi edifici e nuove infrastrutture. Un ultimo anello della catena che rimane senza risposta, davanti alla popolazione che cresce nei Paesi poveri, all´urbanizzazione, alla crescita asiatica, alla rendita europea che si nasconde sotto il solido cemento.

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