[01/09/2008] Aria

Orsi che annegano e ghiacciai che spariscono

LIVORNO. Gli orsi polari alla deriva tra i ghiacci sciolti al largo dell´Alaska stanno commuovendo il mondo e preoccupando la convention del partito repubblicano Usa non meno dell´uragano Gustav, sono l´immagine stessa del fallimento della politica ambientale negazionista del governo Bush e un duro colpo per Sarah Palin, la conservatrice vicepresidente scelta da McCain che ha un conto in sospeso con gli ambientalisti, che la accusano di preferire le trivellazioni e le condotte petrolifere alla salvaguardia dell´ambiente e agli orsi.

Ma i ghiacci che si sciolgono e liberano il passaggio a Nord-ovest non sono i soli a destare preoccupazione e gli orsi che affogano non sono gli unici animali in pericolo.

Oggi, in occasione del ventesimo anniversario dell´Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), l´organismo scientifico di Unep e World meteorological organisation, scienziati ed Onu hanno lanciato un appello per il rafforzamento del monitoraggio dei ghiacciai e delle calotte polari in Asia centrale, nei tropici, in Artide ed Antartide.

E´ sempre più evidente che il cambiamento climatico ha innescato la riduzione e il calo dello spessore dei ghiacciai in tutto il mondo e che potrebbe mettere a rischio l´approvvigionamento idrico per centinaia di milioni di persone. Ma è anche evidente, come dimostrano i fatti dell´Artico, che esistono lacune riguardo ai dati in alcune delle parti del pianeta più vulnerabili al global warming e che questo potrebbe rendere più difficile dare un allarme rapido per i Paesi e le popolazioni più a rischio.

Peter Gilruth, direttore della Division of early warning and assessment (Dewa) del Progamma per l´ambiente dell´Onu (Unep), e Wilfried Haeberli, direttore del World glacier monitoring service (Wgms) oggio esortano la comunità internazionale ad agire urgentemente: «Per grandi aree del mondo, tra le quali Europa e Nord America, esistono dati eccellenti che riguardano il XX secolo. Ma lo stesso non si pò dire dei tropici, dell´Asia centrale e per le regioni polari. Data l´urgenza del cambiamento climatico e la necessità di strategie di adattamento scientificamente fondate è ora essenziale avviare nuovamente il monitoraggio a lungo termine in regioni strategicamente importanti. E´ altrettanto urgente rafforzare la rete di monitoraggio in quelle regioni che, alla momento hanno scarsa copertura e di includere le più recenti tecnologie come ad esempio il telerilevamento ad alta risoluzione, complementari con il tradizionali campo di osservazione».

Un rapporto "Global glacier changes: facts and figures", di Unep e Wgms, presenta le più recenti fluttazioni di ghiacciai e calotte polari e sottolinea la tendenza generale alla ritirata dei ghiacciai. Secondo la relazione, la velocità di scioglimento dei ghiacciai sarebbe addirittura raddoppiata da dopo l´inizio del millennio, almeno da quel che risulta dai dati forniti nel 2006 dalla rete di ricerca sui siti glaciali di riferimento.

«Se il trend continua e i governi non riescono ad accordarsi su profonde e decisive riduzioni delle emissioni nella cruciale Conferenza sul cambiamento climatico dell´Onu, riunita a Copenaghen nel 2009, è possibile che i ghiacciai maggiori scompariranno da molte catene montuose nel XXI secolo», dice l´Unep.

Probabilmente le generazioni future parleranno della crisi dei ghiacciai come di un punto di svolta nella crisi ambientale del pianeta terra, per le conseguenze che si faranno sentire a livello locale su habitat e uomini ed a livello globale sul ciclo dell´acqua, con problemi continentali per l´approvvigionamento idrico e planetari per la crescita del livello degli oceani.

La raccolta di dati coordinati sui ghiacciai a livello mondiale è iniziata nel 1894 ed oggi sono disponibili informazioni sulla distribuzione e copertura globale dei ghiacciai: 685.000 km2 , con dati digitali dettagliati su 100.000 ghiacciai e studi avviati su altri 62.000.

Il database on glacier fluctuations include 36.240 osservazioni a lungo termine su 1.803 ghiacciai fin dal XIX secolo e 3.400 bilanci annuali di misura della massa di 226 ghiacciai che coprono gli ultimi 60 anni.

L´anno record di perdita dei ghiacci è stato il 2006, ma i record precedenti sono stati sempre più ravvicinati: 1998, 2003 e 2004. Già nel 1940 e nel 1950 si erano registrate perdite di ghiaccio notevoli, dopo una stabilizzazione l´erosione di ghiacciai e calotte polari era ripartita in maniera più moderata dell´odierna tra il 1966 e il 1985.

La perdita media annua di massa dei ghiacciai nel decennio 1996 - 2005 è stata il doppio di quella del decennio precedente 1986–1995 e oltre quattro volte quella del decennio 1976-1985.

Nel rapporto si legge: «La generale riduzione delle dimensioni dei ghiacciai e le calotte glaciali rispetto alla loro massima misura durante la piccola era glaciale è ben correlata con l´aumento globale della temperatura media di circa 0,75 gradi dalla metà degli anni XIX secolo, probabilmente indotto dall´uomo per la maggior parte, almeno a partire dalla seconda metà del XX secolo (Ipcc 2007). Su una scala di decadi, in varie regioni i ghiacciai hanno dimostrato intermittenze e ri-avanzate, forse in risposta a cambiamenti delle precipitazioni (Ipcc 2007)».

Secondo le attuali scenari climatici Ipcc, la tendenza in corso di tutto il mondo è rapida, se non in accelerazione, il restringimento del ghiacciai potrebbe provocare entro questo secolo la de-glaciazione di gran parte delle catene montuose del mondo. E allora il problema non sarà più solo quello di piangere gli orsi bianchi che annegano al largo dell´Alaska.

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