[12/09/2008] Rifiuti

Dopo l’Ici anche la Tarsu è a rischio per i comuni?

LIVORNO. Le recenti modifiche apportate al dlgs n.152/06, il cosiddetto testo unico ambientale, ripropongono il tema dell’assimilazione dei rifiuti e con questo anche le preoccupazioni dei comuni sul sistema di tariffazione. A sostenerlo su un articolo pubblicato da Italia Oggi è il responsabile dell´area economico-finanziaria del comune di Corciano, Stefano Baldoni.
«La novella introdotta dal citato decreto (dlgs n. 4/08 ndr) all´articolo 195, comma 2, lettera e), del dlgs n. 152/06 - scrive Baldoni - pur confermando la natura comunque speciale dei rifiuti generati nelle aree produttive, ha ristretto, rispetto alla versione originaria della norma, la gamma degli operatori economici i cui rifiuti non saranno più comunque assimilabili ai rifiuti urbani, limitando campo di esclusione alle sole superfici di vendita superiori di due volte ai limiti previsti per gli esercizi di vicinato (articolo 4, comma 1, lettera d), del dlgs n. 114/98)».

La modifica introduce inoltre un esplicito riferimento alle aree produttive e alle superfici di vendita, ma i criteri per l´assimilabilità dei rifiuti speciali, previsto dall´articolo 195, saranno in seguito specificati da un apposito decreto ministeriale.

Quindi, come del resto è accaduto sino ad ora, in assenza di criteri ben definiti, saranno i comuni ad agire con autonomi regolamenti di assimilazione, materia che non è indifferente né ai sensi delle percentuali di raccolte differenziate ottenute (Toscana docet) né ai sensi dell´applicazione della tassa sui rifiuti o tariffa laddove si è già optato per questo sistema. La questione dell’assimilazione ad esempio di una parte degli imballaggi è stata sollevata dagli operatori del settore (della carta soprattutto) che lamentavano una eccessiva ingerenza del sistema pubblico. Questione ripresa anche nella relazione conclusiva dell’indagine svolta dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato sul comparto dei rifiuti da imballaggio raccolti su suolo pubblico, perché ridurrebbe il grado di concorrenza del settore, sottraendo al mercato una quota di prodotti che dovrebbe invece essere lasciata al rapporto diretto tra chi produce il rifiuto e le imprese di smaltimento e su cui l’Antitrust esorta ad un correttivo.

«La questione era stata sostanzialmente risolta - spiega Baldoni - ritenendo che la vigenza delle nuove norme in materia di assimilazione non poteva che differirsi al momento in cui fossero state emanate le norme statali e comunali attuative (articoli 195-198 del dlgs n. 152/06). Ciò, oltre che per le chiare previsioni dettate dagli articoli 238, 264 e 265 del dlgs n. 152/06, anche per la persistenza delle norme previgenti in materia di assimilazione (…)».

Ma allora qual è il problema? Il fatto che la modifica apportata al Dlgs. prevede una specifica tassa o tariffa sui rifiuti assimilati, sulla base delle quantità conferite al servizio di gestione dei rifiuti urbani. «Quest´ultima- scrive Baldoni dovrà essere determinata dall´amministrazione comunale e dovrà venire applicata entro un anno dall´entrata in vigore del dlgs n, 4/2008. E´ tuttavia necessario che tale norma sia coordinata con il nuovo modello che affida la gestione del servizio rifiuti, assieme alla nuova connessa tariffa, agli Ato e non più ai comuni».

La preoccupazione è quindi legittima. Tanto che Baldoni sottolinea che «pur ritenendo che il termine anzidetto non possa considerarsi perentorio fino all´emanazione dei decreti ministeriali attuativi (quelli sulla assimilazione, ndr), è senza dubbio opportuno un intervento chiarifìcatorio che eviti l´insorgere di un pericoloso contenzioso tra comuni e operatori economici».
Che non sarebbe né il primo né purtroppo l’ultimo ad essere creato da questa perenne incertezza data da un sistema normativo in continuo divenire. Riforma sul federalismo fiscale a parte.

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