[03/09/2008] Aria

Le catastrofi naturali del 2008 sono già costate 82 miliardi di dollari

LIVORNO. Secondo il Programma ambientale dell´Onu (Unep), gli uragani nell´Atlantico e le inondazioni in India dovrebbero ricordarci che è ancora tempo di porre rimedio al riscaldamento climatico, ci sono solo 500 giorni da qui alla Conferenza di Copenaghen che deve approvare un Piano per rimpiazzare il Protocollo di Kyoto.

Secondo il Centro nazionale oceanografico ed atmosferico Usa, ci sono l´85% di possibilità che la stagione 2008 sia più perturbata del normale, mentre il gruppo di esperti dell´Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) afferma che l´intensità degli uragani nell´Atlantico del nord è cresciuta dopo gli anni ´70 e che questo è strettamente legato al riscaldamento del mare. Secondo l´Ipcc la forza e la frequenza degli uragani sono destinate a crescere nel XXI secolo.

L´evacuazione precauzionale di New Orléans a causa di Gustav e lo sfollamento di 2 milioni di persone in India, in fuga dalle peggiori inondazioni registrate negli ultimi 50 anni, dimostrano che l´umanità è più vulnerabile che mai di fronte alle catastrofi naturali.

Secondo il direttore dell´Unep, Akim Steiner, «Questa situazione non farà che aggravarsi se non facciamo niente per porvi rimedio».

Secondo Munich Re, uno dei leader mondiali delle assicurazioni e membro dell´Unep Finance Initiative, il 2008 si sta già rivelando come uno degli anni più neri per le catastrofi ambientali: già a giugno si erano registrate 400 catastrofi naturali, con un costo stimato di 82 miliardi di dollari. E se il terremoto nella provincia cinese del Sichuan non può essere attribuito al cambiamento climatico molti altri eventi estremi confermano le previsioni dell´ Ipcc.

Per la grande compagnia assicuratrice tedesca «L´anno in corso conferma la tendenza verso un maggior numero di catastrofi climatiche, che sono influenzate dal climate change».

Munich Re stila anche una classifica dei fenomeni meteorologici più devastanti del 2008: il ciclone Nargis e le successibve mareggiate che hanno colpito il Myanmar a maggio, provocando 138.000 vittime, la tempesta Emma che a marzo è costata a diversi Paesi europei danni per 1,5 miliardi, le inondazioni di giugno lungo il Mississipi che sono costate agli Usa circa 10 miliardi di dollari. Tragedie del clima alle quali va aggiunta quella in corso nel subcontinente indiano che ha gia fatto decine di vittime e danni incalcolabili.

Secondo Steiner il nostro futuro e la nostra sicurezza dipenderanno da come gestiremo «le nostre città, infrastrutture costiere, reti di trasporto, terre agricole, foreste, mangrovie e zone umide in funzione di una grande riduzione delle emissioni di anidride carbonica, metano e di altri inquinanti chiave. E questo non riguarda solo quanto tempo abbiamo per affrontare le catastrofi.

Altri fenomeni di vasta portata minacciano la vita e le economie di sussistenza. Questi vanno dallo scioglimento dei ghiacciai e della coltre nevosa delle Alpi, delle Ande, dell´Himalaya e della Sierra Nevada fino all´aumento del livello del mare che minaccia la sopravvivenza di milioni di persone in Africa, Asia e nel mondo intero. Alcuni piccoli Stati insulari hanno già elaborato piani di evacuazione permanente, il che significa che tutte queste culture sono a rischio di estinzione a meno che non si uniscano per fermare il cambiamento climatico. Le attuali calamità che affliggono il pianeta, dalla grave minaccia della carestia in Etiopia per la miseria, alla perdita di vite umane in India, ai forti disagi per i cittadini di New Orleans, sottolineano il tipo dell´evoluzione economica e la sofferenza umana di fronte alle quali si troverà il mondo nei prossimi anni.

Eppure le valutazioni dell´Ipcc e il rapporto Stern hanno gettato nuova luce sul costo azioni-effetti, chiarendo quale è il costo per salvare la terra: forse meno di pochi decimi di punto di percentuale del Pil annuale per i prossimi 30 anni. In questo modo il mondo sarebbe in grado di affrontare le piaghe ancora aperte della perdita delle foreste e della biodiversità, di fornire energia pulita ai poveri delle aree rurali e di conservare l´acqua».

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